MARC CHAGALL A MILANO

La dimensione onirica della realtà del ‘900

Giovanni Castellano, 2.12.2014

MILANO – In Piazza del Duomo, sotto l’occhio vigile della Madonnina, Palazzo Reale ospita, dal 17 settembre 2014 fino al 1 febbraio 2015, la mostra intitolata Marc Chagall, Una Retrospettiva. La rassegna, a cura di Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer, è promossa dal Comune di Milano e prodotta e organizzata, oltre che da Palazzo Reale, da Gamm Giunti, dal Museo Reale delle Belle Arti del Belgio e dai gruppi 24 ORE e Arthemisia.

L’esposizione, che comprende più di 200 opere, vuole presentare un nuovo punto di vista sul linguaggio pittorico dell’artista franco-russo, che con la sua produzione avanguardistica tocca in modo trasversale numerosi aspetti delle scuole pittoriche europee del Novecento.

L’allestimento suddivide l’operato di Chagall in periodi, da ripercorrere rigorosamente in ordine cronologico. In questo modo è possibile scorgere la differenza tra i soggetti che il pittore rappresenta nel corso degli anni, pur mantenendo sostanzialmente invariate alcune caratteristiche ricorrenti.

Le prime opere esposte, realizzate nella città natale, Vitebsk, e relative ai primi anni del Novecento, ci presentano uno Chagall diviso fra tradizione ed avanguardia. Numerosi sono i ritratti, tra cui spicca la figura della fidanzata Bella, poi sposata nel 1915, che l’artista amava appassionatamente. Oltre ai ritratti, nelle cosiddette “opere russe” Chagall dipinge alcuni nudi, con uno stile che si avvicina vagamente al cubismo. La tradizione russa qui si mischia all’avanguardia francese, con cui il pittore viene a contatto durante un primo soggiorno a Parigi. Caratteristico è l’uso dei colori, che si discostano da quelli naturali per trasmettere precisi stati d’animo (un volto verde rappresenta tristezza, malinconia), e delle forme, quasi stilizzate se non deformate, come a sottolineare il fatto che la visione che l’uomo si crea della realtà, i sogni che egli elabora su di essa sono più importanti dello stesso dato oggettivo.

Chagall, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, abbandona i richiami francesi per rimanere nella sua Russia. Qui, durante il conflitto, continua a raffigurare il suo amore per Bella (ormai divenuta sua moglie), dipingendo coppie di amanti che si elevano a una dimensione onirica, come ne Il Compleanno (concesso alla mostra milanese dal MOMA di New York) e nell’opera principale della mostra, la famosa Passeggiata. Ma se da un lato non può sottrarsi all’espressione dell’amore, Moishe Segal – questo il vero nome levita dell’artista – dovrà d’altra parte esprimere artisticamente le sofferenze patite nel periodo di guerra dal suo popolo, quello ebraico. Un sentimento di angoscia è percepibile nelle numerose opere raffiguranti ebrei, spesso rabbini, perseguitati e costretti all’esilio.

Alla fine della Grande Guerra, Chagall cerca un nuovo inizio nell’arte e nella vita, tornando in Francia. Inizia la fase dei paesaggi e continua quella dei ritratti.. L’eterna giovinezza dell’amore diventa il tema principale. Nello stesso periodo Chagall crea scenografie per il Teatro Ebraico di Mosca. Inoltre illustra le favole di La Fontaine, senza tuttavia riscuotere successo.

Il tempo delle favole e dell’amore sembra però esaurirsi all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Con La Caduta dell’Angelo Chagall lascia trasparire la disperazione per la minaccia nazista che incombe sul mondo intero e sul popolo ebraico in particolare. In un periodo in cui l’arte intera viene completamente dimenticata, il pittore stesso è costretto all’esilio negli Stati Uniti, dove però nel 1944 subisce la dolorosa perdita della moglie Bella. L’unico appiglio per l’artista è la sua stessa attività pitttorica, unitamente alla speranza della pace, che nelle opere del periodo è raffigurata sotto forma di luce.

Terminata l’atroce parentesi bellica, Chagall, rientrato in Francia, superata la depressione per la morte della moglie anche grazie a nuove relazioni sentimentali, torna sulle figure che hanno caratterizzato la sua vita artistica precedente: amore e famiglia. Questa volta le dipinge in forma mitologica, trovando una nuova vena di creatività che permette di disegnare immagini radiose, ancora, di coppie di innamorati.

L’ultimo quadro del percorso milanese è Don Chisciotte, un’opera che racchiude in sé tutta la vita di Chagall. L’artista si identifica nel protagonista dell’opera di Miguel de Cervantes, perché, a suo dire, anch’egli ha combattuto, a modo suo, contro i mulini a vento, nella sua opera politica e sociale (era stato anche Commissario del Popolo a Vitebsk).

La mostra di Palazzo Reale propone diversi itinerari di visita guidata. Tra tutti, il percorso pensato per le scuole elementari. I bambini sembrano essere il pubblico più adatto per capire l’opera di Chagall, che vive a stretto contatto con il sogno, sia nei momenti bui (le guerre) che in quelli di estrema felicità (l’amore). Per i piccoli visitatori è facile immedesimarsi nella visione onirica del mondo di Marc, perché essa è incredibilmente simile alla realtà vista con gli occhi di un bambino. Un bambino che prende il bello che c’è nella vita e lo dipinge su tela con colori vivaci e forme immaginarie.