BARI: CROCEVIA ECUMENICO

Confessioni cristiane chiamate all’unità

Don Giuseppe Sciavilla, 17.02.2016

Bari – Dal 23 al 25 novembre scorso si è tenuto un importante convegno sull’ecumenismo, tra le Chiese d’Oriente e di Occidente sul tema Unica è la sposa di Cristo“, promosso dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il diaologo interreligioso della C.E.I.

A cinquant’anni dagli storici incontri fra Paolo VI e il Patriarca Athenagora a Gerusalemme il convegno ha inteso anche operare un bilancio dei rapporti fra Cattolicesimo e Ortodossia, soprattutto all’indomani della sessione plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico fra le due chiese, tenutosi ad Amman nel settembre 2014 e in vista del grande Sinodo pan-ortodosso previsto nel corrente anno 2016.

A Bari, crocevia ecumenico per eccellenza e centro di esperienze fatto di incontri, convegni e attività collaterali avviate sin dai tempi post-conciliari con la nascita dell’Istituto di Teologia Ecumenica-San Nicola dei Padri Domenicani, il famoso gruppo ecumenico, sono convenuti diversi metropoliti ed esponenti di spicco dell’Ortodossia greca e russa. Erano anche presenti: monsignor Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto e Presidente della Commissione episcopale sull’Ecumenismo, Andrea Riccardi, Jean Paul Lieggi, Gerardo Cioffari, Angelo Romita e Andrea Palmieri, sottosegretario al Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.

La riflessione unita a momenti di condivisione e di preghiera nella suggestiva Basilica Romanica di san Nicola, luogo significativo d’incontro fra i cristiani d’Oriente, si è incentrata sui “frutti” del cammino ecumenico fra le due chiese e sul suo futuro inteso come caparra di un tempo di unità piena e per un tempo che vede sempre più pressante la sfida dell’incontro con le altre fedi.

In questi ultimi anni si sono affrontate tante difficoltà nel cammino ecumenico sia per quanto riguarda le singole tematiche oggetto di dialogo, quali il Primato del Papa, la Sinodalità, la teologia dei sacramenti, sia in modo più ampio, per quanto concerne il quadro complessivo delle relazioni fra le diverse Chiese Cristiane e le questioni relative  ai rispettivi territori canonici.

Alcuni studiosi del fenomeno interreligioso ritengono doveroso un rafforzamento della identità umana in questo mondo della  globalizzazione – che ha accorciato le distanze territoriali, icontatti fra le persone, le culture e le religioni – per far fronte alle sfide che uncerto aggressivo islamismo radicale pone ai Cristiani soprattutto d’Oriente.

A tal riguardo, va ricordato ciò che Papa Francesco, il 25 gennaio 2015, a San Paolo fuori le Mura in occasione dell’annuale Veglia Ecumenica, disse rivolto ai vari rappresentanti delle Chiese Ortodosse e delle Chiese evangeliche: «Si è perseguitati non perchè si è cattolici, non perchè si è ortodossi,e non perchè si è evengelici, ma perchè si è Cristiani: questo è l’Ecumenismo del Sangue. Ci unisce il Sangue che i nostri fratelli cristiani versano ogni giorno in quelle terre perseguitate». Le sue parole sono state un monito a restare sempre più uniti e più compatti di fronte alla minaccia anticristiana.

Facendo tesoro di quello che il Papa affermò, l’esigenza di una teologia e di una prassi ecumenica capace di collocarsi in modo consapevole nell’orizzonte socio-culturale in cui si vive, cogliendone le domande emergenti, resta un compito inevitabile per le Chiese Cristiane: è possibile vivere anche questo tempo come “segno” nuovo e impegnativo, come ulteriore occasione di crescita spirituale e di potenzialità pacificatrici, per quella che la Costituzione Conciliare Gaudium et Spes definisce “Famiglia Umana“.

Il dialogo ecumenico, insomma, va oggi ripreso e rivissuto creativamente non più come una tattica diplomatica più o meno utile a seconda dei diversi contesti storici, ma come stile di testimonianza, come comunione e dialogo, espressione genuina di una vera e propria vocazione da parte di un Dio che Lui stesso è relazione in tre persone. Per apprendere nuovamente un’ermeneutica della diversità, in fondo, che non vicolga sempre la contrapposizione divergente e il peso di una vicenda secolare diconflitti e infedeltà reciproche, ma pronta a riconoscere anche il darsi in forme inattese della ricchezza straordinaria dello spirito.