UNA SERATA ALL’INSEGNA DELLA FAMIGLIA CRISTIANA

Con la sapiente guida di don Maurizio Tocco nell’Arte sacra e il commento del padre ortodosso Dumitru Babula alla Lettera di San Paolo agli Efesini

Dario Pasero, 4.02.2017

IVREA – Tre associazioni  – “Medici cattolici”, “Popolo della Famiglia Piemonte” e “La Slòira” –  si sono “alleate” per organizzare una serata (la prima di una serie) incentrata sul tema ed il ruolo della famiglia cristianamente intesa.

Così, la sera di giovedì 2 febbraio scorso, nell’ampio salone (completamente e piacevolmente stipato di persone) della parrocchia del Sacro Cuore ad Ivrea, si sono incontrati il parroco, don Maurizio Tocco che, oltre che pastore d’anime, è anche storico dell’arte e valente pittore in prima persona, e padre Dumitru Babula, parroco della comunità ortodossa romena di Ivrea.

Don Maurizio ha intrattenuto “il colto e l’inclita” sul tema della famiglia nell’arte. Partendo da un’icona russa, moderna (ne è infatti autore il suo maestro di pittura) ma eseguita secondo stilemi antichi, egli ha sostenuto come l’idea che abbiamo noi gente comune (poco, se non nulla esperti di arte sacra) della iconografia della “Sacra Famiglia” è spesso erronea, se non addirittura eretica. Il tema dell’icona era quello della presentazione di Gesù bambino al tempio (quanto mai adatto per la serata della “Candelora”), ed in esso Gesù appare non tanto come “bambino” quanto come “piccolo adulto”, presagio e anticipazione della redenzione.

Si è poi passati ad ammirare (in immagine: certo l’originale sarebbe stato ben altro, ma tant’è… gli Uffizi sono abbastanza gelosi dei loro tesori) il michelangiolescoTondo Doni”, in cui la Sacra Famiglia, rappresentata secondo stilemi “classici” dell’arte sacra, riproduce figure e temi tipici della genialità artistica del maestro di Caprese: Maria, vestita tradizionalmente d’azzurro (colore della carne redenta) che richiama, con elementi quasi (absit iniuria verbis…) mascolini, le figure delle sibille presenti nella volta della cappella Sistina.

Si è concluso il breve viaggio nell’arte sacra (ma dai rumours post-incontro sembra che l’argomento verrà ripreso ed ampliato in altra occasione: nel caso vi faremo sapere) con uno degli innumerevoli (ma sempre e tutti godibili) quadri rappresentanti gli “sposi” del grande pittore bielorusso-ebreo Marc Chagall. Di quest’opera (gli sposi nel cielo di Parigi) don Maurizio ha sottolineato il valore mistico-simbolico che traspare da molti (a volte anche minimi) particolari. E proprio sul tema della simbologia e della pedagogia mistagogica, nel raffronto tra arte antica (specie medievale) e arte moderna e contemporanea, si è poi avuto, in appendice all’incontro, un breve ma profondo ed arguto scambio di opinioni tra don Maurizio ed un giovane sacerdote presente in sala. «L’arte non è più (e non deve essere più) “biblia pauperum” », afferma don Maurizio; tuttavia quanta ignoranza in meno di cose sacre nel nostro mondo ci sarebbe se l’arte ritornasse, almeno in parte, ad esserlo …

È stata poi la volta di padre Dumitru a prendere la parola per sostenere, partendo dalla citazione delle famose parole di San Paolo agli Efesini, la bellezza e la grazia del matrimonio cristiano, ora più che mai “rosicchiato” nella sua natura da convivenze ma anche da imitazioni (molto maldestre oltre che, talora, sfioranti il ridicolo) che nulla hanno a che vedere col concetto di matrimonio tra uomo e donna (matrimonio tout court, e non solo quello cristiano). Concluso il discorso, lucido nella

sua sinteticità, padre Dumitru ha riservato una sorpresa agli intervenuti: ha chiamato al tavolo dei relatori il proprio figlio ventinovenne, Nicanor Christian, a dare la sua testimonianza di giovane d’oggi che, in controtendenza rispetto a moltissimi suoi coetanei, proprio perché innamorato di Cristo, è anche innamorato del matrimonio. Una testimonianza severa, a tratti dura, impietosa, ottimistica nonostante la situazione del nostro Paese (e del nostro mondo), che ha concluso la serata suscitando vivaci reazioni nel dibattito: chi ha apprezzato e chi si è sentito punto sul vivo dall’analisi del giovane Babula, ma almeno le sue parole non hanno lasciato intorpiditi (nonostante l’ora fosse già decisamente notturna: le 22 e 30) gli intervenuti, che hanno dato la loro approvazione a questa prima attività eporediese sul tema della famiglia. Ciò fa bene sperare per l’incontro prossimo venturo, che si terrà nella stessa sede il venerdì 24 di febbraio, nell’unica giornata di intervallo e di pausa tra le manifestazioni carnascialesche, a Ivrea in genere precedenti e subissanti ogni altro evento.