NELLA VALLE DI GRESSONEY LA CULLA DEI WALSER

Dal paese di Issime parte l’affascinante Vallone San Grato, museo di   storia a cielo aperto che  forma un tutt’uno con la bellezza della natura circostante

MARTINA PRAZ 12.12.2014                                    FOTOGALLERY

ISSIME – Sembra difficile pensare che, lontano dalla vita caotica della città, esistano luoghi in cui la natura quasi incontaminata e il vasto patrimonio di tradizioni e cultura, creino il binomio perfetto per offrire al proprio visitatore una senso di pace e tranquillità. Ed è proprio questa la sensazione che si percepisce quando, salendo la Valle del Lys, situata nella parte più a est della Valle d’Aosta, si approda ad Issime, un piccolo paese di appena 350 abitanti ma con un patrimonio naturalistico e culturale immenso.

Situato a 960 m sul livello del mare con una superficie di 67,50 kmq, Issime, che si trova proprio a metà della Valle del Lys, si estende su una conca alluvionale, formatasi in epoca antichissima, dalla frana di una parete del vallone di San Grato. In particolare quest’ultimo rappresenta un sorta di autorità per il paese: a livello naturalistico infatti, dagli amanti della montagna ai camminatori meno esperti, tutti rimarranno affascinati dai verdi pascoli e dagli immensi boschi di conifere che, specialmente in autunno, nel giornate di sole, tingendosi di colori aranciati in contrasto con il cielo azzurro limpido, creano un’atmosfera mozzafiato. Ad accogliere il curioso visitatore, attorniata dalle immense montagne che sembrano quasi proteggerla, troviamo poi la bella cappella di San Grato, consacrata al santo, Vescovo protettore della Valle d’Aosta ed edificata nel 1701.

Se questo vallone potesse parlare sicuramente non esiterebbe a raccontarci una storia risalente a molto tempo fa, tra il 1000 e il 1200, che ha come protagonista un intero popolo, il popolo dei Walser, che dal vicino Vallese, attraverso il ghiacciaio del Monte Rosa, si stabilì ad Issime, Niel (frazione del vicino comune di Gaby) e Gressoney. San Grato rappresenta il primo sito d’insediamento di questa popolazione, dalla lingua e dagli usi e costumi tipici germanici, che non esitò, a poco a poco, a scendere a valle per mischiarsi con la popolazione locale di stampo franco provenzale, continuando però a mantenere intatte, con un certo orgoglio, le proprie radici. Questa sorta di “mescolamento” è testimoniato dal tipico dialetto “töitschu”, che si presenta oggi come un vero e proprio mix di termini provenienti da diverse parlate: infatti, ai termini originari della lingua dei primi Walser, si affiancarono parole franco-provenzali, provenienti dalla lingua parlata dalle popolazioni che già abitavano in territorio issimese prima dell’anno Mille, o termini di matrice francese e svizzera, destinazioni in cui gli abitanti locali si recavano a lavorare in alcuni periodi dell’anno.  

Si capisce quindi come la cultura Walser rappresenti un vero e proprio marchio di fabbrica per il paese che, unito ai comuni di Gressoney-St-Jean e Gressoney La-Trinité, si fa carico di preservare nel tempo un sistema di tradizioni fuori dal comune. Tradizioni che si riflettono in tutti gli aspetti del quotidiano, ma che si possono riassumere analizzando la costruzione delle tipiche case Walser, di cui il Vallone di San Grato costituisce una sorta di museo a cielo aperto, ospitando varie strutture di questo tipo in buono stato di conservazione. Progettata per resistere ai climi più rigidi, la tipica abitazione Walser era  costituita da un basamento di forma quadrata in pietra e da un corpo superiore in travi di legno, incastrate tra loro secondo la tecnica chiamata “Blockbau”. Marchio di fabbrica di queste strutture è il tipico fungo, costituito da una base a pilastro in legno, sormontata da un disco in pietra, che aveva la funzione di sopraelevare l’abitazione.  Interessante anche l’organizzazione abitativa interna che permette di capire come si svolgeva una tipica “giornata da Walser”: al piano terra troviamo la stalla, al primo piano la cucina, utilizzata anche per la lavorazione dei formaggi, e una stanza che fungeva sia da soggiorno che da camera da letto e rivestita interamente in legno, nella parte superiore invece il fienile. Non si tratta quindi di una semplice abitazione ma di un vero e proprio centro delle maggiori attività produttive del secolo, incentrate su agricoltura e allevamento, di cui il vallone mostra ancora i segni tangibili.

Luogo di passaggio e culla di insediamento per i primi Walser ieri, sito di grande interesse storico-naturalistico oggi: insomma il Vallone di San Grato non smette mai di stupire e sembra mostrare al viaggiatore che lo percorre, passo dopo passo, i segni indelebili del passaggio di un popolo e del suo insediamento. Un popolo che ha animato e continua a rendere vivo il paese di Issime e il vallone di San Grato grazie al suo vasto patrimonio culturale che ha lasciato in eredità.

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