UNA “CADREGA” PER SOGNARE

“Si può fare…” di Matteo Gamerro presentato al Circolo dei lettori

Federico Rudian, 28.02.2017

TORINO – 160 chilometri, 10 persone, 7 giorni, 1 sedia e, soprattutto, tantissimi incontri straordinari. Queste le cifre del pellegrinaggio a Santiago di Compostela raccontato nel nuovo libro autobiografico di Matteo Gamerro, malato di Sclerosi Multipla costretto su una sedia a rotelle dal 2008, intitolato Si può fare… In “cadrega” a Santiago di Compostela (Ed. Hever, 2016, €15) e presentato giovedì 28 febbraio al Circolo dei lettori.

Un incontro molto toccante per la descrizione delle esperienze e delle difficoltà incontrate nel pellegrinaggio, ma alleggerito dalla simpatia e dall’ironia di Gamerro, che ha raccontato aneddoti dal suo punto di vista particolare. Un punto di vista che ha ispirato anche il suo blog personale, www.altezzaculo.it, dove condivide pensieri giornalieri.

Il pomeriggio si è aperto con un doveroso ringraziamento al Club Alpino Italiano di Ivrea che ha fornito Joelette, la sedia di un’azienda francese attrezzata per lo sterrato che ha consentito all’autore di intraprendere il pellegrinaggio, poi ribattezzata “cadrega”. Una soluzione che richiedeva almeno due persone, una per tirarla ed una per mantenerla in equilibrio e far sì che non si ribaltasse.

Da qui è cominciato il racconto del viaggio e della gratitudine verso le persone che lo hanno accompagnato, a partire dai genitori.Un percorso partito non per motivi religiosi, ha confessato, ma «perché volevo far colpo su una ragazza» ed organizzato dall’Italia dal padre a inizio estate per evitare il caldo. «Un pregio della Spagna – ha spiegato lo scrittore – è che fa sempre fresco» ed era un clima piacevole per accompagnare i quasi 20 chilometri giornalieri. Ma la logistica non è stata sempre senza intoppi, in quanto a volte gli hotel non erano attrezzati a sufficienza per ospitarlo, e si sono dovuti avvalere dell’aiuto del signor Franco che ogni giorno andava alla tappa di sosta della notte a controllare che tutto fosse a posto ed eventualmente a cercare un’altra sistemazione.

Ma questa settimana per lui così piena di amore e di incontri ha palesato i forti contrasti della natura umana con l’attentato al villaggio turistico in Tunisia, suscitando sgomento nell’autore: «Com’è possibile che esistano persone piene d’amore come quelle sul cammino e persone piene d’odio che sparano ad altre persone?».

Un interrogativo che ha spostato la discussione sul suo rapporto con la religione, anche in luce del fatto che il 4 gennaio 2017 ha consegnato il suo libro a Papa Francesco, e Gamerro ha spiegato che «io non ho bisogno di Dio, tutti i rapporti basati sul bisogno terminano una volta terminato il bisogno, io ho un rapporto con Dio perché mi fa stare bene».

E con l’attesa del suo prossimo viaggio, dal confine italiano a Salisburgo, programmato per la prossima estate, ha salutato la sala gremita con la premura di «non farvi andare via con le lacrime per la mia condizione, ma con il sorriso e la gioia, come le persone che incontravo durante il cammino».

———————————————–

{photogallery}images/stories/Fotogallery2017/Cadrega/{/photogallery}