L’ARMONIA  POLIFONICA  DEL  QUARTETTO “MUSA”

A Villa Tesoriera l’ensemble d’archi, di sole donne, si è esibito con il talentuoso giovane violoncellista Luigi Colasanto

Maria  Auteritano, 16.01.2014

TORINO – Nel frenetico dicembre appena trascorso, le arti riprendono vigore, offrendosi di sospendere la grigia e tumultuosa realtà in onore delle più pure forme di bellezza. L’incanto è stato reso possibile dall’Associazione Artistico Culturale “Ippogrifo”, promotrice dell’ormai ventiduesima edizione del ciclo di eventi “Demiourgos” e del “Dicembre musica”, nonché supporto di “Kosmos”.

Quest’ultima rassegna, Biennale di Musica, Arte, Cultura e Spettacolo, ha l’obiettivo di estendere alla realtà torinese (e in specie ai quartieri di Parella e Barriera di Milano) ogni esempio di stimolo emotivo e culturale, sotto l’abile direzione artistica e organizzativa del Maestro Luigi Di Cesare. E’ lui stesso ad introdurre il quartetto d’archiMusa”, protagonista nella prestigiosa sede della Villa Tesoriera, già residenza sabauda.

Il quartetto vedeva ai violini Michela D’amico e Annarita Crescente, alla viola Maddalena Percivati, completava l’ensemble il giovane violoncellista Luigi Colasanto, reclutato – con un preavviso di soli quindici giorni – in sostituzione di Luisa Franchin, impossibilitata a partecipare. Nonostante tale imprevisto, che ha comportando l’eliminazione dell’ultimo brano in programma, “Pieces for String Quartet op. 81” di Mendelsshon, sin dalle prime note la splendida Sala Concerti della Tesoriera, ha cominciato a fremere, inebriandosi di un Mozart teso, vibrante. In un crescendo di toni, il grande musicista austriaco, di cui è stato eseguito il Quartetto in re minore K. 421, ha ripreso vita, energico e, a tratti, apparentemente celato da una foschia malinconica, quasi dalla nostalgia di epoche dense di una cultura autentica. Proprio come Muse greche, degne rappresentanti del nome scelto per il Quartetto, le strumentiste ci hanno introdotto allo splendore dell’arte mozartiana; l’armonia polifonica,  emblema della musica classica, si riscontra anche tra le stesse componenti del quartetto, abili a congiungere “l’eleganza della musica e la grazia femminile” – come è stato affermato dalle strumentiste, in uno scambio di battute post-concerto.

I quattro tempi del capolavoro di Mozart si sono poi legate, quasi con una celestiale simmetria, ai toni più cupi e nervosi di Beethoven, ascoltato nel Quartetto op. 18 n. 1 in fa maggiore. Qui la tensione di uno spirito in fermento ha stupito con una musicalità dolce e struggente, capace di evocare molteplici stati d’animo.  Quiete, sospetto, delicatezza: infiniti gli scenari che si potevano spalancare dinanzi al cuore e alla sensibilità del pubblico. Lo spettacolo è culminato con archi quasi urlanti, portentosi, come se deridessero i comuni ascoltatori per il loro tentativo di accedere al magico cosmo dell’arte, oppure come decisi ad appellarsi agli scroscianti applausi – che sono inevitabilmente seguiti – affinché il linguaggio universale della musica, evocando il mitico scenario delle Muse danzanti intorno a Pan, non scompaia dall’orizzonte mentale e dall’immaginario della società contemporanea.

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Fotogallery di © Carlo Cretella – Torino  2 dicembre 2013

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