ASPETTANDO PAPA FRANCESCO: TRA RELIGIONE E MEDICINA

Un incontro per prepararsi all’arrivo del pontefice e riflettere sull’importanza del donare senza risparmiarsi mai

Alessandra Leo – 21.06.2015                       FOTOGALLERY

TORINO – La Vita, nella sua accezione più pura. È lei l’assoluta protagonista dell’incontro tenutosi il 18 giugno alla Residenza Crocetta, dal titolo “Aspettando Papa Francesco: tra Religione e Medicina”. Un’arricchente conferenza presentata dalla solare Barbara Castellani, dove ospiti illustri hanno sconfinato nei campi della Teologia e della Scienza con un unico scopo: quello di incoraggiare gli ascoltatori a non limitarsi a godere passivamente della propria esistenza, ma anzi rendersi parte attiva di disegno più grande. Tra Fede e Speranza. Insegnare loro che bisogna vivere, e mai sopravvivere.

Non è quindi un caso che il filo di Arianna della serata sia stato il libro della giornalista Alessandra FerraroNon guardate la vita fuori dal balcone” (Elledici, 2014): un’antologia dal titolo quanto mai adatto ad esprimere un messaggio così significativo. Un monito pronunciato dello stesso pontefice, che in prima persona diventa dottore di una Chiesa vista come un <<ospedale da campo>>. Giovani e meno giovani, lavoratori, persone straordinariamente ordinarie, senzatetto: Francesco I è il Papa che entra nel cuore e nella quotidianità della gente. Monsignor Guido Fiandino, che ha aperto il dialogo, constata: <<Il pontefice vive sulla sua stessa pelle l’atteggiamento che predica. Pratica gli stessi valori evangelici che divulga. Non è un caso che, in questa visita torinese, abbia scelto di visitare il tempio valdese>>. In barba al rapporto controverso che lega i valdesi al papato <<lui non vuole erigere muri ma lanciare ponti, capire, dialogare>>. Una preoccupazione sembra offuscare la gioia di Fiandino: <<Come disse Enzo Bianchi riferendosi alla visita parigina di Giovanni Paolo II, temo che si corra il rischio di applaudire il cantante ma non ascoltarne la canzone>>. Si auspica che non sia stato così.

Tocca ora a Don Valerio Bocci, direttore della casa editrice Elledici, prendere la parola. Racconta di come è nata l’opera di Ferraro: <<Alessandra è stata così abile da raccogliere fin da subito, dal ritiro di Benedetto XVI, i primi rumors e le prime impressioni dei fedeli>>. Senza lasciare alcun dettaglio al caso <<ha seguito la fase del Conclave, in maniera molto delicata. Quello del Papa Emerito è stato infatti un gesto al contempo altruista e drammatico, da narrare con un certo tatto>>. Ecco la fatidica fumata bianca, il solenne annuncio <<Habemus Papam!>>: il cardinale Bergoglio è il nuovo pontefice. Le sue scarpe hanno percorso infiniti chilometri tra la gente, e altrettanti ne percorreranno. No all’appartamento papale, alla macchina, ai lussuosi mocassini rossi che la tradizione vorrebbe vedere indossati. Sì alla comunicazione, all’uso di Twitter, alle sorprendenti telefonate nelle case dei fedeli: Francesco non è più il Papa che si può ammirare solamente attraverso il piccolo schermo. È il Papa del popolo.

Maria Paola Tripoli, presidente delle associazioni volontari “Orizzonti di Vita” e “SEA – Servizio Emergenza Anziani”, non si tira certo indietro nell’applicare questo messaggio di gioia e semplicità. <<SEA è nata circa trent’anni fa, mentre Orizzonti di Vita ha cinque anni. Siamo più di 1.400!>> si inorgoglisce. E continua: <<Se avessimo continuato a guardare la vita fuori dal balcone, tutto questo non sarebbe accaduto. L’indifferenza nei confronti di chi soffre è una delle più gravi forme di violenza. C’è chi sta alla finestra e si limita a guardare in strada, chi si affaccia alle persiane per poi richiuderle rapidamente, e chi con coraggio scende nella via. Noi abbiamo scelto quest’ultima opzione>>. Ricorda infine di quando anni fa, passeggiando con gli amici per le campagne di Casale, grazie all’insistente abbaiare di un cagnolino trovò un neonato abbandonato in un cassonetto: <<Il gesto di una donna sola e disperata. Ecco perché da allora ho compreso l’importanza di aiutare le persone dalla nascita alla “grande longevità” . Badate bene, non vecchiaia!>>. Sono tre i requisiti di un buon volontario: capacità di ascolto, felicità nel portare speranza con i piccoli gesti e l’attitudine a vedere sé stessi come una risorsa. Come un medico, chi fa del volontariato applica la terapia della relazione e dell’amicizia: si tratta un lavoro che non fa rumore, non fa notizia, ma di certo ha un grande eco.

A proposito di medici; anche il Dottor Ruggiero Grio, direttore della clinica di Ostetricia/Ginecologia dell’Università di Torino e professore al S.Anna, racconta le sue battaglie. Lo fa parlando della propria biografia “La mia sfida – E fu così che mi feci medico” (Laruffa editore, 2014): un vero e proprio inno alla Donna, che sia essa moglie, madre o paziente. <<Tutta la mia vita è stata una sfida. Sono nato nel 1942 senza aver conosciuto mio padre, che tutti credevano morto in guerra. Così non era. Ho messo la mia esistenza al servizio delle donne, ed è stata una continua sfida. Gli ostacoli non sono stati pochi, ero solamente un giovane ragazzo che veniva dalla Calabria. Molti miei conoscenti, all’epoca, pensavano addirittura che Torino fosse in America!” sorride. Il clima si fa carico di tensione, quando rivela: <<Sono stato vittima di un attacco di terrorismo, il 10 aprile 1978, alle ore 20.30. Mi trovavo nel mio studio. All’improvviso, sette colpi di pistola calibro 7,65: colpito alle braccia, al torace, al bacino e alle gambe. Di fronte ai terroristi, che mi chiedevano di confessare di essere un medico-assassino al servizio del SIM (Stato Imperialista Multinazionale) ho risposto per ben sette volte di non avere alcuna colpa da confessare>>. Grio ha vinto la sua sfida contro la Morte, ed è molto amato ed ammirato dai suoi studenti. Come lui stesso ammette <<Ho sempre cercato di fare il medico curando non solo il corpo, ma anche l’anima delle persone. Ed invito i miei allievi a fare altrettanto, perché prima si formi l’uomo che è in noi, e solo dopo il professionista>>.

Qualunque vocazione avesse; ciascuno degli interlocutori presenti alla conferenza è stato in grado di fare della propria esistenza un sapiente mix di fatti e parole, teoria ed azione, pensiero e pratica. Esattamente come Papa Francesco, del quale ogni gesto è incarnazione dello spirito compassionevole che predica. Che si parli di Religione o di Scienza, il diktat è solo uno: donare speranza, senza mai lavarsene le mani.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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