IL CARNEVALE, LA FESTA DELL’ALLEGRIA, LA FESTA DI TUTTI!

Una festa molto antica per dimenticare.. e vivere i momenti più spensierati e trasgressivi dell’anno fra tradizione e un pizzico di follia

FEBBRAIO 2007

CARLOTTA CERRI GAMBARELLI

Seneca diceva “Semel in anno licet insanire” – una volta l’anno è lecito impazzire. Oggi diciamo “A carnevale ogni scherzo vale”. Ma la sostanza non cambia. Il carnevale, periodo che precede la Quaresima e termina con il Martedì Grasso, (fanno eccezione le zone ove si segue il cosiddetto Rito Ambrosiano, introdotto da S. Ambrogio, dove il carnevale si conclude il sabato che precede la prima domenica di Quaresima: tra queste Milano e alcune zone limitrofe), rappresenta da sempre il luogo del riso, della follia e dello scherzo.

Il carnevale è eccesso e capovolgimento di tutte le regole e di tutti i tabù. Con il suo uso delle maschere e il suo tipico spirito canzonatorio, questa festa esprime da sempre il desiderio di cambiamento, se non il completo ribaltamento di una realtà oggettiva ed indesiderata.
Una maschera di carnevale Il carnevale ha origini tra le più antiche e le più disparate. A livello nozionistico il termine deriva dal latino carnem levare, abolire la carne, (popolarmente tradotto “carne-vale” o “carnasciale”), in quanto si riferisce al banchetto d’addio alla carne che si teneva subito prima della Quaresima, periodo di astinenza e digiuno. Una diversa etimologia, maggiormente accreditata nell’ambito delle tradizioni carnevalesche teutoniche e del nord Europa in genere, fa derivare il termine da Carrus Navalis, simbolica imbarcazione che, con l’avvento della primavera, era usanza per le popolazioni di pescatori agghindare e preparare per un ideale viaggio verso la città degli dei; l’origine di questa tradizione risale addirittura all’antica Grecia.

Oggi, il Carnevale è senz’altro la festa più allegra dell’anno. La più attesa dai bambini, la più trasgressiva per i più grandi. È un momento in cui vige la più assoluta libertà e tutto diviene lecito: ogni gerarchia, ogni regola decade per lasciare spazio alle maschere, al riso, allo scherzo e alla materialità; i rapporti divengono spontanei, liberi e disinibiti, superando i freni imposti dalle convenzioni sociali e le barriere create dalle differenze di età, di classe e di sesso. Lo stesso mascherarsi rappresenta un modo attraverso il quale uscire dal quotidiano, disfarsi del proprio ruolo sociale, negare sé stessi per divenire altro, per fondersi e confondersi nel vortice gioioso della festa.

Sfilare per le vie del paese sotto mentite ma chiarissime spoglie, sbeffeggiando ogni simbolo del terrore e del potere, vestendo i costumi dei nostri eroi, rappresenta la possibilità, una volta all’anno, di lasciare che la parte irrazionale di noi predomini sulla razionalità, sulla costrizione ad una vita fatta di regole, doveri, responsabilità. Cosa di meglio può chiedere l’uomo moderno, che si affida alle arti, al teatro, al cinema, alla televisione per vivere una realtà diversa dalla propria, se non diventare, per un singolo giorno, quella stessa realtà? E a Carnevale, alla festa dei folli, questo è possibile.

A CIASCUNO IL SUO … CARNEVALE !
Oggi, la tradizione del Carnevale ha fatto in modo che ogni regione italiana vanti una propria originalità. Nel mese di febbraio le manifestazioni “carnevalesche” imperversano colorando e risvegliando le vie cittadine con sfilate e balli in piazza, maschere tradizionali e fantastiche, coriandoli e stelle filanti. In alcune città i festeggiamenti sono tanto originali da riscontrare grande risalto a livello internazionale.

Prima fra tutte, Venezia, che da secoli accoglie le follie, soprattutto economiche, di turisti e visitatori da ogni parte del mondo. Poi Viareggio, in Toscana, che ospita una delle più affascinanti sfilate di carri allegorici, su cui troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini della politica, della cultura e dello spettacolo, i cui difetti vengono sottolineati con satira e ironia. Spostandoci a sud, nella Puglia, degno di menzione è il carnevale di Putignano, che, il martedì Grasso, mette in scena il funerale di re Carnevale: il suo feretro sfila per le strade per finire bruciato in un grande rogo nella piazza della città. Ad Oristano, in Sardegna, l’ultimo giorno di Carnevale è dedicato alla Sartiglia, giostra equestre durante la quale cavalieri con il volto coperto da una maschera di legno, infilzano con la lancia stelle sospese in alto, segno di buon auspicio per i raccolti. Nel vicino Piemonte brillano Ivrea con la sua famosa “battaglia delle arance”, una vera e propria guerra a suon di agrumi tra gli arancieri sui carri trainati da splendidi cavalli e i gruppi a piedi dei vari rioni della città, e Santhià con la più grande fagiolata d’Italia.

CORSO GIORNALISMO FACOLTÀ DI LINGUE-FONDAZIONE CARLO DONAT-CATTIN