ALESSANDRA FERRARO  CONQUISTA IL SALONE DEL LIBRO

L’autrice di «Non guardate la vita dal balcone … » con  entusiasmo e sicurezza  incanta i presenti in un crescendo di emozioni, quasi un colloquio a tu per tu con Papa Francesco

MAURA MAFFEI, 10.05.2014                          FOTOGALLERY

La copertina del libro

TORINO – Succede al Salone del Libro. Mentre le luci forti incendiano l’aria e la miscela soffusa di suoni, brusii e microfoni ti scoppia nelle orecchie, succede d’avvertire una musica che ti invita gentile verso uno schermo. Là, nello spazio dell’Associazione Sant’Anselmo, quasi all’ombra del Cupolone di libri che costituisce lo stand della Santa Sede, Paese ospite quest’anno alla manifestazione torinese, ebbene, proprio là, su quello schermo, scorrono le immagini di Papa Francesco e sintetizzano in pochi attimi un anno di pontificato. Si commuove il cuore quando compare quella del Santo Padre sorridente che, come il Buon Pastore, porta sul collo un agnello. Ed è la stessa immagine che, poco sotto lo schermo, irradia la copertina del libro che si sta presentando.

Succede, allora, che il passo si blocchi, anche se lo stand è gremito, anche se tanti altri visitatori si sono fermati ad ascoltare. Si resta in piedi con curiosità, che subito si trasforma in vivo interesse. Si scopre così che il libro ha un titolo splendido, «Non guardate la vita dal balcone … », giustamente virgolettato perché tratto dalle parole di Papa Francesco. Si scopre che questo non è il solito volume patinato sul Papa, simile agli altri che hanno affollato le vetrine delle librerie in questi ultimi mesi. No, questo è davvero diverso, perché ne è autrice la giornalista RAI Alessandra Ferraro, Vice Caporedattore TGR della sede di Aosta, che racconta un collage di emozioni provate, indimenticabili, più che una serie di episodi. Lo scorso anno, infatti, fu lei a seguire per la nota trasmissione di RAI 1 “Porta a Porta” gli accadimenti di quel mese eccezionale che intercorse tra la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco. Alessandra era tra la gente che indugiava in piazza San Pietro, immersa nelle sensazioni e nelle aspettative di tutti, a vegliare lei pure con fede e speranza nell’attesa del nuovo Pontefice.

Il pubblico aumenta d’attimo in attimo: è come se il susseguirsi degli eventi al Salone del Libro si fosse annullato e si convergesse tutti qui, quasi attratti da una calamita. Qualcuno sussurra: «C’è anche Ernesto Olivero del Sermig!»

La moderatrice, Federica Bello, giornalista del settimanale diocesano “La Voce del Popolo”, introduce i relatori.  Don Valerio Bocci, Direttore Generale di Elledici, Casa Editrice del libro appena pubblicato, ne spiega il sottotitolo, “Francesco, testimone di speranza”, mettendolo in relazione con la semplicità del pastore che custodisce le pecore e che le cerca, quando si smarriscono. Ed è una testimonianza fatta di piccole cose, di vocaboli intimi come “permesso, grazie, scusa”, che invitano anche coloro che sono lontani. Di speranza parla poi Ernesto Olivero, accennando alla nascita dell’Arsenale della Pace e alla straordinaria avventura che, da allora, fa sì che ogni persona sia accolta e che persino chi vive abbandonato sia guardato come una vela, perché è il vento a portarla dove vuole. La sua voce pacata ha tanti aneddoti da rievocare, che avvincono i presenti. L’affidamento assoluto al Signore ed a Maria ha rivoluzionato ciò che sembrava impossibile, perché ha costretto lui e i suoi collaboratori a scendere giù tra gli ultimi, lasciandosi alle spalle le sicurezze del passato, per vivere un sogno di Dio. Racconta delle prime pecore smarrite che bussarono al Sermig, per venir fuori dal buco nero in cui erano precipitate: furono alcuni tra gli aderenti alle Brigate Rosse, che avevano insanguinato gli Anni di Piombo. E, mettendo in risalto come nel libro di Alessandra Ferraro venga evidenziata la devozione di Papa Francesco alla Vergine, narra la gioia di scrivere preghiere, per lui quasi naturale come respirare, declamando quella intitolata a Maria Madre dei giovani, che fu ispirata dall’icona russa della Madonna delle tre mani e che ben tre Pontefici hanno firmato, prima Giovanni Paolo II, poi Benedetto XVI e infine Francesco. Si sofferma sull’esperienza miracolosa di essere stato ricevuto a colloquio da ben quattro Papi. La prima volta fu con Paolo VI: aveva qualcosa d’importante da dirgli e fu la mano divina a condurlo inaspettatamente sin nelle sue stanze. Poi ci furono i 77 incontri con san Giovanni Paolo II, l’assiduità con Benedetto e l’amicizia sorta spontanea anche con Francesco. Quasi un segno della benevolenza che la Madonna dimostra quotidianamente al Sermig …

