TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO, UN PROGETTO INTERNAZIONALE

l’Università Diffusa promossa per favorire il dialogo delle conoscenze

Antonino Calandra . 18.09.2018

Torino – Terra Madre Salone del Gusto è resa possibile grazie al contributo delle tantissime aziende che si sono impegnati per rendere l’edizione 2018 la più bella di sempre. Citiamo qui gli Official partner: GL events, Iren, Lavazza, Lurisia, Parmigiano Reggiano, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy. Official Sparkling Wine: Consorzio Alta Langa.

Con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Associazione delle fondazioni di origine bancaria del Piemonte.

C’è un’importante novità nell’edizione 2018. A Terra Madre Salone del Gusto si gettano le basi  per il nuovo progetto promosso dell’Università di Pollenzo

“L’idea è l’Università Diffusa emersa come naturale sviluppo di Terra Madre e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, entrambe nate nel 2004 e oggi diventate realtà riconosciute a livello internazionale” –  ha esordito Carlo Petrini, presidente di Slow Food lanciando uno dei progetti di più ampio respiro di questa dodicesima edizione diTerra Madre Salone del Gusto, dal 20 al 24 settembre a Torino. “Ha proseguito: è innanzitutto una rete presente in 160 Paesi con migliaia di delegati”.

“A Terra Madre Salone del Gusto, il più grande evento della città di Torino, è il progetto di Università Diffusa, che ha il sostegno della Fondazione CRT, mette in rete la forza delle comunità del cibo e i saperi collegati, che sono il vero motore del cambiamento del Paese e del mondo.” Così ha dichiarato il Presidente della Fondazione CRT e dell’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte Giovanni Quaglia.

Giovedì 20, apertura e inaugurazione di Terra Madre Salone del Gusto, all’Oval – Uno spazio condiviso tra indigeni, migranti e SFYN – Con il fenomeno migratorio delle comunità indigene che colpisce soprattutto i giovani. Questa diaspora mette in pericolo la protezione della biodiversità delle loro terre, che divengono prive dei depositari delle conoscenze necessarie per prendersene cura. Allo stesso tempo, i migranti nelle aree urbane affrontano una vasta gamma di sfide, dalla discriminazione alla perdita dell’identità culturale. I migranti, nei loro nuovi luoghi di vita, cercano attivamente di tenere viva la loro cultura e rafforzare la loro identità, e il cibo in questo svolge un ruolo fondamentale.

Si accolgono i partecipanti in questo spazio condiviso con una cerimonia tradizionale, evidenziando le connessioni tra migranti, popoli indigeni e giovani e sottolineando come il cibo possa essere il mezzo per superare le sfide che il mondo deve affrontare.

“Con i colori, i sapori e i profumi di Terra Madre Salone del Gusto, Torino si appresta ad accogliere cittadini e visitatori che possono ancora una volta apprezzare il meglio della produzione agroalimentare mondiale, all’insegna della convivialità – sottolinea Alberto Sacco, assessore al Commercio e al Turismo del Comune di Torino –. La nostra è una città che si identifica con i valori del cibo buono, genuino e sostenibile. Non possiamo dimenticare che l’alimentazione è una dimensione centrale che riguarda ogni aspetto della vita oltre a essere cultura, divulgazione di modelli corretti sotto forma di conoscenza di principi nutritivi e di difesa dei prodotti e dei piatti della tradizione territoriale”.

“La dodicesima edizione che torna al Lingotto e coinvolge anche punti centrali come piazza Castello e il rinato complesso Lavazza di Borgo Aurora – conclude Alberto Sacco – riscuote un successo incredibile dal punto di vista turistico in quanto mette il nostro distretto al centro dell’attenzione internazionale di pubblico, addetti ai lavori, media e opinion maker. Si tratta di un’occasione unica sia per intraprendere un concreto viaggio tra le culture del mondo all’insegna dei piaceri del palato, sia per scoprire il patrimonio artistico e storico del nostro capoluogo”.

“A partire dal nostro piccolo Ateneo, siamo riusciti a generare processi virtuosi, soprattutto riguardo alla cosiddetta Terza Missione, cioè la capacità di incidere in modo positivo sulla vita dei cittadini e sul territorio. La nostra università si occupa di cibo a 360 gradi, ma non solo: ci proponiamo di realizzare la sostenibilità alimentare, ossia il diritto delle comunità a disegnare un sistema alimentare consono alle proprie esigenze. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo appurato che la strada classica dell’accademia non basta, perché genera processi verticali tra chi sa e chi non sa: noi invece daremo avvio a processi orizzontali. Nel mondo c’è un interesse sul cibo reale e diffuso che nasce dal basso e che determina il nostro benessere e la nostra felicità. Ma le università e i centri di formazione classici non sono più in grado di rispondere efficacemente a questa esigenza. La grande sfida è l’accesso alla conoscenza, la democratizzazione del sapere. Ecco perché noi crediamo che i saperi accademici debbano prestare attenzione ai saperi contadini. Infine, l’altro elemento che ci ha convinti a dare il via all’Università Diffusa è la necessità di nuove piattaforme: non possiamo studiare le comunità e dire loro quello che devono fare, ci vogliono piattaforme che consentano la condivisione e lo scambio orizzontale di esperienze. Noi dell’Università di Pollenzo ci poniamo come facilitatori per consentire l’accesso alla formazione in campo alimentare per tutti” –  ha sottolineato il Rettore del’Università di Scienze Gastronomiche, Andrea Pieroni.