ATTRAVERSARE IL DOLORE PER PARLARE DI VITA

La storia di Gianpietro Ghidini e di suo figlio Ema

Benedetta Grendene, 29.09.2016                FOTOGALLERY

LORETO – Estote parati – siate preparati: è questo il motto di Gianpietro Ghidini, papà come tanti, ma uomo come pochi che ha saputo guardare avanti e continuare ad amare la vita e la sua famiglia, anche di fronte al dolore più grande: la morte di un figlio. In realtà mai si è preparati, mai si è pronti ad accogliere e ad amare perfino il dolore, come invece ha cercato di fare questo papà straordinario.

Emanuele (Ema), ragazzo meraviglioso e solare nei suoi 16 anni pieni di energia e di bellezza, per una bravata commessa il 24 novembre 2013 in preda ad una grande angoscia sotto l’effetto di sostanze stupefacenti che per gioco aveva voluto provare, nella notte a Gavardo (BS) si è abbandonato per sempre nelle acque gelide del fiume Chiese. “Ema ti amerò sempre. Gettando via te hai salvato me e salverai tanti giovani. Te lo assicuro”: queste le parole contenute nella lettera che papà Gianpietro ha scritto a suo figlio dopo due giorni dalla scomparsa. Per raccontare la sua storia e quella della Fondazione Ema Pesciolino Rosso (www.pesciolinorosso.org) è venuto anche a Loreto, grazie all’invito di un papà, il tenente colonnello Rossano Principi che, profondamente colpito dal grande spessore morale di quest’uomo, ha organizzato un doppio appuntamento nella città mariana. Nella serata di martedì 27 settembre più di trecento persone, assetate di bene e di speranza, hanno accolto Gianpietro presso il Teatro Comunale e nella mattinata altrettanti studenti lo hanno ascoltato in religioso silenzio nell’aula magna della Scuola di Lingue Estere dell’Aeronautica Militare Italiana a Loreto.

Non è la perfezione che conta, ma saper aggiustare il tiro anche quando si cade e quando si sbaglia mostrando a se stessi prima ancora che agli altri, quanto siamo unici. Dobbiamo essere uomini che nonostante tutto continuano a sognare e a rischiare per trovare sempre uno scopo e un fine nella vita. Cercate il vostro sogno, ragazzi”: Gianpietro con queste parole non smette di infondere speranza durante i suoi più di 500 incontri nel giro di tre anni in ogni parte d’Italia, in tour nelle scuole, nelle spiagge, nelle discoteche. Si è spinto fino alle periferie e nei quartieri dimenticati come Scampia, a Nord di Napoli, tristemente conosciuta come la più grande piazza di spaccio d’Europa. I messaggi di un padre la cui vita per un attimo sembrava finita per sempre, ora sono pieni di luce e di amore da donare gratuitamente agli altri, ricordando sempre a tutti quelli che incontra di non giudicare, di non abbandonare chi soffre, chi è solo e ha disperatamente bisogno di aiuto. Oggi ci insegnano che la felicità si può comprare, ma la serenità vera del cuore è una conquista ed è l’unica condizione dell’anima che lentamente cambierà noi stessi, fino a portarci ad accettare anche la sofferenza, il dolore, la morte. Quando il buio entra inaspettatamente nella nostra vita accompagnato da un dolore lacerante per la morte di un figlio, lascia un vuoto incolmabile che piano piano bisogna riempire per andare avanti. E nel tempo il dolore diventerà un nostro alleato, una mano invisibile, un compagno di viaggio che camminerà insieme alla gioia e ai tanti fiori di bene che possono sbocciare, per papà Gianpietro e per la sua famiglia, ma anche per tutti noi. Dopo la morte di Ema infatti la vita di Gianpietro, della moglie Serenella e delle figlie Giulia e Alessandra non è stata più la stessa di prima, perché da un evento tragico è nato un fiore, o meglio un pesciolino: la Fondazione Ema Pesciolino Rosso è una onlus che opera con il desiderio di ri-dare la vita a tanti giovani e a tanti genitori che si sono persi, affinché ritrovino la luce e riscoprano la bellezza dello stare insieme.

Scriveva Kahlil Gibran ne “Il Profeta”: “Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia. E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento. In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia. Soltanto quando siete vuoti siete fermi in equilibrio”. Ancora una volta la risposta a tante nostre domande viene da un libro, non da una pasticca mortale, né da quell’habitat digitale a volte così maledettamente insidioso, né tantomeno dalla sbronza o dai festini del sabato sera.. Un libro di valore può aiutarci ad amare più profondamente persino la vita, così la Fondazione Ema Pesciolino Rosso ha all’attivo una produzione letteraria a sfondo socio-educativo, come “Lasciami volare”, il testo struggente scritto a quattro mani da papà Gianpietro e dal prof. Marcello Riccioni, insegnante di Emanuele, dove il leit motiv che in ogni pagina traspare è il dialogo, alla luce di quell’amore infinito che guiderà sempre un genitore a dare la vita per il proprio figlio. Lo stesso amore che emerge prepotentemente in “Non avrete il mio odio” il libro-lettera ai terroristi del Bataclan, che Gianpietro cita spesso durante i suoi interventi, scritto da Antoine Leiris, marito di Hélène, una delle vittime di quella terribile notte del 13 novembre 2015, rimasto solo con il figlio di 17 mesi. E allora capiremo che la sola e ultima salvezza per la nostra umanità ferita sarà nell’amore.

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