MARIO BERARDI SPIEGA “IL GIORNALISTA OGGI” AGLI STUDENTI DEL CORSO DI GIORNALISMO DELLA FACOLTA’ DI LINGUE

 

TORINO- “Cosa significa, oggi, fare il giornalista?”. Questo il tema trattato da Mario Berardi, già presidente dell’Ordine piemontese (nonché opinionista del Risveglio Popolare di Ivrea) nell’incontro organizzato da Gianni Ferraro, direttore del Corso di Giornalismo della Facoltà di Lingue e letterature straniere di Torino. Nella sala conferenze della Fondazione Carlo Donat-Cattin Berardi si è dapprima raccontato, ripercorrendo in estrema sintesi la propria carriera professionale, per poi presentare, con estrema chiarezza, quali erano e quali sono oggi le prospettive e gli sbocchi professionali del giornalismo piemontese.
“Che dolore! – ha iniziato dispiaciuto Berardi – Torino ha perso terreno anche in questo settore, sia a causa della chiusura della Gazzetta del Popolo sia per la feroce concorrenza che Milano e Roma le fanno”. E ha continuato: “A un giovane che si avvicini alla professione si prospettano anni di gavetta, diversa dai tempi in cui ho iniziato, quando si misurava sul campo chi era bravo e chi no, e solo i primi riuscivano ad emergere. Oggi non è solo questione di bravura, ma di carenza di domanda. I dati dell’Albo parlano chiaro: ai 1000 iscritti tra i professionisti a Torino, se ne contrappongono 5000 a Milano come a Roma. Sono i centri di potere che creano posti, e non sempre il risultato è all’insegna della qualità. Per fortuna ci sono i piccoli a intervenire: le testate locali offrono una possibilità, ma anche da lì pochi emergono e riescono a fare il salto”.
Berardi ha asserito inoltre che se in Italia si leggesse di più le cose forse andrebbero meglio. Sono circa tre milioni i lettori giornalieri di un quotidiano. Un decimo dell’utenza potenziale… un po’ pochino. E se si tiene conto che alle grandi testate si sono ultimamente aggiunti anche i giornali della free press, la crisi che attanaglia il settore è presto spiegata.
Con il suo fare un po’ british, Mario Berardi ha concluso affermando che fare il giornalista oggi, come ieri, significa portare una testimonianza diretta su quanto ci accade intorno: è una sorta di missione alla quale sarebbe innaturale sottrarsi, è il mantenimento dei contatti umani in un mondo ormai pervaso dall’impersonalità della tecnologia.

 

Michelangelo Abrate
Corso giornalismo on–line Facoltà di Lingue
Fondazione Carlo Donat-Cattin