UN DIO CHE OPERA PER AMORE E RISERVA SORPRESE

Gesù racconta di un Dio che sempre opera per amore e nel suo operare ci riserva continue sorprese.

Gesù disse alla folla: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli non lo sa…”. “E’ come un granello di senape che è il più piccolo… ma cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto…”. Due piccole parabole che creano stupore.

Se poi seguiamo passo passo le giornate vissute dal Rabbi descritte da Marco, restiamo sorpresi dell’azione di un Dio creativo e amoroso, azione che passa nei suoi gesti, nelle parole e nella sua stessa persona: pescatori che lasciano il lavoro per seguirlo, un esattore di tasse che si converte, un amico che tradisce, un Rabbi che si commuove fino alle lacrime, morti che risorgono.

Se da quelle pagine il nostro sguardo spazia sul nostro mondo oggi, lo stesso stupore. Solo chi non ha occhi per vedere, immagina che attorno tutto sia corrotto e contaminato dal male e dalla morte. Sempre e ancora il grano cresce, in mezzo alla zizzania.

Ho negli occhi Piazza Ottinetti di Ivrea la mattina dell’ultimo giorno di scuola, piena di ragazzi, lì a rappresentare i 15.000 ragazzi delle nostre scuole, lunga sfilata per la legalità che è durata un anno e che da 11 anni opera nel Canavese; i volti, le menti, i cuori fissi su un testimone veritiero e profeta di un’ Italia libera dalle mafie e dal malaffare, don Luigi Ciotti. E tante altre esperienze di bene, che spesso affiorano nella cronaca. Anche dentro di noi nei momenti duri e difficili affiorano ricerche di verità e di giustizia di cui nemmeno ci pensavamo capaci: tutti segni del Regno, “sorprese” dell’azione di un Dio che ci ama.

Tutto ciò suscita meraviglia se il nostro mondo interiore è aperto allo stupore e alla sorpresa, cioè a quel lasciarsi prendere dal bene, da quel bene-amore nel quale siamo nati e per il quale siamo fatti: un bene silenzioso.

E proprio oggi vanno ridestate le condizioni necessarie per farci sorprendere. Ne ricordo alcune: occhi e orecchi attenti, aperti a quanto attorno accade. L’attenzione ai fatti “oggi” non sempre è una virtù praticata.

Curiosità e desiderio desti per vincere quella “sonnolenza dell’anima” che alimenta l’indifferenza.

Intelligenza lucida. Quando piccoletto seguivo la mia mamma nella cura dei lavori di campagna, spesso mi veniva ripetuto nel vernacolo baronese: “Avanta aveje la testa punciarua par vïdde al ben e par fè dal ben”. “Occorre avere un’intelligenza appuntita per vedere e fare il bene”.

Occorre poi conservare un cuore puro. Anche il nostro cuore rischia l’usura di un utensile in ferro, quella di essere intaccato dalla ruggine.

Ben vengano a noi le due belle parabole di Marco. Ad esse unisco pochi versi di una poesia di H. Kahlau:

Tutte le erbe spuntano da terra

senza dir motto,

nulla si agita

quando i fiori si schiudono.

Atto silenzioso è il generare,

la luce del sole non urla…”.

don Renzo

14 giugno 2015 – XI del Tempo Ordinario