DALLE COMUNITA’ MONTANE ALLE UNIONI MONTANE DEI COMUNI

Lido Riba, stimola a perseguire l’unità delle vallate come via maestra di sviluppo delle terre alte.

GIACOMO FIORA, 16.01.2013

Il Presidente UNCEM Piemonte Lido RibaTORINO – È in una lettera aperta del 28/12/2012 che il presidente dell’UNCEM Piemonte, Lido Riba, manifesta tutta la sua preoccupazione per l’approvazione della legge 11 con la quale si assisterà alla scomparsa delle Comunità montane, in favore delle cosiddette Unioni montane. L’UNCEM (Unione Nazionale Comunità Enti Montani) è un organismo che opera a livello regionale e nazionale con lo scopo di promuovere lo sviluppo delle località di montagna.

Tale sviluppo può essere garantito attraverso lo sfruttamento di quelle che sono le tipiche risorse che il territorio è in grado di offrire: legname, acqua (sfruttabile attraverso la realizzazione di centrali idroelettriche) e turismo, con una particolare attenzione ad evitare il deturpamento ambientale. Ma l’attività dell’UNCEM si fonda su una stretta collaborazione tra le varie località delle terre alte, collaborazione che rischia di vedersi interrotta con l’entrata in vigore della legge 11. Il pericolo annunciato dal presidente Riba, è quello di assistere ad una frantumazione dei territori in piccoli raggruppamenti deboli sia sul piano della rappresentanza collettiva che su quello della garanzia di un’efficace azione propulsiva alla crescita delle terre alte. «L’unità per le nostre vallate è sempre stata la forza vincente, come i capelli per Sansone», afferma Lido Riba.

Ma questa forza rischia di venir meno con la legge 11 che, estinguendo le Comunità montane, intende attribuire ai comuni una libertà di scelta rispetto alle proprie future aggregazioni. Tale libertà può però rivelarsi dannosa a causa del rischio di localismi e municipalismi che sempre secondo Riba «possono portare alla separazione di Comuni di fondovalle dalla valle stessa e alla creazione di piccoli gruppi di comuni che si mettono “in proprio” senza avere effettive capacità di autogestione». Il pericolo è quindi quello che si venga a determinare una situazione di frammentazione, con una sensibile perdita di compattezza, che pregiudichi sensibilmente  la capacità operativa dei comuni delle terre alte. Un significativo passo avanti è stato compiuto dall’intervento del governo Monti che ha salvato il principio di montanità prevedendo le Unioni di comuni con le competenze già attribuite alle Comunità montane in materia di sviluppo.

Ma un ulteriore sforzo sarà compiuto da oltre l’80% dei Comuni che sono orientati a proseguire sulla strada dell’Unione. Questi sono certi di poter rimettere in piedi la loro capacità di programmazione, attraverso la quale le nascenti Unioni montane potranno coinvolgere sui progetti di sviluppo tutte le risorse a cui hanno diritto: il Fondo per la montagna, i Fondi Ato e Leader che attraverso il previo coinvolgimento dei Gal (il braccio operativo delle Unioni) costituiscono il vero motore degli investimenti nelle terre alte.