UN VIAGGIO  NELL’ETÁ  INDUSTRIALE  DELL’ITALIA

Con Stefano Robino,  i suoi quarantacinque scatti che fanno rivivere il periodo d’oro del nostro Paese

MARIANGELA ZIZZI, 06.12.2014

MILANO – E’ visitabile dal 25 novembre 2014 all’8 febbraio 2015 la mostra fotografica “STEFANO ROBINO. IL FARE, IL LIMITE E LA BELLEZZA. ALLE ORIGINI DI UN’ITALIA INDUSTRIALE.”, seconda tappa della trilogia L’uomo e il fare”. Organizzata dal CMC (Centro Culturale di Milano) di via Zebedia 2, sede dell’evento, in collaborazione con ADMIRA. Una rassegna inedita che raccoglie 45 fotografie, per lo più vintage prints, curata da Enrica Viganò e Camillo Fornasieri con il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano.

Il Centro Culturale di Milano, nato nel 1981 da un’idea di don Luigi Giussani, ospita così la sua settima grande mostra fotografica, dedicando stavolta gli onori di casa algrande talento del fotografo torinese StefanoRobino, classe 1922, dal 1939 disegnatore tecnico alla FIAT Grandi Motori di Torino,e in seguito anche apprezzato pittore. Sono stati proprio i grandi motori con le loro dimensioni titaniche a catturare lo sguardo del fotografo e ad essere da lui immortalati a partire dagli anni ’40. Soggetti immobili e potenti, simbolo di quell’Italia industriale che nel dopoguerra stava ripartendo con grandi speranze in un futuro migliore. Gli operai di quegli anni dinamici e febbrili, ma anche fabbriche, officine, ferriere, fonderie, acciaierie, tutte strutture ormai generalmente dismesse e abbandonate, e ancora  depositi di scorie e rifiuti, sale motori, fasi di montaggio, periferie e zone industriali di Torino: soggetti insoliti ed innovativi rispetto al panorama fotografico dell’epoca ma mai banali, ad oggi testimoni della passata età industriale italiana.

Interesse particolare desta la serie di fotografie ideata per rappresentare il ciclo di costruzione del più grande motore navale italiano,progettato dalla FIAT negli anni ’60. Fotografie chiare, dirette, che alternano luci ed ombre e rispecchiano la formazione pittorica dell’artista. “Sono fotografo – dichiara Robino –  con lo stesso spirito col quale si scolpisce un marmo. Cerco di scavare le mie luci ed ombre e ricavare, con cose vive, quelle forme che tanto mi appassionano”.

Spiega il figlio primogenito Paolo: “L’artista dà vita ad una vera e propria scultura fotografica sfruttando il processo di solarizzazione”. Come responsabile dell’archivio fotografico ha ricercato, scelto e selezionato le fotografie da mostrare, ricordando la persona eclettica di suo padre e ammirandone la vita piena di passioni, dalla pittura alla fotografia, dal volo aereo all’astronomia, quest’ultima così forte da spingerlo a costruire un telescopio con le sue stesse mani.

Proprio grazie alla nascita del primogenito nel 1952, la fotografia di Robino si arricchisce di nuovi soggetti e sentimenti legati alla vita familiare. E l’artista espande il suo stile al ritrattismo – fotografico ma anche pittorico – avviandosi ad un’intensa attività espositiva a livello nazionale ed internazionale. Partecipa a numerosi concorsi che lo vedranno vincitore di molti primi premi tra cui la V Gara Fotografica Motta-Ferrania Milano, 1955; l’Orso d’Oro al II Salone Internazionale d’Arte Fotografica Biella, 1957; il III Concorso Bimbi e Ragazzi d’Italia della Carlo Erba Milano 1961, a cui partecipò con un ritratto dei suoi due figli Paolo e Luca arrivando primo su 13.000 partecipanti.

Dal suo punto di vista privilegiato – nel 1965 diventa responsabile del laboratorio fotografico della FIAT e poi dell’ufficio pubblicitario della GM Trieste – Robino ha saputo cogliere la vita dei lavoratori e il mondo dell’industria, vivendo dall’interno ogni situazione fotografata. Con la sua macchina fotografica è tra la folla che saluta alla partenza della nave Cristoforo Colombo – siamo nel 1951 – diretta verso gli Stati Uniti col suo carico di emigranti e di speranze; ma anche tra i quartieri della sua città, tra i passanti a Gavi Ligure, il paese della sua amatissima moglie, ritratta con i piccoli figli Luca e Paolo. La famosa fotografia appare tra le pagine della rivista fotografica mensile americana LIFE, che dal 1951 ha pubblicato varie opere di Robino contribuendo alla sua affermazione a livello internazionale. Altri scatti del fotografo torinese sono reperibili all’interno dell’annuario americano U.S.Camera e della rivista Modern Photography, per la quale Robino ha collaudato varie pellicole fotografiche. Si aggiungono all’elenco le riviste LEICA Fotografie, La Stampa, Ferrania, L’europeo e molte altre ancora.

A tanti anni di distanza dagli esordi, la bravura di Stefano Robino continua ad essere riconosciuta ed ammirata da tanti gruppi e circoli fotografici. Uno fra i tanti è “La Gondola” di Venezia, in possesso di alcune fotografie inedite dell’autore che saranno esposte insieme ad altre d’archivio alla prossima mostra in preparazione per febbraio 2015 sulla storica repubblica marinara.

Con Stefano Robino la fotografia ha fatto il suo ingresso nelle Officine Grandi Motori e nei cantieri, nuovi ambienti ricchi insieme di limiti e di fascino, sfondi per eccellenza del complesso rapporto uomo-macchina. E forse nessuno meglio di lui ha saputo descrivere il nascente paesaggio industriale del secondo ‘900 con il solo utilizzo di fotografie che parlano da sé.

La mostra – inserita tra gli appuntamenti della rassegna “Milano Cuore d’Europa”, promossa dal Comune di Milano –  propone anche altre fotografie industriali in bianco e nero di vario formato, disposte intorno ad un nucleo di scatti dal taglio più generico, presentati insieme a documenti, riviste e materiali pubblicitari originali del secolo scorso. Accompagna l’esposizione un catalogo della collana I Quaderni del CMC, n°8, Admira Edizioni, con un intervento del poeta e saggista Franco Loi e la proposta di visite guidate a tema.