PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA

Natura, cultura, gastronomia e sport nel regno della biodiversità

Grazia Felli, 07.09.2015

L’AQUILA – Istituito nel 1995, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, terzo in Italia per estensione, è una delle realtà nazionali più dinamiche ed attive, sia sul fronte della conservazione della natura sia per quanto attiene allo sviluppo sul proprio territorio di attività economiche sostenibili.

La morfologia in prevalenza montuosa del parco, che con suoi 150.000 ettari di superficie interessa il territorio di tre regioni: Abruzzo, Marche e Lazio. Ben cinque sono le province: L’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno con quarantaquattro comuni. Racchiude straordinari paesaggi naturali godibili tramite passeggiate ed escursioni, ma anche a cavallo e in bicicletta, lungo il tracciato dell’ippovia del Gran Sasso d’Italia. Non mancano gli sport, dall’alpinismo all’arrampicata al parapendio con  lo sci e le ciaspolate d’inverno. Borghi antichi, siti archeologici, castelli, santuari, abbazie, chiesette rupestri, eremi e grotte ne costellano il paesaggio, caratterizzato da una natura eccezionalmente ricca di foreste, sorgenti, cascate, praterie, altopiani, vertiginose creste e impressionanti pareti rocciose. Un’immensa risorsa per il turismo natura, fatta anche di artigianato, enogastronomia e folklore.

Diversi primati rendono unico il parco. Quelli della natura, in primis, che registrano la presenza della vetta più elevata dell’Appennino, il Corno Grande (2912 mt), del ghiacciaio più meridionale del continente, il Calderone, del bacino artificiale più esteso d’Europa, il lago di Campotosto.  Ad essi si aggiungono i primati della governance che vedono l’attuazione, dal 1998 ad oggi, di ben dodici progetti comunitari “Life” tradotti in interventi di tutela tesi ad integrare gli interessi collettivi di conservazione e le attività socio-economiche tradizionali della montagna.  Grazie alle attente politiche gestionali, l’area protetta oggi è un paradiso di biodiversità: con i camosci, in particolare, che ne sono il simbolo e che, quasi estinti sul finire del ‘900, con circa seicento unità sono tornati a popolare l’intera catena del Gran Sasso, consentendo di liberare esemplari anche in altri parchi. Al successo nella reintroduzione dell’ungulato, si aggiunge quello nella tutela di specie preziose come il lupo e l’aquila reale, i cui nuclei riproduttivi sono in aumento, e nella conservazione della flora, che conta diverse migliaia di specie.

L’idea che la qualità delle produzioni sia intimamente connessa con la qualità ambientale,  rappresenta il principio guida della politica agroalimentare del Parco, ambito nel quale si è puntato a creare delle reti di produttori e a stabilire veri e propri patti ambientali con quanti: agricoltori ed allevatori, quali “presidi” sul territorio, sono a tutti gli effetti co-protagonisti della missione di tutela propria del Parco. In tal modo si contribuisce a scoraggiare l’abbandono delle pratiche di allevamento tradizionali e il conseguente spopolamento delle aree montane.

Tra i tanti tesori custoditi dalle montagne del parco c’è l’acqua, cui l’Ente ha dedicato un museo, nel borgo di San Pietro di Isola del Gran Sasso, ai piedi della montagna. La presenza dell’acqua caratterizza gli ambienti dell’area protetta: da quelli peculiari dei Monti della Laga, dove la sua abbondanza produce una rigogliosa vegetazione e innumerevoli ruscelli e cascate, alle zone umide di importantissima valenza naturalistica, ai fiumi che si originano dalle risorgive del Gran Sasso, ai numerosi laghi che danno riparo a specie rare di fauna e flora. Tra queste straordinarie risorse è il fiume Tirino, che attinge le sue acque dalle riserve profonde del Gran Sasso scorrendo tra la provincia dell’Aquila e di Pescara. Considerato uno dei più belli d’Europa, le sue limpide e fresche acque circondate da una lussureggiante vegetazione ripariale, si lasciano a lungo percorrere in canoa.

Un cenno merita il lago di Campotosto, fiordo del Parco che, tutelato da una Riserva di Ripopolamento Animale, è stato riconosciuto come Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.). L’immenso bacino lacustre costituisce un luogo di grande interesse per l’avifauna: nel periodo invernale e durante il passo primaverile ed autunnale, le acque del lago si popolano di migliaia di uccelli acquatici che trovano rifugio e cibo nelle anse e negli acquitrini che si formano sulle sponde dello specchio d’acqua. La specie più numerosa è la folaga che, con centinaia di individui, frequenta il lago d’inverno.  Sul lago è consentita, ma regolamentata dallo stesso Ente Parco, la pesca professionale, sportiva e dilettantistica, ad esclusione delle zone interdette in quanto ritenute sensibili per la riproduzione dell’ittiofauna e dell’avifauna e, a tal fine, adeguatamente segnalate sul posto. Trota iridea, Carpa, Tinca, Luccio, Anguilla, Alborella sono le principali specie presenti nel lago, insieme al Coregone, che è alla base di molte preparazioni tipiche di queste zone.