“COMUNICARE È UN ARTE”

Con questo libro Alberto D’Auria  insegna a relazionarsi ovvero, come recita il sottotitolo,  a “Come trovare la strada giusta nel labirinto dei rapporti umani”

FABIO TERRANOVA, 26.06.2014

VERONA – È successo  a tutti almeno una volta nella vita: si vuole parlare del più e del meno con un familiare, un amico, la ragazza, poi basta una parola mal posta o pronunciata con l’intonazione sbagliata e un semplice dialogo – anche nato con le migliori intenzioni – muta in un malinteso. È una classica situazione della  vita quotidiana in cui non capacitandosi del perché si riversa la responsabilità nell’interlocutore.

 A prescindere di chi sia la colpa,  sarebbe bello riuscire ad intuire quando stanno per crearsi quelle condizioni  ed evitare così l’inevitabile. Ci vorrebbe un manuale da cui attingere in caso di emergenza che insegni l’arte di comunicare. Così  l’idea della stesura di una tale guida nasce  in Alberto D’Auria

Laureato in psicologia educativae clinica presso  la facoltà di psicologia dell’università pontificia Salesiana di Roma-  con votazione di ben 110 su 110 – è anche titolare di un Specializzazione Universitaria in “Counseling Educativo” presso la SISF/ISRE di Venezia. Esercita la professione di psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico e tiene seminari di formazione su tutto il territorio nazionale. È  autore di numerosi articoli, trasmissioni radiofoniche e promotore del progetto Mistero Grande. Si occupa anche di coppie e famiglie in difficoltà, sia nella pratica terapeutica, sia in ambito pastorale.

A fronte di questo background non sorprende che l’idea di una guida sulla comunicazione sia nata proprio da questo autore. Oggi quell’idea ha il titolo  “Comunicare è un’arte, come trovare la strada giusta nel labirinto dei rapporti umani, edizione Effatà 2011(Euro 12).

La comunicazione è sicuramente uno degli aspetti imprescindibili all’uomo in quanto  animale sociale: non può non comunicare. Il libro individua quindi quegli elementi alla base della personalità, che se mal gestiti possono generare incomprensioni. D’Auria è chiaro su questo punto: per generare relazioni autentiche la comunicazione deve essere altrettanto autentica e incentrarsi  su alcuni aspetti.

Il primo di questi è l’autostima. Determina il nostro modo di porci di fronte all’altro, il rapporto tra l’io e il tu. In ogni aspetto comunicativo ricerchiamo l’approvazione dell’interlocutore. L’approvazione genera autostima che genera socializzazione. Da un lato più si ha autostima meglio si esprimono le proprie idee, meglio vengono comprese ed accettate dall’interlocutore . Questo a sua volta sarà portato alla condivisione di altri concetti e quindi a socializzare; dall’altro lato più si socializza meno ci si sente soli nelle proprie idee accrescendo ulteriormente l’autostima.  Il rapporto tra socializzazione ed autostima è quindi un processo di feedback reciproco.

Vi rientra ovviamente un linguaggio non solo verbale ma anche corporeo. Basta un gesto accompagnato ad una parola per cambiare il significato di una frase intera.  Un aspetto che D’Auria  coglie appieno è quindi l’ascolto.  Le incomprensioni peggiori si generano nel momento in cui tutti vogliono parlare ma nessuno vuole ascoltare. Spesso si sentono le parole ma non si ascoltano, o si ascoltano in parte. Questo innesca il processo inverso alla socializzazione, lo scontro. Si finisce spesso per esprimere in modi diversi lo stesso concetto. Ecco perché rispetto al  che cosa si dice è più importante il come lo si dice. Il comunicatore deve capire come il suo interlocutore esprimerebbe quel pensiero e proporglielo in quella forma. Si pensa spesso che l’ascolto implichi qualcuno che parli e qualcuno che ascolti separando i due aspetti.  La questione è più complessa di così; chi parla deve auto ascoltarsi come fosse il suo stesso interlocutore; viceversa chi ascolta deve immedesimarsi in chi parla e “fingere” che quelli espressi siano i propri concetti.

 Vi rientra qui il fenomeno dell’ empatia: la capacità da un lato di immedesimarsi nelle esperienze di un’altra persona, capire quali sarebbero state le nostre reazioni confrontandole a quelle di chi le ha vissute; dall’altro è anche la capacità di inglobare quella persona nel proprio sistema di esperienze e capire come avrebbero reagito al nostro posto.  Perché ci sia comunicazione autentica quindi deve esserci empatia; è il preludio all’assertività che permette nel contempo di esprimersi, ascoltarsi ed ascoltare così che la comunicazione non sia aggressiva e non svaluti né l’interlocutore né tantomeno noi stessi.

D’Auria stesso mette in pratica questi aspetti nella stesura del libro. Riesce qui ad  esprimere questi complessi concetti con un linguaggio semplice chiaro e lineare.  Non è una trattazione fine a se stessa piena di parole complicate. Al contrario la sua qualità è l’utilizzo di parole comuni per descrivere concetti decisamente poco conosciuti e ignorati dalla maggior parte delle persone. L’autore sembra percepire come  un ipotetico lettore avrebbe descritto quell’argomento e in quel modo ce lo  propone .  In questa prospettiva molto utili sono gli esempi . Sono  aneddoti concreti che con un po’ di attenzione è possibile ritrovare nella vita di tutti i giorni.  Tramite questi il lettore è in grado di carpire chiaramente le indicazioni  dell’autore e di comprenderne il significato. I concetti sono molto limpidi anche ad un lettore inesperto dell’argomento perché può rapportarsi alle proprie stesse esperienze.

Ecco perché questo libro non è utile solo a chi vuole intrattenere dei rapporti di buona qualità ma anche a chi ricerca se stesso. Come viene ben spiegato nel libro la comunicazione non è altro che il rapporto tra l’io e il tu. L’io si rapporta al tu come metro di paragone per meglio conoscere e migliorare se stesso. Rientra in questo senso anche in una sfera spirituale, riallacciandosi agli insegnamenti di Gesù come recita la prefazione stessa. La grandezza di Gesù non sta solo nel contenuto divino dei suoi insegnamenti  ma anche e soprattutto  nella sua capacità “da uomo” di comunicarli autenticamente senza condanne: “ è un perfetto comunicatore perché sa fondere relazioni profonde, il cui scopo non è quello di distrarsi da sé ma di poter essere sempre più se stesso condividendo il proprio cammino con l’altro”.