CEI: VERSO UN NUOVO OPERATORE PASTORALE

Il ruolo degli animatori della Comunicazione e della Cultura

MARZO 2005

ANTONIO CAPANO

Dal 17 al 19 febbraio scorso, presso l’Aurelia Convention Center & Expo di Roma, organizzato da Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e Servizio per il Progetto Culturale, si è tenuto un convegno sul tema Animatori della Comunicazione e della Cultura – Con il Genio della Fede in un mondo che cambia.

Oltre 400 i partecipanti, da ogni diocesi italiana, per confrontarsi in ordine al profilo di una nuova figura pastorale, della quale tratta ampliamente anche il Direttorio Comunicazione e Missione al capitolo VI. «La prima caratteristica dell’animatore impegnato nel campo dei media e della cultura – ha dichiarato mons. Giuseppe Betori – deve essere la capacità di proiettarsi in tutti quegli spazi di dialogo e confronto con il mondo contemporaneo».

Don Claudio Giuliodori e il prof. Vittorio Sozzi hanno invece sottolineato l’importanza di «partire dal territorio, grazie alla creatività delle Chiese locali, puntando sulla formazione». Stesso registro da parte di don Tonino Lasconi, anche se si è detto preoccupato della fretta con la quale si tende ad avere animatori ancor prima di «preparare bene il terreno».

Ricchi di spunti significativi gli interventi di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi  della Cattolica di Milano, sulla prospettiva socio-culturale, come del resto quello di monsignor Sergio Lanza, relativo all’aspetto pastorale. Esperienze e proposte sono state messe in comune durante i lavori di quattro laboratori guidati da don Franco Mazza, don Dario Viganò e dagli stessi professor Vittorio Sozzi e don Giuliodori.

Si è trattato di spazi utilizzati in approfondimento-verifica e che hanno riguardato parrocchia e comunicazione, internet, sala della comunità, ruolo degli utenti, beni ed eventi culturali, coordinamento diocesano, formazione dell’animatore. Alla tre giorni è intervenuto il vescovo di Melfi, monsignor Gianfranco Todisco. Questi, nel suo breve contributo, ha invitato, per ben comunicare, ad «operare nutrendosi sempre della Parola».

L’assise si è conclusa con una tavola rotonda (Sguardo al futuro) introdotta da monsignor  Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, presidente della Commissione Episcopale CEI per la Cultura e le comunicazioni sociali. Ecco alcune battute dell’intenso confronto, animato dai protagonisti: monsignor  Gianfranco Ravasi, monsignor  Aldo Giordano (Segretario CCEE), Sandro Magister e Francesco Botturi.

Per Ravasi: «Occorre evitare l’arroganza e la permalosità di chi considera i media sempre pericolosi, ma anche le timidezze, le assenze e un certo snobismo dettato dalla paura».
Secondo Giordano: «In un’Europa quale quella attuale, che riesce a trovare il consenso solo nel minimo comune denominatore, è arrivato forse il momento di un progetto culturale analogo a quello portato avanti dalla Chiesa italiana, per delineare il contributo del continente al mondo a partire dalla cattolicità e dal dialogo interreligioso».
Botturi insiste sul fatto che «ai cattolici spetta il compito di fare educazione non come imposizione, chiedendosi invece il perchè delle cose, da far riscoprire soprattutto alle nuove generazioni». Infine
Magister: «Si ha la percezione che la cultura dominante non soddisfi più le profonde aspirazioni della gente».

Il relativismo non ha la forza di creare una civiltà: semmai è il sintomo di crisi. Vale la pena infine ricordare il messaggio lasciatoci dal segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Betori: «Uscire da una sorta di atteggiamento subalterno del mondo cattolico nei confronti delle egemonie culturali che tendono ad emarginarlo».