L’ILLUSIONE DELL’INFINITO

Retrospettiva artistica nella mostra personale dedicata ad Enio D’Incecco

Benedetta Grendene , 04.07.2017

ARCEVIA (AN) – Enio D’Incecco (Pescara 1937-2016) è uno di quei “forestieri” che si sono imbattuti in Arcevia, borgo storico fortificato che sorge tra le ridenti colline marchigiane a pochi chilometri dalla spiaggia di velluto di Senigallia, immortalandola nei suoi quadri e regalandola al frammento dell’eterno.

 

 “L’illusione dell’infinito” è il titolo della retrospettiva artistica che, ad un anno dalla scomparsa, rende omaggio alla sua memoria e alla sua arte così simbolica. Ilvernissage della mostra che sarà aperta al pubblico tutta l’estate fino al 3 settembre, ha avuto luogo sabato 1° luglio presso il Centro Culturale San Francesco ad Arcevia, dove sono tra l’altro ospitate in modo permanente le opere di quattro artisti del Novecento: Quirino Ruggeri, Edgardo Mannucci, Bruno d’Arcevia e Giuseppe Gigli.

 Lucio Tribellini, curatore della mostra insieme a Barbara D’Incecco, figlia di Enio, ha sottolineato come «D’Incecco, pur non avendo legami di sangue con Arcevia essendo di origini pescaresi, donò molto di sé alla città dedicando parte del suo tempo prezioso anche come consigliere ed assessore comunale». A pieno titolo si inserisce dunque nel pántheon di figure chiave che tanto hanno amato il borgo, reinterpretandolo con gli occhi giusti, gli occhi del cuore. Un sottile fil rouge unisce la sua pittura rapida e informale con la poetica degli artisti Bruno d’Arcevia, Edgardo Mannucci, Giuseppe Gigli e persino del botanico cinquecentesco Gherardo Cibo che scelsero Arcevia come rifugio, locus amoenus per cercare e ricercare il tanto desiderato nutrimentum animi.

L’esposizione dedicata a D’Incecco mette in luce l’anima dell’uomo prima ancora dell’artista, che sempre si mise al servizio dell’altro, a cominciare dall’insegnamento nei licei e negli istituti artistici per traghettare la sua arte alle generazioni future, come un lascito e una grande eredità da donare ai posteri. Proprio a scuola avvenne l’incontro fortunato con il maestro della scultura informale Edgardo Mannucci, che profondamente influirà sulla sua vita. Un’amicizia destinata a diventare molto intima e familiare dal momento che Enio si innamorò e sposò la figlia Cristina e nel 1975 si trasferì a vivere in Arcevia, in casa Mannucci. Ma il grande amore e la passione per la pittura erano già sbocciati: D’Incecco iniziò a dipingere da autodidatta nel 1955, attorno ai 18 anni e la sua prima esposizione fu alla Biennale di San Marino, trampolino di lancio che negli anni lo consacrerà nel panorama dell’arte. Vinse nel 1964 ilPremio RAI TV” al “Michetti” a Francavilla al Mare e a  Bologna fu accolto nello studio del grande Giorgio Morandi, nei tempi duri dell’Italia del Secondo Dopoguerra.

 La vena pittorica di D’Incecco è mutevole come il suo animo: cambia negli anni spaziando dal figurativo astratto all’arte informale, alla riflessione sul pensiero zen fino ad arrivare alle opere sempre più materiche dove la sabbia è usata come strumento per raccontare le profondità sideree. Le classiche forme ad “8” riprodotte infinite volte si alternano a toni avanguardistici con improvvise esplosioni di colore in un viaggio continuo di ricerca interiore attraverso pennellate decise. La retrospettiva artistica dà voce ad ogni suo periodo espressivo: pitture, interventi materici, disegni, tavole con paesaggi ameni, nature morte, vedute di Arcevia, dei suoi panorami e dei suoi castelli, in un mirabile percorso artistico frutto di una mano universale e forse anche un po’ invisibile che spazia oltre il borgo marchigiano,  oltre il finito alla ricerca di quel punto di fuga che faccia librare lo sguardo verso l’infinito.

Il progetto culturale della mostra, proposto dall’AVIS di Arcevia per festeggiare i suoi settant’anni di attività, si è potuto concretizzare grazie al contributo del CAF Nazionale del Lavoro, sponsor unico che ha sposato l’iniziativa in un connubio perfetto tra “emozione artistica” e “regola economica”. Aiutare il nostro territorio a prendere coscienza della sua bellezza che passa anche attraverso gli artisti che con la loro arte lo raccontano: è stato questo il motivo che ha spinto il CAF ad impegnarsi per sostenere la realizzazione del catalogo impreziosito dai contributi dei critici Armando Ginesi, Leo Strozzieri, Mariano Apa.

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