NOI, SEGNATI NEL NOME DI…

Chi mai, rabbi o profeta nei tempi antichi, osò raccontare Dio come Padre, Figlio e Spirito?

Noi cristiani ben lo sappiamo. Fù il Rabbi Gesù, cresciuto in una famiglia ebraica ed educato nella Sinagoga, che, percorrendo i sentieri della Palestina da Nazareth a Gerusalemme, cosciente di essere egli stesso il “racconto” di Dio, con parole e azioni ha raccontato il Dio di Israele, il Dio mai nominato, come Padre, Figlio e Spirito. E proprio al termine del suo cammino nella storia ordinò ai suoi: “Andate, fate discepoli  tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt. 28, 18-20)

Nell’immaginario di tutte le genti Padre-Madre è colui/colei che amando crea e dà la vita; Figlio colui che, perché amato, è generato e pertanto avviato nel mondo a sua volta come generatore di vita; Spirito è soffio vitale amante che percorre la relazione Padre-Figlio e nel Figlio anima e promuove novità in tutto ciò che esiste, più fortemente là dove cresce la vita.

Seguire il Rabbi Gesù Cristo e pertanto essere e vivere da cristiani, si configura nella storia bi millenaria come un essere e un vivere “segnato” nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, sotto la benedizione del Dio della vita.

Tutti noi cristiani siamo stati battezzati “nel nome di…”, cresimati, stabilizzati nel tessuto sociale come sposati, sacerdoti e religiosi sempre “nel nome di…”. Ogni mattina, appena svegli il segno di croce fatto sul nostro corpo, testa, cuore, spalle, è sempre fatto “nel nome di…”. La giornata di lavoro o di riposo si svolge sotto la benedizione “nel nome di…”. L’ultimo congedo da questo mondo sarà ancora una benedizione “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito”.

Che significa connotare la nostra persona e il tempo vissuto nel nome di…? Significa dichiarare che quella Persona, quelle Persone, stanno dalla nostra parte, ci assicurano, ci proteggono, appunto ci benedicono e ci comunicano il loro “potere” di essere e agire.

Il Padre, Colui che sempre ama, dona e perdona ci aiuta ad amare, donare e perdonare; il Figlio, Colui che garantisce il processo vitale, ci rende vitali e generatori, lo Spirito investe con il suo soffio coscienza e libertà e fa di ognuno di noi un originale creatore di futuro.

Tutto questo essere “segnati” nel nome del Padre, Figlio, Spirito, ci configura come segnati dall’Amore, perché quel Dio è Amore: per questo il nostro cuore batte, il cuore, questa strana bussola dell’esistenza.

Questo “segno nel tempo” incrocia libertà, destino, limite, difficoltà, tormenti. Vivere da cristiani non è una passeggiata, ma un itinerario affascinante e tormentato, fatto di scelte e di opere, di progetti e fallimenti, di successi e insuccessi, sempre sotto la benedizione del Padre, Figlio e Spirito.

Itinerario umano che ci impegna con presa di coscienza, responsabilità, iniziativa, entusiasmo e coraggio. Solo l’ignavia – ben raccontata da Dante nell’Inferno – denega la benedizione. Ma lo Spirito recupera nella storia anche il perduto. (vedi parabola del Figliol Prodigo)

Ancora nel nome del Padre, Figlio e Spirito riusciremo a varcare l’ultima voragine, quella della morte e allora “non ci spegneremo, forse, semplicemente, ci trasformeremo in musica”. (J. Kalman Stefansson, Il cuore dell’uomo, 2011).

Don Renzo

Ivrea, 31 maggio 2015 – Festa della Trinità