IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

Il Cammino Dei Missionari

Editoriale di Davide Ghezzo – 2 Febbraio 2014

Nell’incontro tra il Pontefice e i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale, svoltosi sabato 1° febbraio, nelle Aule “Paolo VI e “Nervi”, è stato possibile toccare con mano l’entusiasmo e la nuova linfa vitale iniettata da Papa Francesco nel movimento complessivo della Chiesa cattolica.

Oltre diecimila persone, sacerdoti, seminaristi, diaconi, famiglie, giovani catecumeni, si sono radunate per ascoltare il pontefice in un vero tripudio di gioia e allegria. In un contesto solo teoricamente ufficiale e serioso, anche per la presenza di decine di vescovi e cardinali provenienti da tutto il mondo, Francesco ha subito scardinato il protocollo chiedendo che gli venissero mostrati i bambini presenti: come per incanto centinaia di fanciulli sono apparsi sulle spalle dei rispettivi padri e madri. E la preziosa benedizione del pontefice è scesa sia sui piccoli che sui genitori.

Valore ufficiale ha avuto peraltro l’investitura di oltre quattrocento famiglie, che saranno inviate nelle varie missioni “ad gentes”, in terre lontane e difficili dell’Asia, come Vietnam e Mongolia, pressoché scristianizzate, ma anche in particolari contesti europei e nordamericani, là dove la cultura corrente appare nel complesso estranea e spesso apertamente ostile alla diffusione del messaggio cristiano.

Il Papa ha elogiato il coraggio e la determinazione di tutti i missionari presenti, quale che fosse la posizione nella gerarchia o nella scala sociale interna alla Chiesa. E’ chiaro che ritrovarsi in una terra remota, dove lingua, cultura, usanze, stile di vita quotidiano possono essere totalmente diversi rispetto al posto da cui si proviene, richiede uno sforzo di adattamento non indifferente. Del resto il missionario deve in primo luogo appropriarsi di una conoscenza adeguata della civiltà locale, a partire ovviamente dalla lingua. Umilmente il portatore del messaggio di Cristo ha da inserirsi nella realtà del posto, per quanto misera e malata; egli deve evangelizzare, chiarisce il Papa, come povero tra i poveri, e non come conquistatore. Parole da mettere sotto gli occhi o da scandire alle orecchie di tutti coloro, e non sono affatto pochi come si potrebbe credere, che ancora imputano alla Chiesa atteggiamenti da crociata medievale, la volontà di imporre la fede con una violenza perlomeno psicologica.

Il pontefice incoraggia dunque a proseguire un Cammino che dura del resto già da trent’anni, in uno spirito che contemperi il senso della comunione, della coesione all’interno dei gruppi ecclesiastici locali con quello della massima libertà individuale: a ognuno dev’essere concesso lo spazio per seguire la propria personale vocazione in ambito spirituale. Del resto se il Vangelo di Gesù è ancora sconosciuto in molte terre, lo Spirito di Dio è presente ovunque, anticipa sempre l’uomo, gli apre la strada.

Con l’aiuto dunque dello Spirito Santo ma anche della Vergine, colei che ha ispirato a formare famiglie di stampo cristiano sul modello di quella di Nazareth, il cammino dei missionari, non solo la folla riunita in Vaticano ma tutti coloro che già operano fin nell’angolo più sperduto del pianeta, può costituire seme e terreno per la crescita e la diffusione del Cristianesimo