PARLA TOMMASO FERRARO

Sportivo non vedente campione del mondo di immersione

Intervista di RUDY JORDÁN – (Pubblicato su EL COMERCIO di LIMA, venerdì 30 gennaio 2015)

Traduzione di SAMANTHA MARCELLI

CALYPSO (PERÚ) – «Ho 33 anni e sono di Ribera, che si trova nel sud dell’Italia. Sono nato con una malattia genetica chiamata amaurosi genetica di Leber. Gli anni per me sono passati come un lento imbrunire dato che persi progressivamente la vista fino a rimanere completamente cieco a 16 anni. Nel 2011 ottenni il record mondiale di immersione per ciechi immergendomi a 65 metri nel mare di Sicilia. Sono venuto in Perù come vicepresidente della ONG Nuestro Horizonte Verde, che cerca di proteggere l’Amazzonia e di trovare “padrini” per farsì che i bambini peruviani con disabilità possano andare a scuola».

L’eccesso di protezione dei genitori  fa più danni che la stessa disabilità

«Non si vede bene se non con gli occhi del cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi». Questa frase estratta dal “Piccolo principe” è la citazione che ripete piùspesso Tommaso Ferraro, un italiano, cieco, che batte record sportivi. Lui e’ venuto in Perù per aiutare a far sì  che bambini con disabilità vadano a scuola.  A differenza di quello che succede in Perù dove solo il 22% dei disabili è arrivato all’educazione delle scuole superiori e solo il 21% e’ inserito nel mondo del lavoro, Tommaso è andato a scuola, ha imparato a farsi valere da solo e ha sviluppato una notevole ribellione a fronte della sua disabilità. «Il mondo cambiò togliendomi molte cose però iniziai a farne altre che prima non facevo» dice. Nel 2010 vinse un incontro di scherma contro il campione mondiale Andrea Baldini e si buttò da un aereo con un paracadute. Tommaso è arrivato per la quarta volta a Calypsopaese che si trova a 40km da Iquitosper fare qualcosa che, come tutte le sue imprese, sembra impossibile da realizzare.

Calypso e’ un arenile, cosa pensi di fare qui ?

«Sabato scorso abbiamo inaugurato qui  due scuole con la ONG Nuestro Horizonte Verde. Abbiamo iniziato il meraviglioso progetto di trasformare la desertica Calypso in un enorme giardino botanico. Ogni bambino sarà padrino di un albero e se ne prenderà cura a casa sua facendosi così partecipe del cambiamento ambientale ed economico del luogo. Loro saranno i veri guardiani della biosfera e presto inizieremo con il CETRI (Circolo europeo della terza rivoluzione industriale) il suo riconoscimento come comunità eco sostenibile».

Perché hai scelto il Perù per fare questa attività ?

«Mi piace la natura e qui c’è la più alta densità di biodiversità del mondo. In più mi incanta stare a contatto con le persone ed essere utile con tutti. E’ così che ho conosciuto Marco Antonio Molino, Presidente della ONG, Nuestro Horizonte Verde. www.facebook.com/marcoantonio.molino  Con lui abbiamo sviluppato progetti sociali ed ambientali nella selva amazzonica. Fino ad ora abbiamo aiutato più di duecento bambini a trovare padrini per il mondo perché possano studiare».

Quali sono le condizioni delle persone con disabilità ad Iquitos ?

«La verità è che vivere nell’estrema povertà è qualcosa di molto forte, e lo è di più per una persona disabile. Qui per vergogna, molti genitori nascondono i loro figli e pensano che non potranno mai crescere. Così molti bambini si spengono, poco a poco, come una candela che si consuma non divenendo mai adulti. Ci sono tutti i tipi di disabilità – non vedenti, ritardi mentali, persone sulla sedia a rotelle -, però c’è pochissima inclusione sociale. I grandi sforzi che fanno varie scuole speciali molte volte non ricevono alcun aiuto dallo stato».

Oltre al tuo record mondiale di immersione, in un incontro di scherma hai battuto il campione mondiale e campione olimpico Andrea Baldini?

«Il record l’ho ottenuto nel 2011 nella città di Aci Trezza nel mare di Sicilia, quando arrivai ad una profondità di 65 metri. Per farlo mi sono allenato diversi mesi facendo immersioni in diversi mari e poter superare i 41 metri che aveva fissato un altro cieco. La scherma è uno sport in cui mi alleno quasi tutti i giorni della mia vita. Nell’incontro di esibizione con Andrea, lui si mise una benda per essere nella mia stessa condizione. Questo trionfo aiutò  ad avviare ufficialmente la scherma per ciechi nel 2014. Il campionato terminerà nel giugno 2015 e per ora sono primo».

Le imprese che hai realizzato sono notevoli, però pericolose, persino per una persona che non ha disabilità. Perché le fai?

«La mia idea e’ dimostrare che noi disabili siamo persone normali che con sforzi ed opportunità, possiamo ottenere anche un record mondiale e competere a qualsiasi livello».

Oltre ai tuoi risultati sportivi quali altre attività fai per conto tuo?

«Cucino, taglio cipolle ed uso facebook (ride). Se nella mia vita quotidiana faccio di tutto è grazie alla mia famiglia, che da piccolo mi ha fatto imparare che devo fare di tutto. Alcuni genitori con figli non vedenti o disabili fanno tutto per loro, senza rendersi conto che gli stanno facendo un danno, un danno terribile per il loro futuro. L’eccesso di protezione dei padri fa più danni che la stessa disabilità».

Nel 2007 ti sei sottoposto, per la prima volta nel mondo, ad un trattamento sperimentale per recuperare la vista. Ti ha aiutato?

«É un esperimento con uno studio genetico realizzato per The Children Hospital of Philadelphia. Lì feci per la prima volta una terapia sperimentale alla retina dell’occhio. Sono migliorato un pò,  ma solo in metà occhio. Nell’altro vedo solo la luce o l’oscurità. Per ora sono stabile  però non si sa se mi faranno un altro intervento, perché è tutto in un campo sperimentale».

Che messaggio daresti a persone con qualche disabilità che si sentono abbattute o emarginate…

«Che in questo mondo tutto ha un handicap e la forza non deve essere fisica. Uno non può lasciarsi abbattere dai problemi. Bisogna cercare una soluzione con degli specialisti e chiedere aiuto ad altre persone che hanno la tua stessa difficoltà. Dobbiamo trovare la forza in noi stessi per andare sempre avanti».

———————————-

{photogallery}images/stories/Fotogallery2015/Peru{/photogallery}