L’INFORMAZIONE E I DIRITTI UMANI

Come trattare il fenomeno delle migrazioni

Gianni Ferraro, da “Il Risveglio Popolare”  del 06.10.2016

NOTOIl mio nome è Bascir. Avevo dodici anni, quando entrarono nella mia casa, non mi chiesero se ero cristiano. Mi spararono tre colpi di pistola: così inizia il racconto di Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, sacerdote da sempre impegnato nella lotta contro la pedofilia e nella tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo.

Don Fortunato è stato ospite del seminario “diritti umani e informazione“, insieme all’avvocato Mariapaola Malandrino e alla giornalista Rai Alessandra Ferraro.

Nel seminario moderato da Don Giuseppe Longo, assistente ecclesiastico Fisc e direttore del settimanale “Prospettive”, Don Fortunato Di Noto ha aperto il suo toccante intervento con la storia del giovane Bascir, arrivato da solo sulle coste italiane, dopo un viaggio dalla Libia fino ad Augusta su un barcone, carico di umanità ferita, in fuga da guerre, violenze, soprusi di ogni genere. Don Fortunato Di Noto ha così voluto portare all’attenzione dei giornalisti presenti al seminario il grave problema dei minori non accompagnati che arrivano in Italia tra i migranti e sono vittime di sfruttamento e abusi. I numeri sono drammatici: “nel 2015 sono arrivati in Europa novantamila baby migranti – ha spiegato Don Fortunato Di Noto – ma il dramma ancora più grande è che ogni giorno ventotto bambini scompaiano dal sistema di accoglienza italiano. Fuggono dai centri dove vengono accolti e diventano invisibili. Nel primo semestre del 2016 sono 5222 i bambini dichiarati scomparsi. Un’infanzia fragile, che diventa poi facile preda della criminalità, della pedofilia, dell’abuso e dello sfruttamento minorile”.

Da qui l’interrogativo forte lanciato da Don Fortunato Di Noto: accoglienza e poi? Oltre all’accoglienza ci deve essere l’accompagnamento, indispensabile per dare una speranza a migliaia di minori soli che chiedono di essere aiutati.  Io se devo accogliere – ha aggiunto Don Fortunato Di Noto – devo accogliere per Gesu Cristo. E non chiudere gli occhi nella logica di una fede da supermercato“.

Accompagnare seguendo la logica del bene comune, come già nel 2007 Papa Benedetto XVI raccomandava nella sua lettera enciclica “Caritas in veritate”: bisogna poi tenere in grande considerazione il bene comune. Amare qualcuno è volere il suo bene e adoperarsi efficacemente per esso. Accanto al bene individuale, c’è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene comune“.

Proprio sul valore dell’accoglienza dal punto di vita giuridico si è incentrato l’intervento dell’avvocato Mariapaola Malandrino, esperta in diritto minorile e tutore minorile, che ha spiegato come ci sono programmi di tutela per i minori non accompagnati, per individuarli, assisterli e verificare la possibile di inclusione sociale nel processo d’inserimento scolastico, di assistenza psicologica e di formazione professionale.

Per una corretta analisi del fenomeno migratorio – ha  puntualizzato l’avvocato Mariapaola Malandrino – non dobbiamo perdere di vista i diritti umani universali, che devono essere la stella polare che deve indirizzare i nostri ragionamenti, prima di farci una opinione personale del fenomeno e schieraci a destra o a sinistra di quello che è diventato il dibattito pubblico quotidiano”. In ossequio ai diritti umani fondamentali, l’Italia ha, innanzitutto, il dovere di soccorrere in mare i migranti, portarli in un luogo sicuro, approntare le prime cure, fornire i generi di prima necessità, identificare gli sbarcati, dare un nome e un volto a questa moltitudine indifferenziata di uomini, donne e bambini.

C’è un punto fermo – ha spiegato Mariapaola Malandrino –  su cui non si può discutere, né opinare, ossia chi arriva a bordo dei barconi non si può respingere in mare, perché prima di tutto l’immigrato è una persona, un essere umano e, in quanto tale, è titolare di diritti indipendentemente dall’essere bianco, nero, uomo, donna o bambino“.

La conoscenza delle norme giuridiche e il rispetto dei diritti umani diventano dunque la base essenziale anche per una corretta informazione, che deve ispirarsi sempre al concetto di verità nel racconto quotidiano del fenomeno dell’immigrazione. I migranti portano con se una storia, una cultura, ma anche esperienze di paura, violenza, oppressione. Dare voce alle loro storie diventa prioritario per fare una corretta informazione.