“DONNE DELLA RESISTENZA IN PIEMONTE”

Rivivono al Centro Pannunzio nell’accurata opera della ricercatrice Bruna Bertolo

MARIA MAZZA, 24.03.2015                                      FOTOGALLERY

TORINOA quasi 70 anni dall’anniversario della liberazione d’Italia dall’occupazione nazi fascista, il prestigioso Centro Pannunzio si fa sede di un importante incontro sul ruolo delle donne nella Resistenza. Martedì 25 marzo, infatti, la  famosa giornalista e scrittrice Bruna Bertolo ha presentato il suo ultimo libro “Donne della Resistenza in Piemonte” ed. Susalibri 2014, 9.90 €. 

Con lei, al tavolo dei relatori erano presenti Pier Franco Quaglieni, presidente fondatore del Centro Pannunzio con il suo collaboratore  Stefano Morelli e, in rappresentanza del Consiglio regionale del Piemonte, il vicepresidente Nino Boeti.

«Il Centro Pannunzio è molto vicino al tema della Resistenza» esordisce il professore Quaglieni. Mario Pannunzio, a cui il Centro è dedicato, era infatti un partigiano e anche lui, come molti altri, fu arrestato dalle forze fasciste rischiando di finire nelle Fosse Ardeatine. «La storiografia italiana però – continua Quaglieni – spesso dimentica il ruolo fondamentale che anche le donne hanno svolto nella Resistenza; ammirevole quindi è stata Bruna Bertolo che con il suo bel libro, frutto di approfondite ricerche, offre il giusto riconoscimento alle principali figure femminili protagoniste in modo diverso nella lotta per la libertà».

Avvalendosi di una coinvolgente presentazione in power point, associata a canzoni – memoria di quei momenti, la scrittrice Bertolo trasporta il folto pubblico presente in un carosello di volti e storie di donne che hanno trovato il coraggio di battersi contro l’occupazione nazi-fascista.  Alcune come Elsa Oliva – la donna ritratta in copertina – hanno combattuto in prima linea, impugnando le armi e affrontando con coraggio il nemico. Altre, come l’infermiera strumentista Maria Peron, si sono prodigate ad intervenire chirurgicamente sui partigiani feriti, pur non essendo medici. Molte ancora fungevano da staffette e percorrevano kilometri in bici per portare importanti messaggi degli alleati, inventandosi “la scusa buona” quando venivano fermate dai soldati fascisti. Così si rivive la storia partigiana di Anna Maria Polo che diede vita al distaccamento femminile “Anita Garibaldi” e di Renata Novarese premiata con l’attestato d’onore per il lavoro svolto nella zona di Volvera.  

Il libro dedica poi uno spazio speciale alle donne deportate nei campi di concentramento. Tra queste, Cesarina Carletti, meglio conosciuta come nonna Mao e Lidia Rolfi Beccaria, una delle principali testimoni di Ravensbrück – il tristemente celebre lager femminile, a 80 km da Berlino – e grande amica di Primo Levi. “Donne della Resistenza in Piemonte” è un’opera che tutti dovrebbero conoscere per ricordare quelle eroine che non hanno avuto un palco, ma hanno lasciato un segno indelebile per la conquista della libertà e della democrazia italiana. Una storia che non si può dimenticare perché “un futuro di giustizia ha bisogno di memoria”, come recita la lapide di Maria Gordiet, partigiana italiana uccisa dai tedeschi

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Fotogallery di Carlo Cretella

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