FRANCESCO VITA E RIVOLUZIONE”

Chi è davvero Papa Francesco? Come sarà la sua Chiesa? Chi lo ostacola e chi lo appoggia? L’originale libro di Elisabetta Piqué risponde a tutte queste domande

LAURA CAPPELLI, 19.03.2014

TORINO – «Strategia mediatica? No, davvero no, lui è proprio così. Ve lo garantisco io che lo conosco bene » racconta Elisabetta Piqué col fare sicuro e disinvolto di chi è abituato a trattare con  le celebrità, durante la presentazione del suo nuovo libro “Francesco, Vita e rivoluzione”(Lindau,pp. 384, euro 19) svoltasi di recente nella prestigiosa sede della Fondazione Donat-Cattin.

Elisabetta Piqué per gli addetti al lavoro nel campo giornalistico è nome conosciuto: da anni è corrispondente per il quotidiano argentinoLa Naciónper l’Italia e il Vaticano, e collabora con i canali in spagnolo della Cnn e di Deutstche Welle.

Ecco come nasce la sua amicizia con padre Jorge Bergoglio: «Ricordo ancora quando nel 2001, a Buenos Aires, un’ importante casa editrice mi chiese di intervistare l’allora vescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio. Fino ad allora lui non aveva mai concesso un’ intervista a nessuno. Io lo chiamai al telefono un po’ titubante: mi parve molto schivo, mi chiese di poter leggere le mie domande prima d’incontrarmi… Così iniziò la mia conoscenza col timido pastore Bergoglio. Col tempo abbiamo continuato a vederci in diverse occasioni. Ha anche battezzato i miei due figli. Adesso è cambiato molto, lo dico sempre, sembra ringiovanito di 10 anni! Sorride in continuazione e riesce a comunicare con la gente in una maniera così semplice, diretta, facile. E’ questa è la chiave del suo successo, talmente straordinario da sembrare una specie di rivoluzione. E si tratta di una vera rivoluzione: per questo ho insistito tanto con il mio editore per lasciare la parola rivoluzione nel titolo della mia biografia su di lui».

E Papa Francesco larevoluciónl’ha fatta sul serio, e tutta a modo suo, da quando, appena nominato Papa, si sporse alla finestra senza stole ed ermellini e salutando con la mano disseBuonasera!» disarmando con un solo gesto e un solo saluto milioni di persone, amici e nemici, credenti e non credenti, ricchi e poveri, laici e religiosi. «In quel momento successe davvero qualcosa di molto speciale, qualcosa che avvertimmo tutti profondamente, – ha ricordato il teologo Don Roberto Lepore durante il suo intervento – un cambiamento epocale si stava compiendo proprio davanti ai nostri occhi».

L’entrata in scena di Papa Francesco ha certamente suscitato stupore per le  tante difficoltà attraversate nei suoi rapporti con la Curia romana prima dell’elezione: venne osteggiato e criticato per anni da un gruppetto di vescovi, istituti sacerdotali e laici e alcuni professori dell’Università Cattolica Argentina. A quel tempo Bergoglio veniva accusato di non difendere la dottrina, di compiere gesti audaci come battezzare i bambini nati fuori dal matrimonio  o al contrario di essersi comportato da vile per non aver saputo usare atteggiamenti più decisi nei confronti dell’ ex regime argentino.

La sua stessa elezione, rivela Elisabetta Piqué, è stata avversata anche a Roma, sotto i magnifici dipinti della Cappella Sistina: partito con pochissimi voti di preferenza, occupava solo il quarto posto in lista, avendo davanti a lui candidati molto più papabilicome, per esempio, l’arcivescovo di Milano Angelo Scola. Fu solo alla sesta votazione che Bergoglio venne eletto, sfiorando 90 consensi su 115. “Il tempo prevale sullo spazio”, una delle sue massime preferite, si rivelò corretta e dal 13 marzo 2013, Papa Francesco stupisce il mondo con la suanormalità”, la sua semplicità e uno stile personale decisamente sobrio e privo di orpelli. Si sposta in pulman invece che in auto lussuose, si mescola tra la gente e rilascia dichiarazioni come: «Se qualcuno è gay e cerca Dio in buona fede, chi sono io per giudicare?»

Insomma, un Papa diverso e umanissimo, fino al punto da diventare rivoluzionario. «Quando si è recato a visitare il centro di accoglienza di  Lampedusa – ha ricordato Giovanni De Luna, scrittore e docente di Storia all’ Università di Torino intervenuto al dibattito sull’opera della Piqué – ci è andato da  umilissimo tra i disperati. Un esempio che dovrebbe essere inteso da quanti invece passano i loro week-end nei centri commerciali, vere cattedrali del consumismo». Anche il moderatore Luca Rolandi, direttore del giornale diocesano “La Voce del Popolo”, ha lodato questo nuovo modo di essere pontefice: niente zucchetto, niente fascia, niente pellegrina sulle spalle, ma tanta voglia di attuare  una “Chiesa povera per i poveri”, cominciando anche dai piccoli dettagli. E così, da dodici mesi a questa parte, il Papa indossa scarpe nere ortopediche, dei pantaloni neri che spuntano da sotto la talare bianca, guida una piccola Ford Focus blu, e telefona personalmente di sorpresa a chi gli scrive raccontandogli i suoi problemi. Ma soprattutto, ha già messo in cantiere un denso programma di importanti riforme, che vanno dalla riorganizzazione della Ior (che dovrebbe diventare una banca etica) alla lotta alle lobby gay all’interno della Curia romana, e non solo. Il mondo lo sta a guardare ammirato e un po’ sconvolto, mentre un fiume di gente accorre in Piazza San Pietro ogni mercoledì alle udienze generali e ogni domenica agli Angelus. Verso la fine del libro, Elisabetta Piqué racconta di Irene, una donna che recando con sé dodici rosari, rimase quasi paralizzata al cospetto del Papa, poi, facendosi coraggio e con la voce rotta di pianto, riuscì a dire: «Santità, grazie di aver iniziato a realizzare il miracolo che in tanti aspettavamo, quello di una Chiesa pulita». Francesco rispose semplicemente: «Siamo solo all’inizio, pregate per me».

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Fotogallery di © Carlo Cretella – 28 Febbraio 2014

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