LO STATO SIAMO NOI

Il Campo Antimafia della Cooperativa Sociale “Programma 101” Onlus

Silvia Terribile, 01.11.2015

GAETA (LT) – Cittadina di mare in provincia di Latina, da ormai due anni a questa parte Gaeta brilla di una luce nuova, quella del Campo Antimafia della Cooperativa Sociale “Programma 101” Onlus.

La Cooperativa “Programma 101” nasce nel 2013, ad opera di sette giovani coraggiosi e determinati, di età allora compresa tra i 21 e i 26 anni.

Si tratta di Alessandra Arena, Gaetano Capobianco, Chiara De Conca, Massimiliano Di Meglio, Raffaele Di Lustro, Flavio Pace: ragazzi come tanti, ma mossi dalla convinzione che un mondo migliore sia possibile.

Il nome della cooperativa si rifà all’Olivetti “Programma 101”, il primo personal computer al mondo, divenuto simbolo di innovazione per antonomasia. Questa scelta indica infatti la volontà dei cooperatori di fare innovazione nel campo del sociale: un progetto che nasce dal basso, con lo scopo di migliorare la propria comunità locale, nella speranza che tale cambiamento possa allargare i propri confini.

Un’azione sul territorio, dunque, volta a coinvolgere la popolazione per intraprendere un cambiamento culturale: la mafia vive perché troppi la accettano passivamente, credendo di non poter fare nulla. La sfiducia nelle istituzioni porta molti a vedere la mafia come una garanzia di sicurezza e protezione per i quartieri in cui vivono. Ma non è così. Questa è la mentalità mafiosa da estirpare.

«Lo Stato siamo noi. Sono i paesi che fanno il Paese: la vera ricchezza è il luogo in cui si vive», queste le parole di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica a cui il campo di quest’anno è stato dedicato.

Convinto ambientalista, il primo cittadino della località salernitana conosciuto come il “sindaco pescatore” per il proprio amore per il mare e per la terra, è stato ucciso in un attentato il 5 settembre 2010, ad opera di ignoti, di sospetta matrice camorrista.

Vassallo non ha piegato la testa, non ha mai ceduto alle mazzette di chi gli chiedeva di “chiudere un occhio” per costruire edifici abusivi o autostrade inutili. E ora il suo impegno è portato avanti da tutti coloro che non si dimenticano di lui.

Ogni cittadino onesto può dunque dare il proprio contributo: non è necessario essere supereroi, ma bisogna essere tanti.

Ed è così che nell’estate 2014 viene organizzato il primo campo antimafia della Regione Lazio.

Scopo del progetto è la riqualifica di beni confiscati alla criminalità organizzata, patrimonio comune che, in tal modo, può essere restituito alla società.

In un paese di neppure 21mila abitanti come Gaeta, ci sono ben 22 proprietà requisite alla mafia, prevalentemente di natura agricola. In stato d’abbandono da decenni – nessuno può usufruirne per l’intera durata del processo – se resi nuovamente utilizzabili, potrebbero creare numerosi posti di lavoro, e costituire un’ingente fonte di ricchezza per tutta la collettività.

I membri della Cooperativa hanno infatti dichiarato: «L’antimafia non è un lavoro, ma siamo fortemente convinti che il lavoro possa e debba nascere dando nuova vita ai patrimoni sottratti alle mafie».

Secondo la legge 109/94, qualsiasi ente associativo, statale o privato, può richiedere l’affidamento di un bene sequestrato, da utilizzare per scopi sociali, come assumere persone svantaggiate.

Ma perfino individuare la presenza di tali proprietà sul territorio non è semplice: se in passato le informazioni fornite dall’Agenzia Nazionale erano incomplete, adesso sono inaccessibili. Questo è il motivo per cui la Cooperativa ha preparato una petizione, che potrà essere firmata a breve su “Change.org”.

Nel frattempo i ragazzi del Campo non si arrendono: una delle attività di cui si occupano è proprio la mappatura dei beni confiscati del territorio, messa in atto chiedendo informazioni direttamente a comuni, province, regioni, prefetture e tribunali.

I primi risultati non tardano ad arrivare: con la collaborazione di volontari provenienti da tutt’Italia e non solo, giovani e non, la Cooperativa ha riqualificato il suo primo bene nel 2014; ora “Salita Iella” è un piccolo spazio nel cuore della città, aperto a chiunque voglia utilizzarlo per organizzare iniziative di tipo culturale.

Nuova vita anche per due terreni agricoli di Gaeta, e uno della vicina Formia: dopo un lungo lavoro di pulizia e bonifica, i loro frutti hanno il sapore della libertà. Obiettivo per la prossima estate: nuove terre da emancipare.

Oltre al riscatto di averi un tempo appartenuti a mafiosi, i volontari partecipano a iniziative culturali e formative, sempre all’insegna della legalità.

Tra gli incontri con personaggi attivi nell’antimafia, ricordiamo quello con Pino Maniaci, direttore di Telejato,piccola emittente televisiva con sede a Partinico (PA). Sopravvissuto a vari attentati per amore di una verità da raccontare senza censure, il giornalista palermitano continua a lottare perché “Disonorare la mafia è una questione d’onore per Telejato”.

É stata ospite del Campo anche Monika Dobrowolska Mancini, che con il sorriso e una forza incredibile porta avanti l’impegno del marito Roberto Mancini, il poliziotto stroncato da un tumore ai linfonodi, provocato dal contatto con i rifiuti tossici scaricati dalla Camorra, durante la sua attività di indagine sulla “Terra dei Fuochi”.

In tutte le loro battaglie, i ragazzi del Campo Antimafia non sono mai da soli, poiché sono riusciti a creare una rete di collaborazioni con diverse realtà presenti sul territorio; «L’unica cosa che ci ha insegnato la mafia, è che bisogna essere organizzati», afferma Alessandra Arena, presidente della cooperativa.

Tra le campagne di sensibilizzazione, ricordiamo “Gaeta non gioca d’azzardo”. Preoccupati dalla crescita del fenomeno della ludopatia, e dall’interesse della mafia per il business del gioco d’azzardo, i volontari del Campo, insieme agli artisti del Collettivo Teatrale Bertolt Brecht, hanno sfilato per le strade di Gaeta, premiando i bar “No slot”, che per motivi etici hanno rinunciato al cospicuo guadagno derivante dalle slot machines. Musica e buonumore, per mostrare che il gioco vero è quello che diverte, non quello che rovina le famiglie.

Tanto lavoro, dunque, ma anche tante soddisfazioni e tanto divertimento- queste le componenti che hanno reso questa #estatefuoriprogramma speciale, non solo per tutti i volontari e i cooperatori, ma anche per la comunità locale, che si è dimostrata sempre partecipe e interessata ad ogni iniziativa.

Anche tanto divertimento, già, perché come dice Alessandra Arena, «Vogliamo che l’antimafia sia una cosa felice perché deve occupare quel vuoto e quella tristezza lasciati dalle mafie».

Riutilizzare i beni confiscati è un grande passo per costruire insieme una società più giusta. Questo e altri progetti dimostrano che cambiare è possibile: ogni nuovo volontario può fare la differenza.

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