INTERSTELLAR, IL TRIONFO DELLA FANTASCIENZA

Tra le “stelle” del cinema un colossal sull’universo multidimensionale

FABIO TERRANOVA, 27.11.2014

TORINO – Interstellar è il titolo dell’ultimo spettacolare film di un vero prestigiatore cinematografico come Christopher Nolan. L’ormai riconosciuto e carismatico talento del regista, unitamente alla co-produzione tra i tre colossi – Paramount Pictures, Warner Bros e Legendary Pictures – ha assicurato un travolgente successo alla pellicola che dopo solo due settimane di apertura, ha accumulato incassi per un totale di 321 milioni di dollari, di cui 97 milioni negli States e 224 dal circuito internazionale, contro i 180 di budget necessari a realizzarlo.

A rendere ancora più speciale l’opera cinematografica – uscita anche in 70mm e in pellicola – è l’impianto per cui è stato pensato, l’IMAX, che offre un’eccellente definizione delle immagini, particolarmente utile per le spettacolari visualizzazioni cosmiche proprie di molta fantascienza. Ancora una volta Nolan – autore anche della sceneggiatura – riesce a meravigliare lo spettatore come già era successo con l’onirico Inception, con la trilogia del Cavaliere Oscuro, con The Prestige, o ancora col fantastico Memento. Ma Interstellar si spinge ancora oltre grazie ad una grande opera di sintesi cinematografica che si affida ad un cast “interstellare”. Protagonista principale, nel ruolo dell’astronauta Cooper, è Matthew David McConaughey, attore affermato dal volto scolpito e dal fisico statuario, che nella sua carriera cinematografica ha interpretato i ruoli più svariati vincendo nel 2013 il Golden Globe  e il premio Oscar come miglior attore protagonista nel ruolo di un cowboy affetto da AIDS nel film biografico Dallas Buyers Club. Co-protagonista nel ruolo di Brand – scienziata e astronauta compagna di Cooper nel viaggio interstellare – è Anne Hataway, già vincitrice ai Golden Globe  ai BAFTA ed agli Screen Actor Guild Awards oltre che dell’Oscar come migliore attrice non protagonista nel ruolo di Fantine ne Les Miserables di Tom Hooper, film tratto dal romanzo di Victor Hugo.  Vi è poi uno straordinario Michael Caine – professore e padre di Brand, organizzatore della missione spaziale – anch’egli presente nella trilogia del Cavaliere Oscuro nel ruolo del maggiordomo Alfred. Tra gli altri  attori non protagonisti spiccano nomi come Matt Damon, John Lithgow, Bill Irwin, Casey Affleck e Jessica Chastain.

Il magnifico cast diventa trama di una regia ed una sceneggiatura impeccabili che inseriscono di dirittola pellicola nel club dei colossal. La trama inizialmente sembrerebbe prevedibile e non particolarmente ricca di sorprese: la cupa ed inquietante atmosfera di una Terra ormai inospitale, il genere umano che deve trasferirsi su un altro pianeta potenzialmente abitabile e quindi un progetto di viaggio interstellare per salvare l’umanità. Ma proprio quando tutto sembra scontato ecco la rivoluzione tecnica e contenutistica: si susseguono scene inaspettate, che si distaccano da quelle tipiche dei film spaziali (piloti che si preparano con musiche eroiche, navicelle inquadrate in tutti i loro dettagli…). Si entra improvvisamente nel cuore della narrazione lasciando lo spettatore momentaneamente disorientato, anche a causa di numerosi accadimenti nello spazio cosmico che non sono di immediata comprensione. Va ricordato che Nolan si è avvalso, nello scrivere la sceneggiatura, della collaborazione di scienziati ed in particolare di fisici come Kip Thorne e sir Roger Penrose che hanno permesso di conferire al film un forte realismo quasi documentaristico e una logica stringente che può peraltro risultare ostica  allo spettatore “medio”; il geniale Nolan non manca però di rendere più che comprensibili i vari concetti scientifici col proseguire della storia.

Sul piano dei contenuti filosofici e concettuali, Nolan ribadisce fondamentalmente la sua concezione di un universo multidimensionale, a cui l’uomo tende proprio in forza dello sviluppo e della sperimentazione scientifica. Si tratta in fondo di una visione quasi religioso-filosofica della scienza, un invito a riflettere su qual’è il rapporto tra l’universo e il genere umano.  “È un film  su ciò che significa essere umani. – dichiara lo stesso regista – Più ti allontani nell’universo e più cose scopri della condizione umana. Mi interessa molto la gente. Mi interessa l’oggettività contro la soggettività”.