IL MONDO VISTO CON GLI OCCHI DI STEVE MCCURRY

La cittadina romagnola di Forlì ospita “Icons and women”, l’ennesima mostra dell’artista che ha fatto conoscere il fotogiornalismo al mondo, e il mondo attraverso il fotogiornalismo.

Alessandra Leo – 19.11.2015

© Steve McCurry - Ragazza afghanaFORLI’ – È in questo mondo contaminato da guerre e sofferenze che le anime pure sentono il bisogno di rifugiarsi nella Bellezza. Quando la Bellezza viene catturata in un’immagine, si dà vita ad un eterno istante: non è un paradosso, è l’Arte della Fotografia. È Steve McCurry.

È dedicata proprio a lui la mostra “Icons and women”, allestita nella preziosa cornice dei Musei San Domenico di Forlì, visitabile fino al 10 gennaio 2016: la nera penombra delle sale ospita 180 immagini dai formati più svariati; selezionati dalla curatrice Biba Giacchetti insieme allo stesso fotografo – che nell’audioguida a disposizione dei visitatori racconta in prima persona la storia che si cela dietro ogni click.

La Donna si fa protagonista di quest’inedito itinerario visivo, che conduce alla Beatrice di McCurry: Sharbat Gula, la profuga del Peshawar che con i suoi occhi verdi ha incantato il mondo dalla copertina del National Geographic. I duri tratti del suo viso, disegnati da un’infanzia fatta di miseria, contrastano la serena profondità di uno sguardo che una volta immortalato avrebbe portato il giovane fotografo alle vette del successo.

Accanto alla sala che ospita l’Ebe di Canova, un’immagine altrettanto inedita ed emozionante : “La ragazza afghana” 17 anni dopo. Ritratta per la prima volta nel 1985, quasi un ventennio dopo Sharbat appare affaticata ed invecchiata a causa di una vita troppo aspra. Ciò nonostante, i suoi occhi continuano a trasmettere pace e serenità a chi li guarda: non è un caso che il suo volto sia diventato l’immagine di una guerra che ha mietuto davvero troppe vittime, quella che tra il 1984 ed il 2003 ha visto l’Afghanistan invaso dall’Unione Sovietica.

C’è chi racconta i fatti con le parole, e chi invece li racconta con le immagini. McCurry si è sempre fatto portavoce dell’immediatezza: i suoi scatti parlano, rivelano i segreti di vite così diverse dalle nostre. Quando ancora ventottenne collaborava come fotografo per un piccolo giornale di Philadelphia, città in cui è nato, non avrebbe mai immaginato che il suo amore per la fotografia l’avrebbe portato così lontano: lontano in ogni senso possibile. Il suo viaggio in India ha prodotto un portfolio di immagini davvero emozionanti; persone comuni immortalate sulla Great Railway indiana si fanno testimoni di una realtà sì povera, ma non per questo muta di colore e atmosfere esotiche. I monsoni incorniciano questi scatti senza tempo.

La sua macchina fotografica non tace nemmeno in Pakistan, quando un gruppo di Mujaideen lo traveste per portarlo in sicurezza all’interno del loro paese, proprio nel momento in cui i Russi chiudevano i confini e gli accessi ai giornalisti occidentali. Lo scempio non poteva essere nascosto agli occhi del mondo, e per la prima volta la questione afgana assume un volto umano: numeri, statistiche e notizie riportate da qualche superficiale media non valgono quanto le rughe affaticate di chi, quella guerra, la vive sulla propria pelle.

Non solo India e Pakistan, l’intero mondo è un set: Arabia Saudita, Cambogia, Iraq, Kuwait, Yemen … Animali, paesaggi, uomini sono indistintamente soggetto dei suoi scatti. La lente accorcia la distanza tra chi guarda e chi è guardato, il flash illumina ciò che l’occhio nudo non è sempre in grado di vedere, il diaframma non serve solo a respirare, qualche volta toglie anche il respiro. Questo e molto altro è “Icons and women”. Questo è Steve McCurry.

Per informazioni e biglietti, chiamare lo 199 15 11 21 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 – 18 e il sabato 9 – 12) oppure scrivere una mail all’indirizzo servizi@civita.it

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Le immagini 2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 sono di © Steve McCurry

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