ALLA SCOPERTA DELLE MISSIONI CATTOLICHE ITALIANE IN BELGIO

La ventennale esperienza di  monsignor  Giovan Battista Bettoni

GENNAIO 2005

GIANNI FERRARO

«Io sono bergamasco fino in fondo e nonostante viva qui da 21 anni ricordo con piacere e un pizzico di nostalgia il mio paese d’origine, Vigolo»: così ha inizio l’intervista rilasciata da monsignor Giovan Battista Bettoni, coordinatore delle missioni cattoliche italiane in Belgio, Francia, Lussemburgo e Olanda, alla giornalista Rai Alessandra Ferraro, che durante la sua permanenza a Bruxelles ha realizzato il servizio televisivo per far conoscere il valore delle missioni cattoliche italiane in Belgio.

Iniziate nel lontano 1925 a Sarrin, vicino Liegi, con l’obiettivo di fornire un sostegno spirituale agli emigranti italiani che andavano a lavorare nei bacini minerari del Belgio, con il passare degli anni le missioni cattoliche italiane si sono via via trasformate ed oggi svolgono le funzioni parrocchiali per l’intera comunità locale.

Monsignor Giovan Battista Bettoni

Parrocchie moderne che, pur conservando l’iniziale peculiarità missionaria di operare nell’evangelizzazione, sviluppano molteplici altre attività in particolare nel campo del sociale. «Noi siamo orgogliosi di vivere qui sul territorio belga – precisa monsignor Bettoni –  in quanto siamo portatori di una duplice ricchezza: quella del nostro paese d’origine e quella con cui qui veniamo in contatto. In Belgio vivono quasi trecentomila italiani. L’ultima generazione, che é nata qui, non conosce l’Italia e il nostro compito é anche quello di far loro scoprire la terra da cui un tempo si emigrava per cercar fortuna all’estero».

Ma come si presenta la Chiesa cattolica belga? «Un tempo – ci spiega – il Belgio forniva la maggior parte dei sacerdoti destinati alle missioni in Africa. Sul territorio belga sono nati i movimenti della gioventù cattolica operaia, quale la Jocque, e quello degli operai cristiani da cui  è maturata l’idea dell’enciclica “Rerum novarum”. Oggi la situazione é allarmante: assenza di vocazioni, forte secolarizzazione ed una laicità professa. Basti pensare che esistono vere e proprie case della laicità, le maison de la laicité».

Bruxelles, in particolare,  è  una città multiculturale, dove convivono etnie differenti. Come dunque valorizzare la diversità, trasformandola in ricchezza? «Un pari pour l’experience», una sfida per l’esperienza: è  il titolo del progetto pastorale francofono della Chiesa di Bruxelles, che –  conclude mons. Bettoni – «le comunità cristiane cattoliche francofone hanno intrapreso fin dal 1997 con un cammino sinodale finalizzato a creare un forte legame tra gli uni e gli altri, attraverso la valorizzazione delle specifiche diversità. Parrocchie, scuole, movimenti, centinaia di persone si sono mobilitate, una evidente presa di coscienza collettiva per far sì  che la diversità delle singole persone possa davvero diventare vera ricchezza».