Va domenica di Pasqua – 24 aprile 2016

DOVE E COME INCONTRARE DIO

È diffusa, a vari livelli nel nostro vivere quotidiano, la nostalgia del Divino. In parecchie persone, soprattutto giovani, tale nostalgia diventa desiderio, a volte inconfessato, di vedere e incontrare Dio o, sotto altri nomi, vedere e incontrare quell’Entità superiore che anima nel profondo l’universo. Forse l’aver cercato di ricondurre ogni realtà e azione a qualcosa di materialmente constatabile fa si che il “materiale vivente” richiami il suo opposto vitale cioè l’immateriale.

Nessuno di noi può tacitare questa ricerca interiore e la sete di una Parola, di un Volto, di una Presenza che vada oltre il constatabile e, se si è credenti, la ricerca del volto di un Padre che sta nei cieli.

I discepoli di Gesù, soprattutto dopo la sua morte, vivono il desiderio di rivedere il Suo volto e in quel volto umano il desiderio di vedere il volto di Dio.

Ed ecco la risposta. Gesù l’aveva detto: “Chi vede me, vede il Padre”. Ormai risorto insiste: “Ora il figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui”. Dunque il Gesù risorto è la gloria di Dio.

Il termine “gloria” nel linguaggio biblico indica consistenza, presenza e azione pregnante, visibilità di una attività amante e creatrice. Dio è presente in quel Rabbi nazareno che ha vissuto in pienezza la sua umanità e proprio quella sua umanità vissuta facendo del bene e nel dono totale di se sulla croce, rivela il volto di Dio, la sua gloria e la sua perdurante presenza amorosa nella storia.

Perché quella identificazione tra “umanità vissuta e gloria” non vada dispersa, il Risorto dà un comandamento nuovo: “Amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amati. Da questo conosceranno che siete discepoli di Cristo e in questa coralità di affetti vedranno la gloria di Dio”. E così avvenne nella comunità dei discepoli e dei primi credenti, perché i non cristiani conobbero Cristo dal modo in cui i cristiani si amavano e di conseguenza conobbero il Dio di Gesù Cristo.

È facile ed inevitabile una conseguenza: se i cristiani si dividono in fazioni opposte – ed aimè ancora oggi siamo divisi! – gli uomini smarriscono il volto del Dio di Gesù Cristo. Triste realtà della cultura contemporanea?

L’insieme del breve discorso di Gesù in Gv. 13, 31-35 suggerisce alcune riflessioni.

Il primo linguaggio di Dio è l’uomo. Già Ireneo di Lione affermava con forza: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. Di conseguenza l’avventura del Divino e della sua presenza nella storia sta nelle nostre mani fragili e mal sicure.

L’amarsi gli uni e gli altri come Egli ci ha amato è la visibile gloria di Dio. Non abbiamo spesso perduto o spesso perdiamo il fascino di godere l’incontro con il Signore nel nostro “stare insieme”, nella coralità dei nostri affetti?

L’amore vissuto gli uni e gli altri è sempre “profezia fatta a carne” e pertanto introduce nella nostra storia quotidiana un principio di vita nuova che umilia la logica del potere della violenza.

 

Don Renzo