ALLA CASA DI CURA “MONSIGNOR LUIGI NOVARESE”  INAUGURATO IL NUOVO ANNO ACCADEMICO DEL CORSO DI LAUREA IN TERAPIA OCCUPAZIONALE

Messa al Santuario presieduta da monsignor Cristiano Bodo vicario generale dell’Arcidiocesi di Vercelli e un convegno sulla relazione tra medicina e spiritualità con il professor Eugenio Fizzotti e il dottore Andrea Cavanna

GABRIELLA OLDANO* – 4.11.2012

Convegno-tromponeMONCRIVELLO (Vc) – Nel giorno di San Luca evangelista, con una Santa Messa presieduta dal vicario generale dell’Arcidiocesi di Vercelli monsignor Cristiano Bodo, nella maestosa chiesa dedicata alla Beata Vergine del Trompone prima, e un convegno sulla relazione tra medicina e spiritualità – che ha affrontato il tema della malattia quando essa entra nella vita della persona e della famiglia –, dal titolo L’Io e la malattia: il problema del senso poi alla casa di cura «Mons. Luigi Novarese» si è inaugurato giovedì mattina 18 ottobre, il nuovo anno accademico per gli studenti del corso triennale di Terapia occupazionale.

Il corso universitario, attivo dal 2005, voluto fortemente dai Silenziosi Operai della Croce ed istituito in collaborazione con l’Università Cattolica del «Sacro Cuore» – Policlinico «Agostino Gemelli», giunge così alla sua ottava edizione.

Alla cerimonia di benvenuto nella gremita sala convegni situata nell’antico chiostro, il professore Francesco Landi, presidente del corso di Terapia occupazionale, ha spiegato che la sede universitaria di Moncrivello «custodisce gli insegnamenti lasciati da padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Policlinico, ma si arricchisce anche della preziosa presenza dei Silenziosi Operai della Croce che continuano l’apostolato di monsignor Luigi Novarese, il loro fondatore, il quale nell’aver avuto in cuor proprio amore per i disabili e gli ammalati, trasmise il valore della fede come efficacia terapeutica nel percorso di guarigione e di un’umanizzazione di una medicina attenta alla persona nella sua totalità».

Del venerabile discepolo di Dio, Luigi Novarese,  si celebrerà l’11 maggio prossimo la beatificazione a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le mura, nel corso di una concelebrazione presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone.

Con orgoglio Landi ha ricordato che l’attuale corso è l’unico di tutto il Piemonte e ben 51 sono i laureati finora, l’87 per cento dei quali hanno trovato occupazione.

Della figura del terapista occupazionale ha parlato la dottoressa Renata Spalek, direttrice del corso di laurea: «È un operatore sanitario che lavora nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici e psichici, sia con disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, manuali – rappresentative e ludiche della vita quotidiana». «Una disciplina riabilitativa – continua Spalek – che si prefigge di promuovere il recupero e l’uso ottimale di funzioni finalizzate al reinserimento, all’adattamento e all’integrazione dell’individuo nel proprio ambiente personale, domestico e sociale».

Ad aprire il convegno è stato il vicario generale monsignor Cristiano Bodo, nonché responsabile della Pastorale universitaria, che nel rivolgersi alla platea di docenti, medici e operatori sanitari e in particolar modo agli studenti, ha richiamato anche un’altra relazione che sottende al tema del seminario, «il noi e la malattia». «Nell’aver cura delle persone in condizioni di sofferenza e malattia – ha affermato – si è chiamati ad avere una professionalità competente a cui va accompagnata una relazione interpersonale fatta di dialogo e ascolto» e ha fatto riflettere sul valore del dono: «La cura, l’attenzione, il tempo che voi dedicate oggi all’altro, immagine e somiglianza di Dio, che va tutelata, un giorno sarà una risposta anche per voi».

Luigi Novarese (1914-1984) maturò il proprio apostolato proprio «vivendo su di sé l’esperienza di ammalato e stando a contatto con gli ammalati», ha sostenuto il professore Armando Aufiero sodc, docente di Teologia e Bioetica, nonché «presenza significativa nell’accompagnare gli studenti di Terapia occupazionale della sede di Moncrivello», come ha sottolineato monsignor Bodo.

«A soli nove anni il piccolo Luigi, di Casale Monferrato, fu colpito da tubercolosi ossea e al Sanatorio di Santa Corona di Pietra Ligure condivise per anni la sorte di altre centinaia di pazienti. Aveva capito che la malattia non sfigurava solo gli organi del corpo, ma le menti e i cuori, demolendo l’autostima e facendo smarrire il senso e dunque la voglia di vivere», ha spiegato Aufiero.

“Il medico dello spirito” – che precorse i tempi di una medicina umanizzante – comprese allora che, come ha detto concludendo Aufiero, “se il Buon Samaritano della parabola evangelica si era preso cura del viandante che giaceva ferito lungo la strada, il Buon Samaritano del XX secolo doveva fare qualcosa di più e di diverso. Davanti al grido di dolore degli ammalati doveva entrare nella loro soggettività e ricostruire un’interiorità in frantumi”.

