A CENT’ANNI DALLA GRANDE GUERRA

L’intervento del Ministro della Difesa Roberta Pinotti al Convegno di Torino

Tiziana Bettinelli, 11.05.2015                      FOTOGALLERY

Il ministro Roberta PinottiTORINO –  Memoria, partecipazione e solidarietà. Sono questi i concetti salienti  trattati con fermezza dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti al Convegno dal titolo “Italiani alla guerra. A cent’anni dalle radiose giornate di maggio”, organizzato dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin.

Non esiste un Paese, una civiltà che possa andare avanti se non ricorda le proprie radici”, spiega il Ministro. E in questo spirito si collocano gli eventi organizzati dalla Commissione del Centenario della Grande Guerra, così da poter trasmettere la storia nelle sue molteplici valenze e far ragionare i ragazzi di oggi sulle vicende terribili ed eroiche di uomini e donne di quell’epoca, poiché “Bisogna capire che cos’era l’Italia di ieri per guardare all’Italia di domani”.

Roberta Pinotti mette poi in evidenza la posizione complicata dei cattolici, che si trovavano a dover coniugare la partecipazione alla guerra, generatrice di morte, distruzione e violenza, con la cultura dell’amore e della fratellanza predicata dal Vangelo. Come allora, il ragionamento sull’uso della forza non è un tema semplice neanche per i cattolici di oggi. La Pinotti racconta così la sua esperienza di donna cattolica che si deve confrontare con i temi della Difesa, come chiedere fondi per l’acquisto di aerei da guerra estremamente costosi e di per sé letali.  Ma, a sostegno di questa sua presa di posizione – necessaria per il ruolo da lei assunto nel governo – riporta e condivide l’affermazione di Michelle Bachelet, già ministro della Difesa e ora presidente del Cile: “La difesa è uno dei fondamenti dello Stato”.

Infatti, l’articolo 11 della nostra Costituzione recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Purtroppo però, bisogna prendere coscienza del fatto che “viviamo in un mondo che non è buono e che al giorno d’oggi ci sono una molteplicità di conflitti di natura diversa e sempre più subdoli”. Quindi, come sottolineato anche dalla seconda parte dell’articolo 11, l’uso della forza è consentito e necessario ad esempio per separare i contendenti (come in Libano), per stabilizzare un territorio (come in Afganistan) o per pacificarlo (come nei Balcani). Il tema della Difesa è quindi fondamentale ed è bene ambire a una sua centralizzazione a livello europeo, posizione di cui l’Italia è tra i più forti sostenitori. Tuttavia “l’esercito europeo è oggi solo un ideale per cui mancano ancora gli strumenti che consentano di fare a meno delle difese nazionali per averne solo una europea”. 

A tale proposito il Ministro sottolinea che “Il nostro Paese si impegna a fondo per la sicurezza, non solo propria, ma internazionale. L’Italia è sempre stata molto responsabile e si è prodigata a lungo anche in territori distanti, come in Afganistan. Ma in questo momento è soprattutto davanti a noi che dobbiamo agire”. Pinotti si riferisce in particolare ai problemi e ai rischi e costi in vite umane che si stanno manifestando nel Mediterraneo, con la situazione particolare della Libia e le migrazioni incessanti dall’Africa. “È una situazione complessa per cui dobbiamo immaginare risposte a breve termine. L’Europa della civiltà non può lasciare che centinaia di persone muoiano davanti a noi.  Il soccorso in mare è doveroso, ma non è la soluzione”. È in casi come questo, dove i rischi per l’Italia sono più evidenti, che il nostro Paese non deve essere lasciato solo. Conclude quindi asserendo che “l’Italia è ben disposta a prendersi delle responsabilità e ad assumere un ruolo da protagonista. In cambio, però, pretende la solidarietà degli altri Paesi.”

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