DON MECU E LA RIEDUCAZIONE DEI GIOVANI DETENUTI

La delicata situazione nei carceri minorili nel “Il Cortile Dietro le Sbarre”, libro-intervista  di Marina Lomunno a don Domenico Ricca

GIOVANNI CASTELLANO, 17.06.2015              FOTOGALLERY           

TORINO – Mercoledì 16 giugno si è tenuta a Palazzo di Città, nella prestigiosa Sala delle Colonne, la presentazione del libro della giornalista Marina Lomunno dal titolo “Il Cortile Dietro le Sbarre. Il Mio Oratorio al Ferrante Aporti. Dialogo con Don Domenico Ricca, Cappellano del Carcere Minorile di Torino” (ed. Elledici, 2015). 

Presenti all’incontro, insieme all’autrice, anche Ennio Tomaselli (già Procuratore presso il Tribunale Minorile di Piemonte e Valle d’Aosta), Antonino Pappalardo (Dirigente del Centro di Giustizia Minorile di Torino) e lo stesso don Domenico Ricca. A fare gli onori di casa, il vicesindaco di Torino Elide Tisi.

   I ricavi delle vendite (offerta libera a partire da 15 euro) saranno impiegati per l’istituzione di borse di studio per il reinserimento degli ex detenuti nel mondo del lavoro.

   La giornalista Marina Lomunno ha voluto raccogliere nel suo libro-intervista alcune testimonianze sulla vita dei minorenni in carcere. Principale fonte, il sacerdote salesiano don Domenico Ricca. Don “Mecu”, come ama essere chiamato, 35 anni fa ha scelto di dedicarsi alla difficile situazione dei ragazzi in carcere, diventando cappellano presso l’Istituto Penale per i Minorenni “Ferrante Aporti” di Torino. La sua collaborazione con la Lomunno, all’epoca corrispondente per L’Avvenire (oltre che per La Voce del Tempo), è nata diversi anni fa con un’intervista sul celebre caso di Erika e Omar. Il parroco è sempre stato attento a tutelare i ragazzi, proteggendoli dagli attacchi mediatici, tenendo conto, allo stesso tempo, del percorso giudiziario che li vedeva coinvolti. Come ha ricordato Ennio Tomaselli: “Il mio amico don Mecu ha sempre avuto rapporti di collaborazione con i ragazzi e le loro famiglie, come con la Magistratura. Questo fa sì che le sue osservazioni riportate nel libro siano lucide, oggettive”. Ha continuato l’ex Procuratore: “Il punto è trovare il giusto equilibro tra la condanna e la tutela. I ragazzi vanno giudicati secondo la legge, ma educati a livello umano”.

  Il carcere minorile dev’essere un luogo di recupero, più che di punizione per i detenuti. “La famiglia è un diritto”, secondo don Mecu. “Lo Stato deve dare una seconda opportunità ai ragazzi, per aiutarli a ‘uscire dalla nebbia’. Deve giudicarli, ma anche fare da famiglia a coloro che non ne hanno avuta una in supporto”.  Ha poi aggiunto il cappellano: “Ho dato il mio appoggio a diversi giovani. Di solito i successi hanno tanti padri, mentre gli insuccessi sono orfani. In controtendenza, questo libro riporta alcuni dei miei fallimenti. Così potrò imparare dagli errori e cercare in futuro di aiutare molti ragazzi ancora”. Don Mecu crede che per migliorare le condizioni di vita dei giovani detenuti sia necessario l’impegno delle istituzioni, ma soprattutto delle persone. E che una volta ultimato il percorso di recupero, i ragazzi debbano essere lasciati andare per la loro strada. Così che possano mettere alla prova la propria libertà di giudizio e diventare uomini.

   Il Cortile Dietro le Sbarre contiene numerose lettere scritte a don Domenico dai detenuti del Ferrante Aporti. Saranno proprio alcuni di questi ragazzi a regalare una copia del libro a papa Francesco, in occasione di un pranzo durante la visita del Pontefice a Torino.

   Marina Lomunno ha anche raccolto la testimonianza di chi “dietro le sbarre” ci è finito volontariamente: le monache di clausura del Cottolengo di Torino. É proprio da una delle suore intervistate che ci arriva un insegnamento importante: “Nulla è imperdonabile”.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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