REPORTAGE DI GUERRA VISSUTI DA UGO LUCIO BORGA

Nell’incontro con gli studenti del Liceo “Botta” sul tema Fondamentalismo religioso e fondamentalismo finanziario

Giulia Mittica, 20.04.2016

IVREA – Lo scorso 15 aprile 2016, in occasione del ciclo di conferenze dei “Venerdì del Botta”  si è tenuto un incontro con il fotogiornalista Ugo Lucio Borga nell’auditorium “Giovanni Getto” del Liceo.

Dopo la breve introduzione della nostra Preside, è intervenuto il professor Marco Maggi, docente presso il nostro liceo e presso l’Università della Svizzera italiana, il quale ha presentato l’ospite ai numerosi presenti. Ugo Lucio Borga è un fotogiornalista e scrittore, autore de “Il sudario di latta” e di “Soldat 1” e di numerosi articoli apparsi sotto il suo nome nelle testate giornalistiche più famose anche a livello internazionale.

Borga, come ci ha confermato egli stesso, è appena tornato dal suo ultimo viaggio nel Sud del Sudan e venerdì ha dato a noi uditori la possibilità di sentire le opinioni, i punti di vista e le esperienza di qualcuno che ha visto in prima persona le atrocità del fenomeno più antico, incontrollato e devastante di tutti: la guerra. “Fondamentalismo religioso e fondamentalismo finanziarioè il tema che il relatore si è proposto di sviluppare, tema oggigiorno quanto mai vicino a tutta la popolazione dell’intero pianeta.

Egli ha iniziato la propria riflessione raccontando, con precisione e dettaglio, di quanto aveva vissuto in Somalia nel 2007 e negli anni seguenti e poi  in Siria. Dalle sue parole emerge la volontà di porre l’attenzione sui temi di guerra talora dimenticati dai mass media, la volontà di guardare alle cause che la generano e agli effetti collaterali che comportano, presentando i propri reportage come specchi della nostra realtà. Di “guerra tra dio e dio del denaroparla Borga con molta chiarezza, proprio per mettere a fuoco come dietro a guerre, passate all’opinione pubblica  come pure guerre di religione o scontri culturali o etnici, vi siano in realtà enormi interessi commerciali più profondi, che fanno gola non soltanto ai Paesi su cui vengono quotidianamente condotti stragi e massacri, ma anche, e soprattutto, alle grandi potenze internazionali. «L’estremismo religioso è tale perché si basa su dogmi intoccabili – sostiene Borga – ma anche i dogmi  del potere finanziario lo sono, ed ecco perché si può, anzi, si deve parlare anche di fondamentalismo finanziario. Come il potere legislativo di più Paesi arabi è limitato dal fatto che tutte le norme emanate debbano essere in accordo con la “sharìa”, così nella maggioranza dei paesi a Nord del Mondo i provvedimenti legislativi vengono approvati purché non in contraddizione con i dogmi finanziari». Egli parla della pericolosità di questi conflitti poiché difficili da controllare e fermare, dal momento che la forza del potere finanziario è tale da istituire una vera e propria sudditanza del potere politico su quello finanziario, il cui cuore continua a finanziare i grandi “signori della guerra”.

Alla domanda “Cosa si potrebbe proporre contro l’estremismo?” Borga non ha potuto dare una risposta risolutiva. Una formula infatti non c’è, ma il relatore, che è venuto in contatto in prima persona con governi differenti dai nostri basati sulla “sharìa” e con numerose milizie e eserciti regolari e liberi, ritiene che per prima cosa le persone debbano iniziare a considerare urgenti le questioni legate alla politica estera del proprio Paese, tenendo in considerazione che ormai le esigenze del mondo finanziario non sono più compatibili con i diritti umani.

Durante gli appassionati racconti di Borga, alle sue spalle scorrono le fotografie, da lui stesso scattate, che più che mai trasmettono il senso di desolazione e terrore dei luoghi e dei civili coinvolti negli atroci conflitti, dei quali, nella maggior parte dei casi, a malapena essi conoscono il motivo per cui vengono combattuti. Parlando di linguaggio della comunicazione, Borga sottolinea quanto sia più facile scattare fotografie rispetto a scrivere reportage di guerra: con le immagini vengono portate a galla emozioni drammatiche come con la scrittura, ma scrivendo è più difficile mantenere una rotta intellettuale, non lasciarsi coinvolgere, mentre il ruolo del reporter è proprio basato sul riuscire a non sconfinare nell’empatia.

L’incontro, che ha suscitato viva partecipazione da parte dei presenti più e meno giovani, termina allo scadere delle due ore esatte, durante le quali Borga è riuscito a tenere sempre viva l’attenzione del pubblico sollevando continuamente temi e spunti interessanti per gli adulti e i docenti presenti, ma soprattutto per noi studenti, che abbiamo potuto riflettere su tematiche che non rientrano esattamente nei programmi e nelle lezioni, ma che non devono passare in secondo piano, perché, come ci ha ricordato la nostra Preside, fanno parte del Mondo in cui viviamo e devono essere parte integrante della formazione dei giovani.