NON C’È LIMITE ALLA MISERICORDIA

Africa, terra di missione con i Cappuccini delle Marche

Benedetta Grendene, 05.09.2016               FOTOGALLERY

RECANATI – Domenica 4 settembre, nel giorno luminoso della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, la Santa degli ultimi, “instancabile operatrice di misericordia”, come l’ha definita Papa Francesco, a Recanati si è gettata una goccia nell’oceano per vincere la “globalizzazione dell’indifferenza”, durante il XXX° convegno missionario organizzato dalle Missioni Estere dei Cappuccini delle Marche, servizio che opera con finalità umanitarie in particolar modo nei territori dell’Africa.

Ad aprire la giornata è stato l’intervento di Mons. Félicien Muanama Galumbulula, vescovo della diocesi di Luiza nella Repubblica democratica del Congo che, giunto in Italia per ordinare cinque nuovi diaconi, ha accettato di condividere le sue riflessioni, a partire dai principi dottrinali espressi nel decreto sull’attività missionaria della Chiesa “Ad gentes”. Il presule ha voluto sottolineare l’importanza del connubio inscindibile tra Missione e Misericordia, alla luce dell’Anno Santo che stiamo vivendo, con un invito particolare a  “guardare alla missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale”, come ha ricordato il Santo Padre in occasione della Giornata Missionaria Mondiale che vivremo domenica 23 ottobre. Ogni Giubileo è un καιρός, un tempo di grazia e di cancellazione del debito, affinchè l’uomo rinnovi la sua fiducia in Dio, Signore dell’universo. La missio Dei è il fondamento della missio Ecclesiae, a partire dall’assunto che Dio è Amore. L’attività missionaria della Chiesa non è puramente umana, ma è un’opera di Dio e dello Spirito Santo sulla Chiesa. Come rammenta San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris MissioL’impulso missionario appartiene all’intima natura della vita cristiana e ispira anche l’ecumenismo: Che tutti siano una cosa sola…., perché il mondo creda che tu mi hai mandato(Gv 17,21). La motivazione profonda della missione si ritrova nella natura intima di Dio e nel suo Amor fontalis che sta alla base della missione ed è un amore misericordioso, che versa l’olio della tenerezza e della compassione per curare le ferite del fratello: prendere parte alla missione significa partecipare a questo movimento continuo di amore di Dio per l’uomo. La missio Ecclesiae si rivela autentica nella misura in cui rispecchia la volontà e il volto di Cristo come segno e presenza del suo amore e della sua carità, scoprendo un orizzonte di salvezza nel nostro pellegrinaggio terreno. Una sfida dunque si apre sul fine escatologico della nostra fede: il rapporto con Dio è un rapporto tra uomini in cammino e l’invito a farsi prossimi attraverso la pratica della carità farà intravedere in ognuno di noi uno spiraglio di luce in una prospettiva eterna di Misericordia. Con la pratica delle opere di Misericordia spirituali e corporali i discepoli di Cristo si assumono la responsabilità di una visione integrale dell’uomo e sono chiamati a “guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e a sentirsi provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto”, senza “cadere nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge”, come  scrive il Santo Padre nella Misericordiae Vultus, bolla di indizione del Giubileo. La missione cristiana prevede una “Chiesa in uscita”, chiamata al dialogo con tutte le culture del mondo e pronta ad attraversare le frontiere per condividere il dinamismo dell’Amore di Dio e il suo disegno di unità tra i popoli della terra. Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium Papa Francesco sottolinea quanto diventi contagiosa una vita dedicata al servizio: “Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. Come dice Padre Marzio Calletti,  Ministro provinciale dei Cappuccini delle Marche, “Siamo tutti missionari, tutti mandati e il saluto Pace e Bene custodisce in sé tutta la forza della missionarietà francescana”, presente alla trentesima edizione del convegno, insieme a Mons. Domenico Marinozzi vescovo emerito missionario in Etiopia. Padre Francesco Pettinelli ha dato quindi spazio alle tante testimonianze che hanno illustrato i due progetti missionari in Etiopia e Benin e la missione in Ghana iniziata nel 2005 grazie ad alcuni frati cappuccini indiani. Commovente il racconto di alcuni laici come Mauro Rosati che ha scelto di festeggiare il 25° anniversario di matrimonio intraprendendo con tutta la sua famiglia un viaggio missionario che gli ha palesato quanto la Chiesa sia il solo raggio di speranza per quei popoli africani che non hanno nulla e si rivolgono ad un vescovo semplicemente per avere una strada, un asilo, una scuola o un ospedale, beni che noi diamo assolutamente per scontati..

Viaggiare con le Missioni Estere Cappuccine è stata un’esperienza unica, estremamente emozionante che ha aperto per la mia vita una finestra vera sulle missioni e sul sistema delle adozioni a distanza”: anche la manager Patrizia Clementoni, figlia di Mario fondatore della storica azienda di giochi educativi per bambini, ha voluto raccontare la sua esperienza di viaggio missionario in Etiopia intrapreso con sua nipote, con il desiderio di visitare l’asilo che suo padre aveva contribuito a far costruire ad Araka. Oggi la struttura ospita duecento bambini divisi in quattro classi ed è gestito da suore, supportate da alcune maestre laiche formate secondo il metodo montessoriano, improntato sul gioco divertente che aiuta i bambini ad imparare a leggere e a scrivere tramite canzoni e filastrocche. In queste terre dimenticate da tutti, in mezzo al nulla operano persone indubbiamente illuminate da Dio e nei loro occhi si leggono una gioia disarmante, una serenità rara da scorgere nel nostro mondo e propria solo di chi ha fatto della sua vita un dono per l’altro. Per me che ho una fede incolta, la parte più difficile da comprendere in questo viaggio missionario è stato accorgermi di quanto sia un mistero come tante persone pur vivendo in capanne dove non c’è letteralmente nulla, trovino la forza e la gioia di ringraziare Dio in ogni momento”: ha puntualizzato commossa Patrizia Clementoni e forse in queste parole è racchiusa la cura a tanti nostri mali …

Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole” diceva San Francesco ai suoi frati, così durante il convegno ha parlato anche il silenzio, attraverso le immagini struggenti della mostra “Missione, un viaggio nel cuore”, toccante reportage fotografico di Fausto Accattoli con il catalogo curato nella prefazione dal giornalista RAI Vincenzo Varagona. Impossibile restare indifferenti di fronte alle tante storie, ai volti e ai sorrisi di tanti bambini che con i loro occhi gridano la loro richiesta di amore dall’Africa, periferia esistenziale che proprio Papa Francesco ha eletto “capitale spirituale del mondo”, aprendo la prima Porta Santa il 29 novembre 2015 a Bangui, cuore pulsante del Centrafrica.

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