L’ITALIA DEL POCO E SENZA

Raccontata da Bruna Bertolo nel suo bellissimo libro “Donne e Cucina in tempo di guerra”

Emanuela Terracina, 01.12.2017

TORINO – Giovedì 30 novembre 2017, alle ore 18 a Palazzo Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino, si è svolta la presentazione del libro “Donne e cucina in tempo di guerra. Il conflitto raccontato attraverso le ricette della fame – Dal ’39 al ’45: il conflitto raccontato attraverso le ricette della fame” Edizioni SusaLibri. L’autrice è Bruna Bertolo, storica, giornalista e ricercatrice.

Alla presentazione, condotta da Monica Mercedes Costa, sono intervenuti Franco Cravarezza, Gen. C.A., già Comandante della Regione Militare Nord, Pier Franco Quaglieni, Vice Presidente del Centro “Pannunzio”, autore della prefazione, e Nino Boeti, vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte. 

Dal titolo si potrebbe subito pensare a un ricettario in tempo di guerra, ma, come dice il detto “mai giudicare il libro dalla copertina”, o, come in questo caso, dal titolo.

Si tratta infatti di una vera e propria immersione nel quotidiano degli italiani negli anni della Seconda Guerra Mondiale; accanto alle ricette ritrovate nei giornali o raccolte attraverso preziose testimonianze orali, molte pagine che, grazie a un ampio apparato fotografico, mostrano i costumi, raccontano storie personali di coraggio e di sacrificio di un’Italia sofferente, devastata dai bombardamenti e che vede le sue abitudine alimentari radicalmente trasformate.

Nella prefazione, Pier Franco Quaglieni spiega che questo libro «serve ai giovani per conoscere ed a chi ha un’età diversa per ricordare un passato che tanti italiani hanno dovuto affrontare». Scrive inoltre che le donne “nutrivano” la loro creatività con le ricette del “poco e del senza”; le massaie italiane infatti, con molta fantasia e inventiva, riuscivano a rendere meno intollerabile la cucina della fame, fatta di pochissimi ingredienti, di scarti e avanzi. Leggendo queste ricette, è molto più semplice immedesimarsi nelle donne dell’epoca, e soprattutto immaginare i sacrifici terribili che dovettero affrontare i nostri avi in quei terribili anni. Perché parlando di guerra, subito si pensa ai padri impegnati al fronte, e non alle famiglie che combattevano ogni giorno contro la fame.

Analizzando questo libro, si possono fare molte riflessioni, non solo riguardo alla sofferenza patita dai nostri avi, ma possiamo fare un confronto tra loro e noi, generazione “privilegiata”, che viviamo in pace e in una condizione di benessere. E, come ha fatto notare Pier Francesco Quaglieni, «noi che abbiamo tutto, ricerchiamo spesso questo tipo di cucina, anzi per molti è addirittura la normalità!» Un esempio? Il pane di farina di segale, un alimento poverissimo mangiato in tempo di guerra, è ora ricercato e molto apprezzato, a volte richiesto anche al posto del pane bianco, o la marmellata, che in quegli anni si preparava senza zucchero poiché costava troppo, mentre ora è uso comune mangiarla non zuccherata, oppure utilizzare surrogati al posto di alcuni alimenti, come bere l’orzo invece del caffè. Ma anche le varie diete sono un esempio classico per farci capire come, mentre i nostri avi erano costretti senza cibo a causa della guerra, noi invece, che possiamo avere ogni tipo di alimento, ce ne priviamo per apparire “più apprezzabili” agli occhi di questa società.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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