Professor Eugenio Fizzotti docente di Psicologia della Religione e Deontologia ProfessionaleDel padre della logoterapia e analisi esistenziale, lo psichiatra viennese Viktor E. Frankl (1905-1997), è stato il professor Eugenio Fizzotti a raccontarne aspetti che emersero già negli anni giovanili, quali la realtà esistenzialmente originale e la dimensione spirituale specifica della persona umana. Allievo di Frankl e anche suo amico dagli anni del dottorato in psicologia, quando nel 1969 si recò al Policlinico di Vienna, il luminare Fizzotti, docente di Psicologia della Religione e di Deontologia professionale in varie Università di Roma, è molto apprezzato per i suoi studi e le sue pubblicazioni, come pure per la traduzione dal tedesco delle opere di Viktor Frankl, così da farne conoscere la teoria frankliana in Italia e all’estero.

Proprio negli articoli giovanili che dal 1923 al 1942 apparvero in riviste e nei quotidiani, – scritti che Fizzotti riuscì a ritrovare dopo mesi di ricerca in biblioteche di Vienna, traducendoli e pubblicandoli, tre anni dopo la morte di Frankl, nella nuova edizione italiana da lui curata dell’autobiografia frankliana Ciò che non è scritto nei miei libri. Appunti autobiografici sulla vita come compito (FrancoAngeli 2012) – si parla del servizio di volontariato e delle origini della logoterapia e analisi esistenziale.

Descrivendo il primo volume, intitolato Le radici della logoterapia (Las, Roma, 2000), Fizzotti ha detto che «tra il 1925 e il 1926 Frankl pubblicò vari articoli in cui scriveva della necessità di centri di consulenza giovanili gratuiti e anonimi per ragazzi fuggiti di casa, che avevano commesso reati o tentato il suicidio», mentre «nel 1938 pubblicò un articolo intitolato “La problematica spirituale della psicoterapia” in cui sottolineava la relazione tra l’essere cosciente e l’essere responsabile (abile a rispondere alle problematiche che le persone vivono); ed è in questo articolo che per la prima volta parla di logoterapia, terapia che aiuta la persona a ritrovare il senso della vita, detta anche analisi esistenziale, confutando l’opinione di alcuni secondo cui l’origine risale agli anni in cui Frankl visse nei campi di concentramento e di sterminio».

Dottor Andrea Cavanna, medico specialista in Neurologia del Comportamento Da Birmingham è arrivato il neurologo Andrea Cavanna, specializzatosi a Novara e ora primario del dipartimento di Neuropsichiatria presso il Centro Nazionale di Salute Mentale di Birmingham e docente universitario.

Cinque anni fa, allora trentenne, con la costituzione di un team di ricerca clinica presso il dipartimento di Neuropsichiatria del «Queen Elizabeth Psychiatric Hospital» ha portato una novità nel Regno Unito, quella di promuovere la sinergia fra le scienze cliniche del cervello (neurologia) e della mente (psichiatria). «Il Centro di ricerca co-diretto con il dr. Rickards promuove lo studio e la cura dei disturbi comportamentali nei pazienti affetti da patologie neurologiche degenerative come la malattia di Parkinson o la corea di Huntington, e dello sviluppo, come l’autismo e i disturbi ticcosi (sindrome di Tourette). In questo senso, l’attività di ricerca clinica svolta a Birmingham riprende la nobile tradizione inaugurata a Parigi nell’Ottocento dal padre della neuropsichiatria moderna, Jean-Martin Charcot», ha spiegato Cavanna.

Da anni al centro degli interessi di ricerca del gruppo di Birmingham è la sindrome di Tourette, «un esempio paradigmatico del naturale connubio tra neurologia e psichiatria, caratterizzata da tic motori e vocali, spesso in associazione a sintomi ossessivo-compulsivi, deficit attentivi, iperattività e discontrollo degli impulsi», ha continuato Cavanna, i cui studi sulla sintomatologia clinica e sulla qualità della vita dei pazienti affetti da tale sindrome gli valsero nel 2010 il prestigioso Career Development Award dell’Associazione Americana di Neuropsichiatria.

«A testimonianza dell’interrelazione tra cervello e mente, tra corpo e psiche, la severità e frequenza dei sintomi ticcosi dei pazienti Tourette sono modulate in misura significativa dallo stress e dal benessere psicologico del paziente», ha aggiunto Cavanna.

Sui limiti della scienza Cavanna ha chiosato: «Forse la scienza non sarà mai in grado di spiegare con precisione i meccanismi neurobiologici responsabili dei contenuti di coscienza e degli stati mentali soggettiva, sia nei sani che nei pazienti neurologici. Si può dire che nulla sia cambiato dai tempi in cui Pascal scriveva: “Da tutti i corpi e da tutti gli spiriti non si potrebbe trarre un sol moto di vera carità: ciò e impossibile, di un altro ordine, ‛soprannaturale’”. Ciò non impedisce ai medici clinici di utilizzare i canali di comunicazione tra la mente e il cervello, attraverso l’empatia e l’alleanza terapeutica, come avviene con successo con gli oltre 200 pazienti Tourette seguiti da neuropsichiatri presso il centro di Birmingham».

 

Oldano G., Convegno l’io e la malattia, in «Il Risveglio Popolare di Ivrea», 1 novembre 2012, pag. 9, aggiornato il 04.11.2012

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