RENOIR E LA LUCE DELL’IMPRESSIONISMO A MILANO

La sfida alla tradizione pittorica

OTTOBRE 2002

NICOLE ZANCANELLA

MILANO – Le immagini di Renoir colpiscono in tutto, gli occhi e forse anche il cuore. La locandina della Fondazione Mazzotta, che ad ogni stagione propone stupende mostre legate ai secoli XIX-XX, è rosso fuoco ma il quadro che reca impresso è sfolgorante: la donna del “Ballo a Bougival” porta un vestito bianco, un bianco di tulle e di neve.

 Renoir, Ballo a BougivalLa sua espressione, ridente e rapita, cattura quella del compagno che l’ammira nascosto dalla tesa del cappello di paglia. Il quadro esposto è una copia (l’originale si trova a Boston), ma gli spettatori si fermano ugualmente a contemplarlo, perché un dipinto non è; è una fotografia abilmente scattata con pennello e colori, un’istantanea che ferma la danza e magicamente dà l’impressione del movimento, grazie anche alla luce che investe la donna.

Quello che difficilmente lo spettatore si immagina è che queste figure danzanti, i paesaggi, i bambini ritratti (gli stessi figli di Renoir, come testimonia il quadro raffigurante Jean, “L’enfant à la chaise“) sono in realtà frammenti di una rivoluzione che scoppiò in Francia nella seconda metà dell’Ottocento.

Una “sommossa” dai toni accesi, talvolta persino aspri perché come Renoir molti altri, tra cui Monet, Manet, Delacroix per citare i più celebri, inaugurarono con l’Impressionismo un nuovo modo di raffigurare il reale.

Le tele che catturano la nostra attenzione costituivano sotto molteplici aspetti la risposta innovativa, per alcuni addirittura insolente, alla tradizione delle Accademie. Per primo venne stravolto il colore, che i maestri stendevano sovrapponendo le pennellate e accostando le nuances più eterogenee: il risultato fu un nuovo stile che eliminava la classica tecnica della sfumatura e creava un effetto “materico” grazie al tratto deciso e ispessito.

Poi nacquero nuovi interessi: una volta abbandonate le divinità olimpiche, le scene idilliache di pastorelli e le tele celebrative di grandi personaggi (basti pensare alle raffigurazioni dell’imperatore Napoleone Bonaparte, firmate da David ed esposte tuttora al Louvre), ci fu un ritorno alla natura, al paesaggio, a soggetti di un mondo più quotidiano e vicino.

Renoir sperimentò le prime tendenze condividendole con i compagni, come emerge dai suoi primi quadri. Tuttavia ben presto, attorno al 1881, trovò un autonomo sentiero nel movimento. La sua pittura si volse a contorni più netti e definiti, a figure piene e nitide, tornando alla classicità. Le sue “Bagnanti” tonde e burrose inneggiano alla plasticità, evocando le Veneri greche al bagno.

Il suo stile si fece dunque sempre più personale, fondendo insieme tradizione e novità, sacro e profano si potrebbe dire, in quanto gli Accademici reagirono violentemente alla rivoluzione impressionista e al sovvertimento dei canoni pittorici.In tutti i modi tentarono di estromettere dai circuiti dell’arte questi artisti, costretti ad esporre separatamente dagli altri al Salon des Refuses.

La mostra “Renoir e la luce dell’impressionismo” è un evento da non perdere. Racconta attraverso la sorprendente semplicità e bellezza delle tele la vittoria di chi osò sfidare la tradizione e segnare una tappa fondamentale della storia dell’arte.