MADRE DI MISERICORDIA

L’Anno Santo 2015 e Maria madre di Gesù

don Renzo GAMERRO, 8.12. 2015 – Immacolata Concezione

IVREA – La figura di Maria madre di Gesù è oggi, festa dell’Immacolata 2015, incorniciata in due scenari che l’Anno Santo ci propone: la Chiesa che vuole essere nella storia Madre di misericordia e il grande abbraccio, sempre presente, di un Dio che è misericordia.

Il tema della misericordia è la cifra simbolica del Pontificato di Papa Francesco. Il 13 maggio 2015 a sorpresa, Egli propone un Giubileo: “Sarà un Anno Santo della Misericordia… lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: siate misericordiosi come il Padre”. Lc. 6,36.

Misericordia significa letteralmente miseris-cor-dare, dare il cuore ai miseri o meglio aprire il cuore per i bisognosi di amore e di vita. La sede della misericordia, secondo la letteratura ebraica che usa il termine rehem al plurale rahamin, è l’utero materno e la generatività paterna. Misericordia è il volto del Dio ebraico cristiano che genera solo amore e per amore. Tutti viviamo nel grande abbraccio dell’amore misericordioso di Dio. Isaia (49,15) ce lo ricorda: “Si dimentica forse una mamma del suo bambino? Così da non commuoversi per il figlio del suo utero o delle sue viscere? Anche se costoro ti dimenticassero, io invece di te non mi dimenticherò mai!”.

Quest’anno Santo vuole ravvivare in noi questa esperienza e le tante porte aperte, a San Pietro come in 5000 altre chiese delle 3000 diocesi del mondo, sono il simbolo delle braccia aperte del Dio della vita.

Papa Francesco vuole che la Chiesa di Cristo abbia sempre le porte aperte e sia Madre di misericordia, ospedale da campo che cura le ferite, che si apre alla confessione del peccato delle divisioni tra le Chiese cristiane e al dialogo con le altre religioni. Tutte le porte aperte ad un abbraccio dell’umanità. L’uomo contemporaneo può tornare a cercare Dio ovunque Esso si trovi. Il Giubileo non è solo a Roma, è ovunque.

Papa Francesco chiude la parabola aperta da Papa Bonifacio VIII con il Giubileo del 1300 convocato “all’indomani della fine delle crociate che faceva di Roma e del papato il centro di ogni iniziativa religiosa”, e diviene, il Giubileo, “convocazione spirituale del popolo di Dio in ogni dove” (G. Brunelli). Questa convocazione di una Chiesa Madre di misericordia, riavvia un lungo cammino sempre in corso per la Chiesa nella sua vicenda storica, per diventare sempre più Chiesa-Madre di misericordia.

In questo doppio scenario di una Chiesa sacramento del Dio di misericordia e di un Dio innamorato dell’uomo, oggi, 8 dicembre, è davanti a noi Maria madre di Gesù. L’angelo propone a Maria di accogliere nel suo utero una nuova vita. Ella accetta e diventa generatrice per amore. Apre cuore e corpo al più fragile e povero degli uomini, l’uomo nascente e diventa, come ogni madre, Madre di misericordia.

Nessuno, a mia conoscenza, ha saputo raccontare meglio di Dante questo evento con un linguaggio poetico così alto, nel canto XXXIII del Paradiso.

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

 

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

 

Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,

se’ di speranza fontana vivace».

“Nel ventre tuo si riaccese l’amore…”, fissato fin dall’eternità. Quell’amore tra Dio e l’uomo per cui fiorì, come pianta nutrita dal calore del sole, il fiore umano-Cristo, la mistica rosa dei beati. Di conseguenza Maria è nel cielo “meridiana face di caritate e sulla terra, di speranza fontana vivace”. Maria, madre di Gesù, incorniciata del duplice scenario della misericordia, ferma il nostro sguardo e ci obbliga a contemplare la vicenda centrale della nostra storia. Se ci fermiamo a contemplare in silenzio e ad ascoltare, il canto di Dante entra in noi, nel mondo dei nostri affetti e ravviva in noi l’autostima di noi stessi. L’autostima e la libertà che ha la sua sorgente nella stima e nell’amore di chi ci sta accanto e ancor più nell’abbraccio di un Dio che sempre ci ama, così come siamo. E semmai fossimo dimenticati, Dio, la Chiesa e Maria, di noi non si dimenticano mai.