IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

La Ricchezza Dei Poveri

Editoriale di Davide Ghezzo – 10 novembre 2013

In occasione del 110° anniversario della nascita dell’UNITALSI, l’associazione che si occupa del trasporto e dell’assistenza ai malati in pellegrinaggio a Lourdes e agli altri grandi santuari internazionali, il Papa ha invitato a perseverare nella preziosa attività caritatevole, che non è semplice filantropia o assistenzialismo, bensì annuncio del Vangelo della carità, applicazione pratica degli insegnamenti del Cristo, che amava soccorrere i poveri, gli ammalati, le vedove prima di tutti gli altri.

Il pontefice ricorda che i poveri, compresi i poveri di salute, sono una ricchezza per la Chiesa. Affermazione che suona paradossale, e che necessita di una postilla volta a tacitare le voci degli anticlericali, sempre pronti a scoccare le loro frecce avvelenate, spesso e volentieri contro bersagli ormai remoti nel tempo.

La persona malata, sofferente, bisognosa di tutto ripete su di sé l’esperienza dolorosa del Cristo; chi rivolge il proprio aiuto al più debole è come se sostenesse Gesù stesso a portare la croce lungo il cammino del Calvario. La persona del povero, del disperato, permette al cristiano, insomma, di dare il meglio di sé, impegnando energie, tempo e denaro a favore di chi è meno fortunato.

Prevedibile l’obiezione storica di carattere antiecclesiastico. La Chiesa cristiana, dicono molti con maggiore o minore cognizione di causa, nel corso dei secoli si è dedicata più che altro al mantenimento di uno status quo socialmente iniquo, facendo in modo, sostanzialmente, che i poveri rimanessero poveri, e che il clero potesse continuare a godere di benefici ed esenzioni varie, a fianco della nobiltà.

Va ribadito ancora una volta, in risposta, che atteggiamenti di questo genere, che vengano da un papa, da un vescovo o alto prelato o dal più umile parroco di provincia (ma quest’ultimo caso sembra improbabile…), vanno condannati, in qualunque tempo e luogo – così come analoghi comportamenti della politica -, proprio in quanto contraddicono alla radice il messaggio del Cristo. Messaggio che è stato invece seguito e applicato, spesso in forme diremmo eroiche, dai francescani, dai salesiani, in genere da sacerdoti e suore e missionari che umilmente hanno dedicato la loro vita al servizio del prossimo, spesso negli ambiti sociali e geografici più sfavoriti e disgraziati del pianeta.

D’altro canto, ci sia permesso di ricordare che là dove si è pensato di sradicare la Chiesa dal tessuto sociale, negandone la ragione profonda, cioè il legame con un Dio creatore amorevole, i risultati sono stati terrificanti. Nel nome di un malinteso egualitarismo, e di una sedicente giustizia sociale, che in realtà celava volontà e politiche di potenza, si è perpetrato spesso il democidio, il massacro di popoli e classi sociali, colpevoli di essere tenutari di un tenore di vita decente (contrassegnato dal possesso di due maiali e una mezza dozzina di galline), o di professare con ingenuità e sincerità una qualsivoglia fede religiosa.

Se dunque la politica deve – come in effetti deve – farsi carico delle situazioni sociali di disagio (ivi comprese le problematiche di salute, in cui noi tutti esseri umani prima o poi incorriamo), non bisogna ricadere nell’errore funesto di spianare la ricchezza, il benessere, l’individualità stessa delle singole persone, nell’improbabile sogno di ridistribuire beni e talenti vari. E la Chiesa, la Chiesa moderna, vivace e dinamica nei suoi preti giovani soprattutto(peraltro ancora troppo pochi), si autoassegna, con grande determinazione, il compito di affiancare le strutture laiche nel sostegno dei deboli, nella crescita e nello sviluppo materiale, civile, spirituale di chi ha maggiormente bisogno.

Il povero, il malato, il disabile, con la loro stessa esistenza, chiamano chi è più fortunato (sotto l’aspetto fisico-materiale) all’offerta del proprio amore. Tale donazione, a volte faticosa e sofferta, ricompensa sempre lo spirito dell’uomo, e lo avvicina a ciò che ci è stato promesso, per il dopo, da Gesù. Come ribadisce col suo intervento Papa Francesco, è questo, e non altro, il senso profondo dell’orientamento cristiano dell’esistenza.