A ROMANO CANAVESE LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ALESSANDRA FERRARO
Con la partecipazione  del Cardinal Tarcisio Bertone e di mons. Arrigo Miglio

OTTOBRE 2005

GIANNI FERRARO

ROMANO CANAVESE – «C’era una stima reciproca, una piena fiducia di Giovanni Paolo II in Joseph Ratzinger quando, ancora Cardinale, presiedeva la Congregazione per la Dottrina della Fede. È stato proprio il sottoscritto ad essere mandato da Papa Wojtyla con una serie di proposte quando il Cardinale Ratzinger, al compimento del settantacinquesimo anno di età, voleva ritirarsi dall’incarico e far ritorno nella sua terra d’origine, in Germania. Ma Giovanni Paolo II non volle mai privarsene e lo invitò a rimanere con Lui fino alla fine»: così il cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo della diocesi di Genova, ricorda alcuni dei momenti più significativi dello straordinario rapporto tra Papa Wojtyla e Joseph Ratzinger. Un legame profondo, quasi indissolubile, che ben si esprime oggi nella continuità di pontificato.

L’occasione per parlarne, per la prima volta in Canavese, a Romano, nella terra d’origine del cardinal Bertone, è stata, domenica 30 ottobre, la presentazione del libro Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI della giornalista RAI Alessandra Ferraro.

Un pubblico numeroso, attento e partecipe affolla il salone pluriuso per ascoltare l’illustre concittadino e conoscere una preziosa testimonianza di chi, come il cardinal Bertone, ha vissuto in prima persona il Conclave del 18 aprile scorso, chiuso insieme agli altri porporati nella Cappella Sistina per scegliere, con l’illuminazione dello Spirito Santo, il successore di Giovanni Paolo II.

Il racconto del passaggio tra un pontificato e l’altro, ma anche degli impegni precedentemente svolti dal cardinal Bertone, quale vice di Ratzinger nella Congregazione della Dottrina della Fede, affascina il pubblico, quasi estasiato dinanzi alle parole dell’arcivescovo di Genova ed alle domande incalzanti di Giacomo Sado, direttore della sede Rai di Aosta, nel ruolo di accattivante moderatore della serata.

«Ratzinger – aggiunge il cardinal Bertone –– ha promesso gesti concreti nella sua libertà di spirito, cultura e fede. È un uomo capace di fare gesti coraggiosi. Lo abbiamo visto intanto nei discorsi, negli interventi incisivi, in continuità con Giovanni Paolo II, nell’originalità del suo carisma, capace di parlare ai bambini, ai giovani, agli adulti».

A confermare questa sensazione il Vescovo di Ivrea, monsignor Arrigo Miglio: «Ho avuto il piacere d’incontrare Papa Benedetto XVI a Les Combes d’Indrod, in Valle d’Aosta, in occasione della celebrazione dell’Angelus nel luglio scorso. È una persona di una straordinaria spontaneità e naturalezza, gentile nei modi, affabile con tutte le persone, anche con chi, quasi inaspettatamente, gli chiedeva di firmare un autografo. Tuttavia, al contempo, determinato nell’assumere posizioni chiare di apertura al dialogo interreligioso e di ferma condanna verso l’irrazionalità del terrorismo».

Pienamente partecipe di queste riflessioni anche Antonio Conto, sindaco di Romano Canavese, promotore della serata. «Papa Benedetto ha sorpreso tutti nelle sue parole e nei suoi gesti. Ma particolarmente significativo è l’invito rivolto a tutti i cardinali nell’omelia della Missa Pro Eligendo Pontifice, in cui l’allora cardinale Ratzinger sollecitava i porporati ad essere animati da una santa inquietudine: l’inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo. E poi aggiungeva una dura condanna al relativismo: tutto passa, gli edifici non rimangono, i libri nemmeno. L’unica cosa che rimane in eterno è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità».

Dopo sei mesi appena di pontificato, con il viaggio a Colonia in occasione della giornata mondiale della gioventù e il sinodo dei vescovi, appena conclusosi, cosa ci si può attendere da Papa Benedetto? «Bisogna essere pazienti – conclude il cardinal Bertone – le novità, se non subito, arriveranno presto”.

Un caloroso applauso conclude la serata. Il cardinale Tarcisio Bertone, lascia la sala per far ritorno a Genova, portando con sé l’affetto dei canavesani, sempre riconoscenti per la sua preziosa testimonianza.