RONDINE CITTADELLA DELLA PACE

Al Vodafone Theatre di Milano l’impresa come strumento per costruire la pace: progetti concreti di economia sociale basati sul superamento dei conflitti

Giulia Poggio, 31.03.2017

MILANO – Promuovere la pace attraverso l’impresa è possibile. Ne sono convinti gli imprenditori e i giovani innovatori sociali che il 30 Marzo si sono incontrati al Vodafone Village di Milano, in occasione dell’iniziativa dal titolo “Fare la pace è un’impresa”, promossa da “Rondine Cittadella della Pace”, Onlus candidata al Premio Nobel per la Pace 2015.

L’Associazione, che prende il nome dall’omonimo borgo toscano in cui sorge, a circa 10 chilometri da Arezzo, nasce a fine anni ’90 come luogo di accoglienza di giovani studenti universitari provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto da paesi nei quali si sono verificati o sono in corso dei conflitti, quali Medio Oriente, Balcani e Africa Centrale. Ciò che Rondine offre è un’esperienza intensa basata sulla cultura della pace e della condivisione, che mira a formare una futura classe dirigente, ambasciatrice di pace, in grado di influenzare positivamente le scelte politiche, sociali, economiche e religiose operate nelle proprie terre d’origine. Nel piccolo borgo aretino infatti, musulmani, ebrei, cristiani, palestinesi e israeliani, impegnati da sempre in sanguinose guerre, accettano l’ardua sfida della convivenza forzata con i loro nemici giurati, per intraprendere un percorso di riconciliazione, studio e formazione. Completato il ciclo di studi, dopo aver condiviso la stessa casa, la stessa scuola, le stesse abitudini, gli studenti fanno rientro in patria, per testimoniare la possibilità di una società basata sul dialogo e sulla convivenza pacifica, nonché la totale inutilità di guerre e violenze, che anziché risolvere problemi ne creano di nuovi.

In un periodo storico in cui si innalzano muri e si costruiscono barriere, Rondine è un’oasi di pace, in cui ciò che sembra impossibile e innaturale è invece la normalità. È un luogo di incontro e riflessione tra giovani di culture e nazionalità diverse: Rondine insegna che non esistono popoli o culture superiori ad altre, ma che le diversità, modellate naturalmente dalla storia di ciascuno, devono essere preservate e valorizzate, sostituendo all’odio e alla violenza la consapevolezza e la conoscenza dell’altro.

«Curiosità e voglia di conoscere l’altro sono le parole chiave che alimentano il motore della Cittadella», afferma Brunello Cucinelli, presidente e A.D. dell’omonima S.p.A. estasiato da una recente visita a Rondine, e invitando i tanti presenti a visitare l’Associazione il re del cashmere aggiunge: «A Rondine non esiste la parola tolleranza, ma la conoscenza dell’altrotroppo a lungo abbiamo trasmesso ai giovani il dovere di avere paura e di voltare le spalle alla povertà. Oggi invece abbiamo bisogno di coraggio, apertura e rispetto nei confronti dell’altro».

Franco Vaccari, presidente e fondatore di “Rondine Cittadella della Pace”, spiega: «L’inganno del nemico è ciò che blocca l’incontro e il fare impresa. Oggigiorno sono decine di milioni i giovani imprigionati nel pregiudizio del nemico e chi di loro riesce a uscire da questa logica e a fare impresa sociale, ricostruisce pian piano il tessuto della società».

A differenza di quanto si pensa comunemente infatti, fare la pace non è un’utopia, ma un’impresa possibile e progetti concreti basati sull’economia sociale condivisa, possono riconciliare i conflitti, risanare ferite sociali ed economiche, generando sviluppo e ricchezza attraverso l’integrazione e l’impegno collettivo.

Ce lo dimostrano con grande coraggio alcuni ex studenti dell’Associazione Rondine che, forti dell’intensa esperienza di convivenza e condivisione maturata nei due anni in Toscana, si sono fatti creatori di una nuova cultura imprenditoriale, basata su idee e progetti innovativi realizzati nei loro paesi d’origine, spesso dilaniati da guerre e povertà. Grazie all’integrazione e alla collaborazione, sono infatti riusciti a generare valore e benessere a livello locale e internazionale dando vita ad una nuova visione del futuro e a una nuova realtà da esportare, di cui si spera che l’esperienza di Rondine sia solo il calcio d’inizio.

Tra questi c’è Ahmed Osman, 30 anni, sudanese, cresciuto in Libia e recatosi per la prima volta a Khartoum, capitale del suo paese di origine, all’età di 13 anni. È in quel momento che prende coscienza della situazione di disagio in cui sono costretti a vivere gli abitanti sudanesi, senza acqua o elettricità. Da tale esperienza, ha preso vita il suo progetto “Daylight”, un programma ideato per portare energie rinnovabili in Sudan e permettere grazie al micro credito, l’accesso ai servizi finanziari anche alle persone che vivono in condizioni di povertà e degrado.

Oppure il business creato nel 2015 da Natali Nato” Kenkadze, 28 anni, georgiana. Generator 9.8”, allo stesso tempo impresa alternativa e collaborativa, è il primo coworking sociale mai realizzato a Tbilisi, aggiudicandosi il titolo di miglior impresa sociale della Georgia, nonché uno dei migliori bar dell’Europa dell’Est. Durante il giorno gli spazi sono condivisi da associazioni, aziende no profit, startup e liberi professionisti, mentre la sera la struttura diventa un club sociale aperta ai giovani che vogliono esprimere le proprie idee attraverso varie tipologie di eventi, quali concerti, mostre, proiezioni, discussioni e seminari.

Non meno originale il progetto “Social Fashion” lanciato dalla giovane studentessa russa Nadia Shaulova, desiderosa di fare la stilista fin da bambina e che ha finalmente realizzato il suo sogno, unendo attraverso la moda, culture, popoli e tradizioni diverse. Le sue collezioni, che comprendono sia abbigliamento che accessori, sono infatti frutto di una lunga e scrupolosa ricerca, in cui materiali vengono recuperati dai paesi in conflitto, unendo in un unico prodotto il patrimonio di culture rivali. «Credo che unendo in un abito unico elementi delle culture e delle storie di diversi popoli e nazioni si posa praticare la pace, indossare la pace; – ha affermato Nadia Shaulova sul palco del Vodafone Theatre – il tessuto è di per sé un intreccio di fili, il simbolo di unione di popoli e culturein un mondo unico e armonioso, come una tela».

Tre idee diverse, ma ugualmente significative, che dimostrano concretamente come sia possibile sviluppare  nuove idee imprenditoriali basate sulla fiducia e sulla pace. Più che mai significative sono allora le parole del presidente “Rondine Cittadella della Pace” Franco Vaccari : «Il nemico è un’idea che ti viene inculcata, ti insegnano per anni che oltre il muro c’è uno cattivo che ti vuole distruggere. Poi vieni a Rondine e lo incontri, ci vivi insieme, cominci a vederlo come una persona ed è allora che comincia a nascere il perdono. Il nemico non esiste più, era tutta una menzogna. Queste rondini tornano nei loro Paesi, hanno smesso di odiare e seminano pace».