IMMAGINARE E SOGNARE PER FARE LA DIFFERENZA

Consigli per i giovani incerti sul futuro nel nuovo libro del direttore de “La Stampa” Mario Calabresi

MARIANGELA ZIZZI, 25.05.15                     FOTOGALLERY

TORINO “Smettere di dire che non ce la si può fare”, è questo uno dei consigli che il direttore del quotidiano “La Stampa” Mario Calabresi vuole trasmettere ai giovani che si affacciano allavita adulta nel suo nuovo libro “Ma non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi(Arnoldo Mondadori Editore, 2015), presentato domenica 17 maggio 2015 nella Sala Gialla di Lingotto Fiere in occasione della 28a edizione del Salone Internazionale del Libro (14-18 maggio 2015) dal tema “Le Meraviglie d’Italia”.

L’idea di scrivere questo libro nasce dopo vari incontri in alcuni licei d’Italia tra l’autore e gli studenti del quinto anno, prossimi alla “maturità”. Da ragazzi di appena diciotto anni il giornalista e scrittore Calabresi aspettava di ascoltare racconti di progetti entusiasmanti per gli anni successivi al diploma ma non appena è stato domandato loro di esprimere cosa evoca la parola “futuro” tutti i ragazzi hanno risposto ansia, incertezza, paura, disoccupazione, precarietà, estero. In particolare la volontà di scrivere per i giovani è stata confermata dalla domanda di una studentessa di una scuola superiore del Lago Maggiore che ha chiesto a  Calabresi se sia meglio seguire i propri sogni, le proprie attitudini e passioni o dirigersi verso una strada che in realtà non si vuole percorrere ma più proficua dal punto di vista economico. Un sogno è motore d’esistenza” ha risposto lo scrittore consigliando alla ragazza, e più in generale a tutti i giovani, di seguire le proprie passioni coscienti del contesto storico nel quale viviamo e del fatto che si potrebbero presentare grosse difficoltà. Ma se si è veramente disposti ad inseguire il proprio sogno, anche a costo di spostarsi per il mondo intero, lo si fa.

Consapevole del fatto che le parole non bastano, Mario Calabresi nel suo nuovo libro ha proposto storie di vita vera, esempi che dimostrano che non è mai troppo tardi per “fare la differenza”. E’ il 1970 e due ragazzi di ventisei e ventisette anni, agli ultimi anni di specializzazione in chirurgia e pediatria all’Università di Milano, decidono di partire per l’Uganda, a Matany, per dar vita ad un reparto maternità in un luogo pressochè deserto, gestito esclusivamente da quattro suore che distribuivano alle popolazioni vicine acqua potabile ricavata dall’unico pozzo esistente, da loro costruito. Erano Gigi e Mirella, gli zii di Mario Calabresi. La lista nozze del loro matrimonio comprendeva: 22 letti per adulti, 9 lettini per bambini, culle per neonati, lenzuola, elettrocardiografo, microscopio, attrezzi chirurgici, tutto il necessario per dar vita al reparto maternità in progetto, esteso poi anche alla cura degli uomini. La terra non offriva nulla, non c’era un mercato, c’erano solo capanne di fango, il lavoro da svolgere era tanto ma la loro prima lettera destinata ai parenti in Italia recita così: Ma non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Da qui il titolo del libro. Ad oggi, conseguenze del loro coraggio e della loro determinazione sono 284 posti letto, 7 medici, 8 ostetriche, 39.352 visite ambulatoriali, 1.416 bambini nati e la struttura è l’unico ospedale nella zona, salvezza per persone che percorrono anche 100 Km a piedi pur di ricevere cure mediche.

Dopo essersi recato a Matany e raccolto varie testimonianze e racconti legati all’ospedale e al soggiorno dei suoi zii in Africa, Mario Calabresi si è reso conto che questa storia, seppur grande esempio di forza da ricordare, non può raggiungere e rassicurare un ragazzo appena maggiorenne convinto che non ci sia più spazio nel mondo per fare la differenza. “Devo trovare delle storie che mostrino la possibilità di vedere lo spazio dove non immaginiamo che ci sia”, ha pensato l’autore. Storie di vita semplice, storie vicine, storie comuni. Cosa raccontare se non la storia di Aldo, mugnaio a Pogliola di Mondovì (CN). Aldo è un ragazzo che ha studiato solo fino alla terza media e dall’età di quattordici anni lavora nel mulino di famiglia, aperto più di un secolo fa. E’ il 2007 quando suo padre decide di cessare l’attività perché i prodotti artigianali sono ormai poco valorizzati dal mercato. Ma quel mulino non può non esistere più, è la storia della loro famiglia. Per evitare il fallimento, Aldo inizia a spostarsi nelle città vicine per captare le esigenze della gente, accoglie ogni innovazione, comprende che deve ampliare il suo mercato creando un negozio virtuale, vede lo spazio per sognare proprio lì dove suo padre diceva che non ce n’era più. Grazie alle sue intuizioni, ai suoi sacrifici e all’apertura al mondo, oggi Aldo ha creato un’impresa che produce 200 tipi di farine e che dà lavoro a tempo indeterminato a 14 persone, lui compreso.

“Il futuro non è scritto, è tutto da costruire e quando qualcosa si disintegra, si costruisce delnuovo”, afferma Mario Calabresi. Se si immagina di poter fare la differenza, si trova il modo per farla davvero nel contesto e nello spazio in cui si vive, senza cadere nella rassegnazione e nel disfattismo. “Guardate il mondo con gli occhi di oggi e vedrete che lo spazio c’è”, suggerisce l’autore del libro “Ma non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi”.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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