MONSIGNOR ANTONIO STAGLIANÓ  IN-CANTA I FEDELI

Le omelie cantillate, potente strumento di evangelizzazione

Tiziana Bettinelli, 08.06.2015

Mons. Staglianò

ROMA – Usare la musica come strumento per coinvolgere i giovani, per far arrivare loro il messaggio evangelico e farli riflettere sull’umanità. È questa la teoria di Monsignor Staglianò, carismatico vescovo di Noto, che non disdegna di utilizzare nelle sue omelie stralci di canzoni del panorama italiano della musica leggera  per diffondere il messaggio cristiano, arrivando così dritto al cuore delle persone.

Recentemente ospite nella rubrica Effetto Estate, condotta da Benedetta Rinaldi e Alessandro Greco, della trasmissione televisiva RAI Uno Mattina, il Monsignore ha spiegato le ragioni di questa accattivante strategia evangelica.

«Io non canto, cantillo non tanto per spiegare la parola di Dio ma per spiegare la condizione dell’umanità di oggi. Ci sono cose che, dette con parole mie, non sortiscono lo stesso effetto che se invece vengono dette da qualche cantante.  Cerco così dei testi capaci di interpretare l’esperienza umana, specialmente quella un pó più disastrosa».

Il messaggio filtrato dalle citazioni musicali di Noemi, Marco Mengoni, Nek, Arisa e Giovanni Caccamo arriva forte e chiaro, viene ascoltato da un pubblico vasto e penetra nel cuore dei giovani. «Ci sono parole che i ragazzi hanno nell’anima perché passano attraverso il ritmo e l’armonia della melodia» e l’obiettivo di questo vescovo illuminato è quello di interpretare quelle parole a modo suo, come veicoli di educazione.

Sono parecchi i sostenitori di questo nuovo metodo che combatte la noia delle omelie e riesce a rendere la messa un momento allegro e piacevole.

 «Spesso si pensa che per ridurre il problema della noia bisogna fare delle omelie  più corte. Ma il problema non è la durata. – spiega Monsignor Staglianò–  L’omelia deve portare la Parola di Dio, calarla nella vita, farla entrare nelle viscere, magari anche come un pugno nello stomaco, per creare conversione e cambiamento. Se uno ascolta una bella omelia formale, ma che non lo scuote dentro, questa rimane improduttiva».

I suoi metodi alternativi però non convincono proprio tutti e a chi lo taccia di avere manie di protagonismo, così risponde: «io faccio serenamente il mio lavoro cercando di comunicare con i ragazzi. Il vescovo in una chiesa locale è già protagonista della scena, non ha bisogno d’altro. Non sono stato io a diffondere il video della mia omelia». È infatti tutta opera di un fedele, che durante le celebrazioni del venerdì Santo, ha avuto la fantasia di riprendere la predica di Monsignor Staglianò e postarla sul web.

Ed il web è sempre più ricco di esibizioni di questo tipo. Prende sempre più piede quello che viene chiamato “Effetto Sister Act”: religiosi che manifestano la propria fede cantando e ballando. Un fenomeno che sta dilagando conquistando la rete con video postati sui social network mondiali e che cattura l’attenzione delle fasce più giovani della popolazione, attratte da queste moderne forme di comunicazione, più vicine al loro modo di pensare.

È forse questa la strada giusta per l’evoluzione della comunicazione della Chiesa. L’importante è comunque arrivare al cuore delle persone, anche con la commistione di testi sacri e profani, perché dobbiamo partire dal presupposto che Dio è in tutte le cose e quindi anche nelle canzoni.