LUNGO I SENTIERI DI MONTALTO: UN’OASI NATURALE

Laghi, leggende celtiche, lo sfondo delle montagne

GENNAIO 2004

GIANNI FERRARO

MONTALTO DORA (To) – La prima passeggiata dell’anno nuovo  alla scoperta di antichi sentieri tra le colline di Montalto Dora. Sembra il titolo di un componimento che ci veniva assegnato a scuola al termine delle vacanze di Natale, in effetti si tratta di una splendida escursione che offre molteplici opportunità. Mentre si sgranchiscono le gambe un po’ rattrappite dal freddo, scopriamo antichi sentieri evidenziati da incisioni rupestri e visitiamo suggestivi paesaggi, alcuni dei quali si riflettono in due stupendi specchi lacustri.

Il lago Pistono ha restituito alla luce, ora che il suo invaso è stato ampiamente ridotto, frammenti di utensili neolitici usati dai primi abitatori del luogo che avevano costruito le loro dimore “sull’isolotto”, mentre Il lago Nero continua imperterrito a mostrare le sue acque scure e tenebrose. La stradina che lo fiancheggia funge da argine con i boschi sovrastanti, forse anticamente abitati dai leggendari Celti che avevano scolpito i loro simboli sacri sulle rocce.

Sostiamo in una piccola insenatura dove le onde mosse dal vento vanno ad infrangersi sui grandi massi addossati alla riva; quel ripetitivo canto dell’acqua ci trasmette sensazioni inconsuete: non sono forse vibrazioni musicali quelle dell’onda capaci di comporre un’armonia naturale altamente sublime?

Rivivendo il fantastico ambiente dei vecchi Celti, il lago ci appare come un grande strumento musicale entro il quale tutta quell’energia d’amore, o di dolore del vissuto umano tende a trasformarsi in pause, in accordi, in note gioiose o tristi. Il lago trasmette così ai nostri occhi le stesse sensazioni che avevano catturato l’attenzione dei nostri progenitori: una grande cappella votiva permeata di musicalità.

Alziamo lo sguardo al Roc Tupin rispolverando mentalmente l’immagine del “mascherone”, un  incavo roccioso sovrastato da tre più piccoli, quasi a comporre un effetto umano. Anche qui, disseminate tra felci ed erica, appaiono segni litici scolpiti dall’uomo, gli stessi simboli che si ripetono sulle variegate colline circostanti comunemente dette “brik o truk”, dall’antico linguaggio in uso ancor oggi.

Era tempo di riportarsi sulla strada principale delle vigne e dopo circa un’ora sul crinale di Pian della Gatta, dove i resti dell’acquedotto romano hanno sfidato la rovina del tempo, ecco apparire all’orizzonte la spettacolare catena montuosa che si staglia a formare un magnifico anfiteatro naturale, dal Monviso alla nostra Bella Dormiente per continuare via via con la Cavallaria, le Dame di Challant fino al vicino Mombarone che si erge maestoso, quasi un naturale baluardo, in sinergia con l’imponente castello di Montalto, a protezione dell’oasi bellissima in cui ci troviamo.

A pochi passi da noi sull’altura vicina giace una roccia di notevoli proporzioni contornata da una fitta coltre di erica: il suo cuore è una vaschetta quasi sempre colma d’acqua stagnante, utilizzata pare dall’uomo antico a scopo culturale. Scettici ma non abbastanza immergiamo le mani in quell’acqua, arricchita dal magnetismo liberato dalla pietra, alla stregua dei nostri predecessori che curavano i loro mali corporei attraverso le energie naturali irradiate da luoghi suggestivi e dominanti, proprio come quello che i nostri occhi moderni stavano ammirando.

Il castello sempre più partecipe dall’alto del suo trono offriva tutto se stesso facendola da padrone con l’irresistibile fascino medievale. Quando gli occhi dei romantici e i pensieri dei nostalgici scrutano attraverso le sue mura di pietra scorgono la sagoma evanescente di Emma e Guiscardo che s’aggirano da secoli sugli spalti, mentre nelle notti di plenilunio le “masche” scendono dal maniero coi loro mignoli accesi come candele, lasciando intravedere, sotto lunghe sottane, i piedi d’oca.

La fantasia si rivela sempre grande amica quando i  passi calpestano vecchie strade impolverate da ricordi quasi sopiti. È  allora che le mitiche “Chansons de Geste” diventano protagoniste dei nostri romantici pensieri.

«Come è semplice attraversare il tempo!» Disse una signora che faceva parte del gruppo. Ed io aggiunsi: «In poche ore abbiamo ripercorso millenni di storia ancora incerta, ma le tante sensazioni ricevute sono state reali e toccanti nel trasmetterci pace e serenità con la magica atmosfera che solo la natura ci può dare. Se poi  riusciamo a  liberarci dai condizionamenti quotidiani nel percorrere luoghi come questi, allora è possibile anche stabilire il contatto con il soprannaturale per capire forse il senso della nostra vita»

Chi volesse provare queste emozioni può contattare al numero 0125-650387 la signora Luciana di Montalto, studiosa e ricercatrice del mondo antico, che gentilmente offrirà la sua collaborazione nell’organizzare qualche visita guidata alla scoperta di una stupenda realtà.