QUANDO LA SPERANZA È PIÙ FORTE DEL DOLORE

In onda la seconda puntata del documentario “I ragazzi del Bambino Gesù”, storia di chi combatte ogni giorno la più grande delle battaglie

Giulia Poggio, 26.02.2017

TORINO – Secondo dei dieci appuntamenti dedicati a “I ragazzi del Bambino Gesù” in onda domenica 26 Febbraio in seconda serata su Rai Tre: dopo l’esordio di grande successo, torna la docu-serie ideata da Simona Ercolani e realizzata da Stand By Me, che racconta le drammatiche battaglie di dieci ragazzi e delle loro famiglie, che ogni giorno lottano instancabilmente per la vita, facendo i conti con una grave malattia.

Una quotidianità condivisa anche con la professionalità e la determinazione dello staff medico e la dedizione di associazioni, volontari e case di accoglienza, accompagnata da sacrifici, speranza, affetto e voglia di guarire, che raccontano un viaggio durato un anno. Dieci esperienze diverse, dieci malattie, dieci famiglie in un percorso autentico di dolore e continue cure, ma anche crescita degli affetti e nuovi rapporti, con un solo e unico messaggio: nel percorso verso la guarigione non bisogna mai darsi per vinti.

La prima puntata del documentario ci ha fatto scoprire un luogo inverosimile. L’ospedale, non come simbolo di dolore e malattia, ma come luogo di comunità che accoglie, cura e offre ai pazienti e ai loro cari nuove esperienze che fanno crescere e riflettere. Un luogo che oltre a curare la malattia, è vita, speranza, rinascita.

Quando entra una persona malata in ospedale non entra solo un malato, ma unapersona” – esordisce Simona Ercolani, regista, autrice televisiva e produttrice del programma – “un individuo è molto complesso, è fatto di tanti elementi, la malattia è solo una parte di tutto questo, la persona non è la malattia”. Obiettivo del progetto è infatti attribuire al dolore un valore trasformativo e vincere la paura della malattia, che spesso ci spaventa e ci sconvolge profondamente, soprattutto quando colpisce i più giovani.

Focus della seconda puntata sono le dolorose conseguenze, talvolta difficili da accettare, delle terapie cui sono sottoposti i ragazzi già protagonisti del primo episodio: Roberto, il diciassettenne triestino, inizialmente restio all’idea del trapianto, fondamentale per sperare in una buona probabilità di sopravvivenza, decide finalmente di sottoporsi all’intervento. Nonostante la procedura sia perfettamente riuscita, portando alla sostituzione di un sistema immunitario malato con uno sano, il ragazzo accusa continui dolori e malesseri, davanti all’impotenza dei genitori. Ti spacca il cuore vedere un figlio che sta male”, rivela la mamma di Roberto in lacrime, ma è fondamentale continuare a lottare e non perdersi d’animo.

La nuotatrice romana Klizia invece, è alle prese con l’avventura di Nave Italia, dove stringe amicizia con Ginevra e Letizia, altre due ragazze malate come lei e con altri ragazzi del Bambino Gesù. Per la prima volta dopo la diagnosi della malattia due anni prima, va a fare il bagno in mare, ma una volta in acqua si rende conto che la mancanza di fiato dovuta all’inattività si fa sentire.Facevo tre ore e mezzo ogni giorno, adesso sono stata a mollo neanche mezz’ora” – dichiara alle telecamere – ma capisce subito che quel bagno è in realtà il punto d’inizio di una nuova vita.

Difficoltà anche per Simone, il più piccolo dei 10 pazienti dell’ospedale pediatrico, costretto a sospendere i cicli di chemioterapia a causa del rischio di infezione. Nonostante la sua tenera età affronta le terapie con coraggio e muove i primi passi verso il ritorno ad una vita normale, anche se la guarigione vera e propria è ancora lontana.

Si prosegue con la toccante storia di Annachiara, 14 anni, affetta da mielodisplasia, che come Roberto, subisce un trapianto di midollo. Dopo un periodo di convalescenza, esce dal Bambino Gesù per un periodo di 100 giorni, tempo necessario per capire se il trapianto è andato a buon fine. Sfortunatamente il suo fisico sembra opporre molta resistenza, costringendola a trascorrere le sue giornate tra day hospital e casa di accoglienza.

Sono storie queste, che raccontano la malattia in maniera autentica e che possono insegnare moltissimo a chi le ascolterà. Esperienze drammatiche fatte di sofferenze e paure, ma anche di grande speranza e straordinaria normalità anche nelle situazioni più difficili.

Per questo motivo, nell’ospedale pediatrico più grande d’Europa, tutti sono protagonisti: pazienti, infermieri, medici, volontari, famigliari, per dimostrare che la buona sanità esiste. Ognuna delle storie riprese nelle corsie dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma è stata realizzata senza incidere in alcun modo sulla struttura narrativa. I ragazzi non sono stati scelti a priori, ma hanno scelto di partecipare al progetto e sono stati proprio loro a guidare lo staff indicando il percorso da seguire durante le fasi di realizzazione del documentario.

Il nostro obiettivo è offrire narrazioni contrassegnate dalla logica della buona notizia – spiega Mariella Enoc, Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù– “ciò non significa ignorare la realtà della sofferenza, ma raccontarla sapendo suscitare cuori capaci di commuoversi, volti capaci di non abbattersi e mani pronte a costruire”.

L’appuntamento con i piccoli “guerrieri” del Bambino Gesù, torna domenica 5 Marzo alle 22.50 su Rai Tre, con il terzo episodio della serie.