AD AOSTA FELICE CASORATI: “LA STRATEGIA DELLA COMPOSIZIONE”

“Anticipatore della ricerca ossessiva sul corpo inteso come frammento di un ‘esistenza in bilico”

APRILE 2003

AOSTA – Al Centro Saint-Bénin di Aosta, via Festaz 27, si apre il 19 aprile  la mostra Felice Casorati, «La strategia della composizione», che  si inserisce nell’ambito del progetto Valle d’AostArte.

La rassegna, a cura di Giorgina Bertolino, Alberto Fiz e Francesco Poli, comprende 80 opere tra dipinti, disegni e arredi provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private italiane e straniere e consente di analizzare l’intero percorso stilistico di Casorati (Novara, 1883-Torino, 1963), in base ad un approccio critico orientato a mettere in evidenza la strategia compositiva del suo progetto artistico, con particolare attenzione agli insiemi, alle nature morte e alle scene di gruppo.

Vengono, poi, presentati, per la prima volta, i mobili realizzati da Casorati nel 1925 insieme all’architetto Alberto Sartoris per la casa del celebre industriale e collezionista torinese Riccardo Gualino che evidenzia l’immagine inedita di Casorati designer.

Per quanto concerne i dipinti, Francesco Poli sottolinea  come «gli oggetti abbiano, senza dubbio, un ruolo fondamentale nel sistema compositivo dell’artista in stretta correlazione con le figure con cui interagiscono a livello formale, immersi nella rarefatta e immobile atmosfera della rappresentazione pittorica che ha luogo nello spazio più mentale che fisico dello studio».

«L’attualità di Casorati sta nella sua capacità di contemplare il rigore compositivo con una tensione di carattere esistenziale in una lucida tensione tra gli elementi. Rileggendo la sua opera, sembra quasi che Casorati abbia anticipato di molti decenni le ricerche ossessive sul corpo inteso come frammento di un’esistenza in bilico tra realtà e artificio», afferma Alberto Fitz.

La mostra prende le mosse da Le vecchi comari del 1908 proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Verona, un’opera dai chiari risvolti simbolisti, per giungere sino a Donna che si specchia nell’acqua, dipinta da Casorati nel 1963, pochi mesi prima della sua scomparsa. Agli anni Dieci risale un capolavoro come L’Attesa del 1918-19, da cui emerge il significato profondo della metafisica esistenziale propria dell’artista, caratterizzata da un’atmosfera sospesa tra naturale e innaturale: l’interesse descrittivo del dipinto è tutto negli oggetti resi con semplicità assoluta, mentre la donna, pur essendo estranea a quanto la circonda, è il centro vitale del quadro.

«Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno», scriveva Casorati nel lontano 1911. Ma sono molte le testimonianze fondamentali all’interno della poetica casoratiana proposte in questa circostanza. Lo testimonia Maschere del 1921 proveniente dalla Pinacoteca Civica di Alessandria, da cui emerge il desiderio di proiettarsi verso un mondo altro dove la rappresentazione si confonde con l’immagine reale creando un’atmosfera ambigua e straniante; anche Paralleli II, del 1949 che appartiene alla collezione della Regione Autonoma Valle d’Aosta ed era stato presentato nello stesso anno al secondo Premio di pittura e scultura di Saint-Vincent.

Tra le novità dell’esposizione, va segnalato I Gemelli del 1940 esposto alla Biennale di Venezia nel 1964 e da allora mai più presentato in una mostra pubblica. O La Carità di San Martino del 1939, proveniente dalla Kunsthaus di Zurigo che non compare in una mostra italiana dal 1940, quando fu presentata alla Biennale di Venezia. 

Nell’ambito delle nature morte, si distinguono in mostra Scodelle del 1919, Uova sul cassettone del 1920 e Le pere verdi sullo sgabello del 1949 dove compaiono oggetti nitidi ed essenziali che diventano forme pure plasticamente definite.

Tra le opere dell’ultimo periodo, al Centro Saint-Bénin si potrà ammirare una versione de Lo Studio del 1955, divisa in tre parti che può essere considerata come metafora della sua arte, dei suoi valori speculativi e introiettivi. Lo spazio dell’atelier, infatti, diventa uno spazio che coniuga il mestiere con la componente specificatamente mentale.  

Per info: Tel. 0165 27 59 02  e www.regione.vda.it