IL MAO DI TORINO FESTEGGIA IL CAPODANNO CINESE

TORINO – Il fascino delle ombre cinesi non è mai stato così attuale: anche nell’era della tecnologia questa forma antichissima di intrattenimento è riuscita ad affascinare il pubblico torinese. Per il Chunjie, la Festa di Primavera, o più comunemente Capodanno Cinese, il MAO (Museo d’Arte Orientale) di Torino ha infatti presentato con successo dal 3 al 6 febbraio lo spettacolo teatrale d’ombre Il Bambino magico e il Re Dragone, realizzato da Erika Capello e Jean-Luc Penso del Théâtre du Petit Miroir di Parigi, facendo ogni volta il tutto esaurito. 
Un riadattamento del romanzo L’investitura degli Dei, la cui versione originale dura ben sei ore, ideato appositamente per il pubblico italiano. Contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, le ombre cinesi non sono quelle realizzate con l’abile movimento delle mani, ma sagome che, maneggiate da esperti maestri, fluttuano leggiadre ed eleganti, a ritmo di colpi di tamburo e di musiche coinvolgenti, guidando adulti e bambini in un mondo incantato. 
Protagonista è il piccolo Lo Zha, nato da una sfera infuocata e dotato di poteri magici: un Gian Burrasca orientale che finisce sempre col trovarsi nei guai fino ad arrivare a sfidare il potente Re Dragone, sovrano degli oceani. Come in ogni favola che si rispetti giunge il lieto fine, perché dopo aver affrontato una serie di prove difficili e temerarie Lo Zha riuscirà a riscattarsi, mostrando le proprie virtù all’imperatore di Giada.
Un’opera che nasce dall’impegno e dalla passione per il teatro d’animazione di Erika Capello, marionettista torinese ventinovenne, che sempre al MAO, nella prima giornata dello spettacolo, ha tenuto insieme al direttore artistico Jean-Luc Penso del Théâtre du Petit Miroir la conferenza “Ombre e marionette cinesi: ruolo sociale e identità culturale”.
Un’opportunità per conoscere meglio lo straordinario mondo delle ombre, manufatti di finissimo cuoio colorato ricavato da pelle di bue o di asino, e delle marionette o “bu dai xi”, costituite da una testa in legno di canfora e da un sacca di tela per inserire la mano. In particolare quest’ultime sono strettamente legate al teatro d’opera cinese di cui riproducono fedelmente i costumi e i movimenti.
Quello del marionettista è considerato in Cina un mestiere tradizionalmente maschile e che richiede un lungo percorso di apprendimento. “Ho dovuto appostarmi davanti a casa dell’anziano maestro d’ombre Wei Chin Chuen, in un villaggio nel nord della Cina e attendere diversi mesi prima di essere accolta come sue allieva”, ha affermato Erika Capello. Una professione che richiede dedizione, studio, esercitazione e risolutezza non solo nella fase dell’apprendistato, ma sempre. Per questo Erika si divide ogni anno tra Parigi, dove è molto apprezzata e risiede da tempo, e la Cina per quattro mesi all’anno.
Ed è proprio il mondo cinese ad essere il tema dell’intervento della professoressa Stefania Stafutti, direttore dell’Istituto Confucio di Torino. A lei il compito di illustrare meglio l’ormai nota festività del Capodanno cinese con cui si è aperto l’anno del coniglio: “Una celebrazione strettamente legata al risveglio della natura e alla ripresa dell’attività agricola e una festa che porta con sé un augurio di prosperità”, non a caso una delle divinità propiziatorie dell’anno nuovo è proprio quella della ricchezza. 
Numerosi i riti e le tradizioni che caratterizzano la festa: come la necessità di chiudere ogni debito, il ritorno in famiglia e al luogo d’origine, l’immancabile presenza del pesce, simbolo di abbondanza, tra le pietanze cucinate per i festeggiamenti che si protraggono per quindici giorni e si concludono con la festa delle lanterne.

 

Roberta Ingrao
Corso giornalismo on–line Facoltà di Lingue
Fondazione Carlo Donat-Cattin