LE DONNE,  I  CAVALIERI,  L’ARME,  GLI AMORI

Torino incontra il Medio Oriente e con un tuffo nel passato si riscopre la figura del mitico guerriero e poeta ‘Antara Ibn Shaddad

SILVIA ALBA, 30.11.2014

TORINOVenerdì 28 novembre alle ore 18:00, il Circolo dei Lettori (via Bogino, 9) ha presentato al pubblico torinese uno dei più grandi personaggi della poesia araba pre-islamica: ‘Antara Ibn Shaddad (Antar figlio di Shaddad). L’evento è stato organizzato dall’associazione Equilibri d’Oriente; hanno presentato l’autore tre giovani ragazzi appassionati e competenti: Ussama Dannawi, Fedua Alattari e Asghar Sayed. È iniziato così un coinvolgente viaggio, durato oltre un’ora, in tempi e luoghi lontani per un’ora, in una dimensione che non ha nulla a che vedere con la nostra realtà quotidiana.

Penisola araba. Metà del sesto secolo d.C., periodo della cosiddetta jahiliyya, ovvero “ignoranza”. La vita nel deserto non è facile per le tribù del territorio: datteri e latte di cammella sono il cibo di tutti i giorni, ma se il tempo lo permette si tenta di coltivare frutta o legumi. Alcune regole non scritte contribuiscono alla convivenza tra le varie comunità, frutto di relazioni di scambio anche se spesso interrotte da reciproche razzie. In una società basata su un patrimonio orale, le arti, soprattutto quella dell’eloquenza, vengono molto apprezzate e praticate. Le persone si affidano al comando di un capo tribù fidato e alla  protezione degli Dei, indossando amuleti e compiendo sacrifici animali. Iniziano però a formarsi le prime città presso oasi o luoghi di culto; i valori e gli interessi stanno cambiando: siamo quasi all’alba dell’Islam, ed è in questo contesto che visse il nostro poeta.

Shaddad, membro della tribù dei Banu ‘Abs, si innamorò di una schiava etiope, Zabyba, dalla quale ebbe ‘Antar, un bambino mulatto e dal labbro leporino. La condizione sociale della madre determinò anche quella del figlio che poi però seppe riscattarsi distinguendosi durante la guerra di Dahis. Solo più avanti scoprirà le origine aristocratiche della madre, venduta come concubina in seguito ad alcune incursioni belliche in Africa. ‘Antar si innamorò della cugina ‘Abla, ma il padre di lei, non accettandolo a causa del suo aspetto e della sua posizione sociale, lo costrinse a superare una serie di ostacoli ed imprese, quasi impossibili, per impedire il matrimonio. Ciò nonostante i due si sposarono, persino prima che lui si affrancasse completamente. Morì poi in battaglia trafitto da una freccia.

Denominato da alcuni come “l’Achille arabo”, oltre ad essere ricordato come un valoroso guerriero, ‘Antar fu anche poeta. Nei suoi versi si intrecciano diversi temi, tra cui l’amore per ‘Abla, l’erotismo, la natura, il deserto e gli animali, in particolare il suo fedele cavallo. Non solo, fu anche l’autore di una delle mu’allaqat, le famigerate “Appese”: sette poesie composte in età pre-islamica talmente celebri e belle che vennero scritte su stoffe e appese come decorazione nella Ka’ba, a Mecca. Tutt’oggi questi componimenti costituiscono la più nota raccolta di poesie arabe e per secoli sono state fonte d’ispirazione per scrittori e poeti.

La lettura dei versi di ‘Antar, sia in lingua originale che in traduzione italiana, hanno infine concluso questo piacevolissimo incontro all’insegna del passato e di una cultura lontana, così affascinante ed esotica, come fu quella della jahiliyya.