Su queste impressioni forti e preziose prende la parola Alessandra Ferraro ed è una sorpresa. Il suo sorriso aperto, il suo sguardo di limpido azzurro convincono di subitanea empatia chi ascolta. Alessandra ha la delicatezza di coinvolgerti in un dialogo quasi a tu per tu e l’entusiasmo di parlarti con spigliata sicurezza di un argomento in cui crede davvero. Dice di aver scritto questo libro lasciandosi trasportare dall’onda delle emozioni provate. A cominciare da quell’11 febbraio 2013, quando la rinuncia di Benedetto XVI fu uno shock per il mondo intero. Lei si trasferì in Vaticano – in quei giorni i giornalisti accreditati presso la Santa Sede superavano i 5000, – e sperimentò sulla propria pelle la difficoltà d’interpretare per il pubblico televisivo qualcosa che non era mai accaduto prima. Intuì nel gesto del Papa Emerito, riassunto nell’immagine di quell’elicottero bianco che lascia il Vaticano per Castel Gandolfo, un’incredibile scelta di umiltà e che da essa sarebbe sbocciata una rivoluzione. Sì, la rivoluzione del “prete callejero”, ossia camminatore, venuto dalla fine del mondo! Allora, non appena lo pronunciò il cardinal Tauran, il nome di Jorge Mario Bergoglio non fu compreso dalla maggior parte dei fedeli radunati in piazza San Pietro, appesi a un filo di fumo, nero o bianco che fosse. Solo gli argentini, naturalmente, fecero subito festa. Per gli altri era ancora ignota la novità di Papa Francesco. La novità nella normalità, sostiene Alessandra Ferraro, che ben si coglie in episodi significativi, come a Copacabana, quando ci sono 3 milioni di giovani ad attenderlo sulla spiaggia per la Giornata Mondiale della Gioventù 2013 e Francesco accetta senza remore di bere il “mate” che gli offre uno sconosciuto; oppure nella scelta di festeggiare il compleanno con i miseri che dormono all’aperto presso il colonnato del Bernini e che l’elemosiniere è andato a invitare; oppure ancora nella decisione di andare in pullman con altri prelati ad Ariccia per gli esercizi spirituali e di farlo proprio nel primo anniversario di pontificato.

Il ritratto di Francesco che emerge dal libro è schizzato con fine sensibilità che, come rileva don Valerio Bocci, è peculiare di una donna, fra tanti altri saggi scritti solitamente da uomini. Un ritratto di normalità che incoraggia a non essere passivi, a prendere in mano la vita senza rimanere a osservarne lo scorrere banalmente dal balcone. Significativi in questo senso sono anche i cinque contributi che arricchiscono il volume, firmati da Bruno Vespa, da don Pascual Chávez Villanueva, (già Rettore maggiore dei Salesiani), da Enzo Romeo (vaticanista del TG2), da monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e da monsignor Dario Viganò direttore del Centro Televisivo Vaticano.

Due grandi santi, infine, proteggono questo scritto: san Giovanni Bosco e san Francesco. Il riferimento a don Bosco riguarda il progetto educativo dei giovani, che non può essere completo senza la gioia e che trova piena consonanza in Papa Bergoglio. Da san Francesco, invece, è stata desunta la radiosa esortazione del frontespizio, che Alessandra Ferraro ci dona come chiosa a  questo primo anno di pontificato, quale gemma di luce e di speranza.

Non appoggiarti all’uomo: deve morire.

Non appoggiarti all’albero: deve seccare.

Non appoggiarti al muro: deve crollare.

Appoggiati a Dio, a Lui soltanto. Lui rimane sempre!

(San Francesco d’Assisi)

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TORINO –  SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO 2014

Fotogallery di © Enzo A. Borin – 10 maggio 2014

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