ALWAYS WITH YOU

Tre protagoniste in difesa dei diritti delle donne: Bruna Bertolo, Veronicah Lekopole, Elena Massucco

FABIO TERRANOVA – 20.10.2014                             FOTOGALLERY

RIVOLI – Nella monumentale sede del Consiglio Municipale di Rivoli, con la partecipazione del sindaco Franco Dessì, del presidente del consiglio comunale Marco Tilelli e dell’assessore all’istruzione Francesca Zoavo, si è tenuta mercoledì 15 ottobre la serata “Always With You”, dedicata alla difesa dei diritti delle donne.

Hanno preso la parola 3 donne impegnate in diversi campi civili e sociali: la nota scrittrice Bruna Bertolo, che attraverso i suoi libri offre eccellenti esempi di donne valorose; l’africana Veronicah Lekopole, responsabile del Centre for Advocacy and Gender Equity in Kenya – organizzazione internazionale non profit e non governativa – che lotta per la difesa delle minorenni keniote violentate; Elena Massucco, coraggioso giudice penale del Tribunale di Torino.

Apre l’incontro Teresa Picchetto,docente ordinaria alla Facoltà di Scienze politiche di Torino, con la lettura di un bellissimo e commovente testo: “Un giorno feci un sogno”. Scritto da una detenuta polacca, ha vinto il secondo premio lo scorso anno al concorso letterario “Voci dalla Finestra” promosso da Rotary Club torinesi. 

Bruna Bertolo ha offerto una fantastica presentazione riferendosi al contenuto del suo libro “Donne del Risorgimento” – edizione Ananke – uscito nel 2011, vincitore del premio nazionale “Ambiente Special 150° 2011”, assegnato a Teano. Il volume è stato anche il filo conduttore storico della mostra di Roma “Eroine di Stile. La moda italiana veste Risorgimento” in occasione dei 150 anni di unità d’Italia. Così tra musiche e foto accuratamente selezionate, la Bertolo ha proposto numerose testimonianze scritte ed esempi di donne che nella storia del risorgimento hanno dato prova di estremo coraggio. Figure che si sono anche duramente battute – pagando con la propria stessa vita – contro realtà sociali che consideravano le donne solo come una proprietà. 

Veronicah Lekopole torna al presente sottolineando le attuali problematiche del Kenya; paese con un alto tasso di disuguaglianza di reddito e di diritti umani, molte leggi sono applicate solo nelle grandi città. In molte zone rurali sono le stesse comunità – convinte della normalità delle proprie tradizioni- a violare i diritti umani: si celebra il matrimonio già a 12 anni, nonostante sia vietato sotto i 18. Solo il 19 % delle bambine va a scuola perché se continuassero a studiare, rischierebbero di non trovare un buon partito. Molti sono gli uomini che – come da tradizione – ottengono con piccoli doni il diritto ad avere rapporti sessuali con le bambine spose, incuranti di ogni limite di età. È concreta la possibilità di gravidanze precoci potenzialmente dannose per le giovani madri e per le loro creature. I funzionari che potrebbero far rispettare le leggi sono pochi rispetto a regioni così vaste e qualora le violazioni fossero segnalate i tribunali sono prevalentemente in città; spostarsi da contesti rurali verso i centri urbani è una spesa per queste comunità, che optano per (non) risolvere le questioni in ambito locale. La mission del Centre for Advocacy and Gender Equity è portare questi casi di abusi nelle corti ufficiali, con l’ausilio di altre organizzazioni dai maggiori poteri in campo legale. Gestisce anchecentri di ascolto e accoglienza che impediscono i matrimoni precoci. L’organizzazione applica anche un programma educativo volto ad insegnare ai più anziani – che prendono le decisioni nella comunità – ad applicare le leggi governative.

Si passa sul fronte europeo con Elena Massucco dove il reato di tratta delle donne è sempre più diffuso. In molti paesi poveri tante giovani vengono adescate e portate in Europa con la prospettiva di un futuro migliore. Sono invece rinchiuse in appartamenti, incatenate ai termosifoni, drogate, torturate con mozziconi di sigarette, docce gelate o ancora peggio stupri di gruppo. Le stesse famiglie di origine vengono minacciate. Prostituite sulle strade come risorsa a costo zero, procurano ai loro aguzzini introiti altissimi. Quando dovessero rimanere ingravidate vengono costrette ad abortire. Le donne diventano così delle macchine da soldi totalmente disprezzate; una mentalità maschilista che deve assolutamente essere corretta. Fondamentale è la collaborazione con tutte quelle associazioni che tutelano i diritti delle donne.

Il magistrato Elena Massucco si scaglia poi contro i vari difetti del sistema giudiziario italiano, soprattutto la convinzione – molto marcata all’epoca dei suoi primi anni di lavoro e oggi non del tutto scomparsa – che anche l’aspetto fisico abbia molta importanza nel ricoprire determinati ruoli. Ammette da donna che “non deve in alcun modo pregiudicare le proprie personali capacità”. Allo stesso modo precisa che le sentenze relative ad azioni criminali non devono essere inficiate da inutili argomentazioni “come quando si diceva che questo mafioso, si, ha commesso molti omicidi però scrive poesie”.

Conclude dichiarando come l’esperienza più forte di tutta la sua carriera sia dipesa proprio dal suo sesso: una pentita, moglie di un boss mafioso, le fornisce molti dettagli sulle sue attività illegali. “In quel caso secondo me” a detta della Massucco “fu determinante il fatto che io fossi una donna”. 

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Le immagini sono di Mattia Gaido

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