UN INTERESSANTE VIAGGIO DIDATTICO E CULTURALE

Scorci di Montalto Dora  tra  fine   Ottocento e  Novecento  ae   aneddoti del canavesano  Luciano Banchelli

GIUGNO 2003

GIANNI FERRARO

MONTALTO DORA (To) – Tradizioni e un mondo d’altri tempi riaffiorano dalle pagine dei libri di Luciano Banchelli, custode e narratore di avvenimenti e personaggi che oggettivamente e soggettivamente hanno determinato la storia del loro e del nostro paese.

Il risveglio dei ricordi e Ritorno al passato hanno resi immortali i vecchi mestieri del “carradur” (costruttore di carri agricoli), “turniur”(tornitore), “cartuneer” (barrocciaio), “sabucat”(zoccolaio), nonché quei pittoreschi personaggi che approdavano a Montalto stagionalmente.

Così conosciamo gli “spaciafurnel” (gli spazzacamini) che dalla Valchiusella e da Locana scendevano a valle coi pochi arnesi del mestiere richiamando l’attenzione della gente e vociando a squarciagola “spaciafurnel”. A Natale immancabili erano le “pive” per rendere più suggestiva la Natività al suono di zampogne e zufoli, mentre i fanciulli addobbavano il piccolo presepe sulla finestra della stalla adagiando le statuine nel muschio raccolto nei boschi e costruendo la piccola capanna con corteccia d’abete.

La girandola dei personaggi continua nel ricordo dei loro soprannomi: la Cecca e Gin at Ciam, Minichin e Toni, Giuvan d’la Gera, Giuvanin dal toor, nonché Cerin e Tumera, musicisti dilettanti, che sostavano nelle osterie strimpellando la loro chitarra e il mandolino, accompagnati dalle semplici canzoni di Giuvanin dal Pel.

Così, tra ricami di aneddoti nostalgici riviviamo la solennità del Corpus Domini quando dai balconi si stendevano le lenzuola più belle del corredo e le coperte dalle lunghe frange di seta; poi tutti a messa e in processione lungo le vie del paese agghindato a festa, insieme ai priori e alle bambine della prima comunione vestite di bianco con ali da angioletti fissate alle braccia.

Ancora adesso che abbiamo lasciato alle spalle quel mondo passato, nel fermarsi a guardare l’imponente Castello di Montalto che ha sempre dominato dall’alto del Monte Crovero, è del tutto naturale interrogarsi sulla vita dei nostri avi, sulle persone e sui fatti che ci hanno preceduto: dalle grandi economie alla miseria nera sofferta con rassegnazione fino ai semplici momenti di allegria in occasione delle grandi feste religiose, allo scopo di conoscere e ricordare per capire meglio la nostra realtà.

Pagine piene di curiosità, aneddoti a volte lieti e a volte mesti, personaggi paesani oppure di passaggio: una carrellata avvincente di tanti ricordi, fatti accaduti e storie suggestive di magia e mistero, che vengono fissati in modo semplice e veritiero dalla penna di Luciano, sapientemente illuminata da sua moglie Piera, che da “dietro le quinte” gli raccontava spaccati di vita.

È così che, all’ombra dei loro ottant’anni, nuove e interessanti opere prendono forma: Cento lire, un racconto sull’emigrazione canavesana di fine Ottocento, Dall’artigianato alla rivoluzione industriale dove si fa menzione degli artigiani passati alle dipendenze della grande industria, ed il pezzo forte della cospicua attività creativa Bucce di patate: un’autobiografia che tratta del periodo bellico vissuto da Luciano, una storia vera di paura, sofferenza, fame, umiliazioni dell’uomo deportato nei campi di lavoro tedeschi.

Infine, a completamento di questo encomiabile sforzo storico-narrativo, l’autore ha provveduto alla stesura di un libro didattico dal titolo Il soldato, affinché i ragazzi non dimentichino la triste storia del “regio soldato” che perdeva la vita nei Balcani, in Russia, in Africa, nei campi di prigionia, o veniva trucidato selvaggiamente nelle foibe carsiche, di cui pochi conoscono le atrocità.

Il volume è disponibile gratuitamente, per tutte le scuole che cercano una testimonianza vivente di quell’atroce periodo, previo contatto con l’autore al numero: 0125 651275 o tramite e-mail all’indirizzo  banchelliluciano@libero.it.

«E pensare che – afferma Luciano – il merito di tutto questo lavoro sono state proprio le mie telescriventi! Infatti, se quel giorno felice non le avessi trovate mezze sgangherate in un magazzino, portate a casa e rese funzionanti, i ricordi sarebbero rimasti relegati nella mia mente per sempre; invece appena le misi in moto ripercorsi gli anni della gioventù: mi rividi un giovane timido, costretto a lasciare il mio bel Montalto per servire la patria a Zagabria come telescriventista, vivendo successivamente tutte le tribolazioni che la guerra porta sempre con sè. Così decisi di far rivivere la memoria del passato».